Beppe Grillo e Andrea Aquilino

Beppe Grillo e Andrea Aquilino

C'è spazio per un cattolico nel Movimento di Grillo?

Andrea Aquilino, cattolico ed oppositore del ddl Cirinnà, fu espulso dal M5S nel 2014. Dopo l’apertura di Grillo alla libertà di coscienza, spiega cosa si nasconde dietro certe operazioni politiche

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Andrea Aquilino, 50 anni, ingegnere romano, un lavoro all’Università La Sapienza, sposato e padre, è stato tra i fondatori del Movimento 5 Stelle nel II Municipio di Roma, candidato alle Regionali del Lazio e tra i coordinatori della campagna elettorale del Movimento per Roma Capitale.
È cattolico Aquilino, ma non per questo – afferma – si è mai spacciato per rappresentante dei cattolici del Movimento. Eppure, nella lettera dell’avvocato di Beppe Grillo con cui nel settembre 2014 fu diffidato dall’usare il simbolo del M5S, l’accusa che gli fu rivolta fu proprio quella di aver svolto “attività di propaganda politica e sociale in qualità di sedicente ‘portavoce’ e rappresentante degli attivisti cattolici del Movimento 5 Stelle”. Con l’invio di una missiva legale, ad Aquilino fu tolta l’iscrizione al portale. Nel velame informatico che ricopre il Movimento di Grillo e Casaleggio, ciò equivale a un’espulsione.
Ma resta il dubbio che dietro l’allontanamento vi sia non una questione di formale rispetto delle regole, bensì un’idiosincrasia dovuta alla fede cattolica di Aquilino. Del resto l’uso arbitrario del simbolo del M5S è stato fatto, senza alcun problema, da un gruppo omosessuale che su internet ha creato la pagina “Amici Movimento 5 Stelle diritti civili e Lgbt”.
E in effetti, quella di Aquilino e di altri militanti cattolici, all’interno del M5S, è stata sempre una voce scomoda. Fin da quando, senza nascondere la propria appartenenza politica, Aquilino presenziava le manifestazioni pubbliche contro i ddl Scalfarotto e Cirinnà. Risale a quei tempi un incontro, avvenuto in Vaticano, che organizzò proprio l’ingegnere romano. Fu un tentativo, come spiega lui stesso nell’intervista che segue, di stabilire un dialogo. Un tentativo che si è però scontrato con i “sentimenti anticattolici” che covano nel M5S, anche dopo – assicura Aquilino – la scelta di Grillo di lasciare libertà di coscienza ai propri senatori sul ddl Cirinnà.
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Ing. Aquilino, partiamo da quell’incontro del 2013 tra una delegazione del M5S e mons. Angelo Becciu, Sostituto alla Segreteria di Stato…
L’obiettivo era quello di stabilire un primo dialogo, del tutto  informale, fra il Vaticano e il Movimento al quale noi appartenevamo. Da parte nostra, che l’avevamo organizzato, c’era il desiderio che questi due mondi potessero cominciare a conoscersi sgombrando il campo da reciproche diffidenze e nel rispetto dei reciproci ruoli. Purtroppo, subito dopo l’incontro, che si svolse in una cornice di assoluta semplicità, dovemmo scontrarci con l’aggressività dell’anima estremista del Movimento che cova sentimenti fortemente anticattolici, generalmente tenuti a bada per motivi elettorali. Le reazioni feroci che seguirono a quell’innocente, e ripeto trasparente, incontro, sorpresero soprattutto noi che fino a quel momento avevamo sottovalutato il potere di questa ala radicale nel Movimento. Il deputato Alessandro Di Battista, tra i membri della delegazione, “colpevole” di avere accettato di colloquiare con esponenti della Chiesa cattolica, fu costretto a una sorta di umiliante abiura dei motivi e delle circostanze che erano all’origine del colloquio.
Va ascritta a questa ala estrema del Movimento la responsabilità del suo allontanamento?
La mia opposizione nacque sin dal momento in cui mi resi conto che, a nostra insaputa, erano stati depositati al Senato, come primo provvedimento del M5S, tre disegni di legge dettati dagli avvocati della Rete Lenford (Associazione di avvocati e giuristi specializzati nelle tematiche delle rivendicazioni Lgbt). Per far capire la portata di questi provvedimenti richiamo solo il ddl 393 che all’art.3 prevede la maternità surrogata per la filiazione omogenitoriale in costanza di matrimonio. Era il lontano maggio 2013. I tentativi di denunciare queste ed altre posizioni arbitrarie e di instaurare un dibattito nel Movimento, mi resero inevitabilmente una figura scomoda, soprattutto per quelle persone come i cattolici Di Maio, Di Battista o Morra che, nonostante le mie pubbliche sollecitazioni, hanno sempre preferito appoggiare la linea “laicista” o, nella migliore delle situazioni, non eccepire. Il mio allontanamento, auspicato da diverse forze, fu quindi solo questione di tempo.
C’è un episodio che ha simbolicamente sancito l’appoggio dei parlamentari del M5S al ddl Cirinnà: il bacio omosessuale di gruppo inscenato in Aula. È di sabato tuttavia il cambio di linea di Grillo sul provvedimento, con la concessione di libertà di coscienza ai suoi senatori. Secondo lei cosa sta accadendo nel M5S?
Sull’ennesimo cortocircuito di Grillo si possono fare diverse valutazioni. Gran parte della base del M5S è entrata in fibrillazione sottolineando il cammino equivoco del leader pentastellato. Pur ammettendo, un anno e mezzo dopo, che la rete degli iscritti si era espressa su un sondaggio limitato alle sole unioni civili, si è voluto evitare il ricorso ad una nuova votazione che coinvolgesse l’intero M5S. Grillo, all’indomani del successo del Family Day, ha quindi inteso smarcarsi dalle responsabilità di un voto sulle adozioni, attribuendole direttamente tutte in capo ai singoli senatori. Tutto questo, ben consapevole di poter comunque portare a casa in Senato un voto favorevole sul Cirinnà. Grillo, e soprattutto Casaleggio, conoscono bene i propri senatori e sanno che, pur lasciati liberi di esprimersi, la quasi totalità di loro resterà fedele alle posizioni originarie. Sono, infatti, le stesse persone che, elette con una manciata di voti, depositarono in silenzio il famigerato ddl 393 e che, sollecitati dal sito Gay.it, hanno tempestivamente ribadito via twitter la propria posizione con l’hashtag  #IoVotosi. Ma questa operazione di Grillo, a mio avviso, cela un progetto più sofisticato, estraneo al ddl Cirinnà.
A cosa si riferisce?
Grillo ha voluto cogliere questa occasione per produrre una forte spaccatura tra gli iscritti del partito in vista delle prossime amministrative romane. Amministrative che vuole essere sicuro di perdere. Grillo e Casaleggio sanno bene, infatti, che l’unica possibilità che il M5S ha di arrivare alla guida del Paese è quella di potersi giocare una partita nazionale senza passare per tappe intermedie di governo di importanti porzioni d’Italia. Il caso del piccolo Comune di Quarto, elevato dalla stampa alla fama di New York, superato non senza ripercussioni dal partito M5S, ha dimostrato che un’avventura come quella romana, oggi, sarebbe fatale.
Ci sono anche altri episodi che dimostrano l’appiattimento del M5S su posizioni da Partito Radicale rispetto ai temi cosiddetti etici?
Basta “navigare in rete” per poter leggere una miriade di atti e provvedimenti di questo tipo. Cito, ad esempio, quelli a favore di una educazione alla teoria del gender, mascherata da educazione all’affettività, o quelli in direzione del “fine vita”. Non stupisce vedere il nome del deputato cattolico Di Battista già inserito tra quelli di un nutrito numero di onorevoli M5S sottoscrittori di una proposta di legge di iniziativa popolare sulla legalizzazione dell’eutanasia.
Come valuta il fatto che i senatori pentastellati, di solito così attenti al rispetto dei regolamenti parlamentari, abbiano votato contro le pregiudiziali di costituzionalità al ddl Cirinnà, giunto in Aula senza esser stato prima esaminato in Commissione Giustizia?
Sulle pregiudiziali poste all’iter in Commissione del provvedimento posso dire che la materia é divisiva e controversa per sua natura. E sarebbe forse pretestuoso attaccarsi alle procedure parlamentari. Quello che si rileva è un Movimento che, al minimo segnale di forzatura dei regolamenti, ci aveva abituato a reazioni a volte addirittura scomposte e che in questo caso, invece, si è schierato contro le pregiudiziali senza alcuna obiezione o incertezza. Oramai i regolamenti nel M5S sono utilizzati in modo strumentale.
Si è parlato spesso di poteri forti dietro il M5S, nonché dell’appoggio di alcune logge massoniche. Tesi, quest’ultima, confermata da un ex gran maestro come Giuliano Di Bernardo. La linea “laicista” potrebbe essere spiegata anche così?
Pur non risultando chiari i motivi che hanno spinto Grillo e Casaleggio a imporre questa linea “laicista” al proprio partito, sin dal suo esordio in Parlamento, ritengo che chi tira fuori queste dietrologie faccia alla fine solo il loro gioco. Ai due è sempre risultato estremamente comodo mischiare le carte e parlare ai propri militanti di complotti e attacchi da parte di forze oscure.
Lei ha detto che la gran parte dei senatori pentastellati voterà a favore del ddl Cirinnà. Tuttavia tre parlamentari – Cancelleri, Ciprini e Grande – hanno espresso perplessità. Sicuro che non dobbiamo aspettarci sorprese dal buio dell’urna?
Il rischio che corrono i senatori nel clima di terrore che Casaleggio e Grillo hanno instaurato è troppo grande. Quasi tutti voteranno, in coscienza, secondo istruzioni. Successivamente, temo che assisteremo ad un cinico M5S che, dopo quanto descritto, ritornerà nuovamente a fingersi paladino di una ideale democrazia partecipata promuovendo un referendum popolare sul delicatissimo tema delle adozioni e della maternità surrogata.
Ing. Aquilino, alla luce di quanto ci ha raccontato, ritiene ci sia spazio per i cattolici nel M5S?
La risposta a questa domanda la può trovare nel quadro che le ho dipinto attenendomi solo ai fatti più clamorosi. Fatti, inoltre, noti e comprovati.

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Federico Cenci

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