Volontariato come cultura dell’accoglienza

Antenne sul disagio è uno dei progetti promossi da Anteas

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Cantiere dell’innovazione con il progetto sperimentale “Antenne sociali”, realizzazione del “bilancio sociale”, partecipazione al “Festival delle Generazioni”ed avvio di “AnteasLab”, il laboratorio per la ricerca, la formazione e l’innovazione al servizio dell’Azione Volontaria.
Questi sono i quattro progetti più importanti del 2016, presentati durante la due giorni fiorentina che ha visto i vertici nazionali e locali di Anteas riunirsi presso il centro studi della Cisl il 4 e 5 febbraio.
Anteas (www.anteasnazionale.it) Associazione Nazionate tulle le età attive per la solidarietà è un’associazione di Volontariato e di Promozione sociale articolata su tutto il territorio nazionale con oltre 600 tra associazioni e coordinamenti e 74.896 soci aderenti.
“Antenne sociali” nasce dalla consapevolezza che nei nostri contesti molte condizioni di vita espongono un numero crescente di persone infragilite dalla crisi ad andare ‘fuori radar’ e finire quindi in situazioni di disagio e di isolamento. Il “bilancio sociale” è lo strumento con il quale Anteas vuole rendere conto del valore sociale che genera.
La partecipazione al“Festival delle Generazioni”, promosso da FNP Cisl, pensato e progettato per condividere le esperienze di due generazioni, giovani e anziani, fa dell’Anteas una realtà che si propone di valorizzare i giovani, dentro la specificità di associazione di volontariato, trasferendo esperienze, sensibilità e strumenti per attivare percorsi positivi di accoglienza delle solitudini, diffuse nel nostro tessuto sociale. Infine, “AnteasLab” la scuola di formazione per dirigenti regionali finalizzata ad aumentare le competenze nell’ambito del servizio di volontariato e dell’azione sociale svolta nei territori.
L’offerta è organizzata su quattro moduli di tre giorni ciascuno,per una platea di circa trentaresponsabili regionali e toccherà argomenti quali amministrazione, gestione, progettazione, comunicazione e innovazione.
Tirar fuori le situazioni di disagio. “Per crescere dobbiamo migliorarci e per farlo dobbiamo riuscire a captare quei disagi che difficilmente emergono ad una prima rapida visione. Occorre invece andare in profondità nelle singole realtà locali, tirar fuori ciò che è nascosto sotto il tappeto e non appare subito evidente sia per difficoltà delle persone ad esprimersi sia per forme di dignità che portano quasi a non uscire, rimanendo dentro il proprio disagio” ha detto Sofia Rosso, presidente di Anteas nazionale durante l’incontro.
“Concretamente questo intento si realizza con i volontari che fanno delle loro attività un’antenna sociale”. E’ proprio“grazieall’ascolto che si captano situazioni di difficoltà”. Questo tipo di lavoro sarà fatto, per esempio, nei centri anziani, oppure durante l’accompagnamento con i mezzi di trasporto ein tutti i luoghi d’incontro possibili.
Produrre anticorpi contro le solitudini. Il volontariato ha un importante compito che è quello di “lavorare per comporre e ritessere relazioni, facendo riscoprire il significato delle scelte e delle azioni, dell’uso dei ‘saperi’ e delle risorse” ha detto il prof. Ivo Lizzola, docente di pedagogia della marginalità e dei diritti umani all’università di Bergamo.
“Si ricompone senso del vivere insieme, soltanto componendo relazioni che permettono nelle vite quotidiane delle persone, delle famiglie e delle reti di prossimità più fragili, di ritrovare il gusto del vivere, la possibilità di un progetto, l’opportunità di trovare nella propria scelta di vita il senso della consegna, il lascito alle generazioni a venire”.
Tutto questo significa “tessere prossimità tra persone normali, lavoratori, anziani, famiglie normalmente affaticate, eppure capaci di gesti di generosità,d’impiego di tempo, di affetti, ritessendo una vita quotidiana nella quale piano piano si creano gli anticorpi rispetto alle solitudini subite”.
Oggi, si corre il rischio che si apra la strada a un “sottile avvelenamento della speranza, quando si vede che la vita quotidiana affaticata non è presa dentro trame di attenzione, di fiducia, di cura”. Al contrario, occorre costruire un “volontariato che ristabilisca la dimensione della cura tra le persone, che s’incontrano, si affrontano, si aiutano.
Non sottovalutiamo quest’aspetto della quotidianità. Esso ha un inteso valore politico perché è lì dentro che si riscopre il gusto della responsabilità reciproca, il senso della dedizione. Se intendiamo così innovazione, ossia, come possibilità di raccontare storie di vita nuova, allora siamo sulla strada giusta”.
Aprire percorsi di cittadinanza. In questo momento il volontariato deve “costruire relazioni positive, aspetto opposto a quello della grande condizione prevalente caratterizzata da relazioni di scambio” ha fatto notare Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione CON IL SUD.
“Oggi è importante recuperare il senso e il valore politico della cittadinanza, la partecipazione, il protagonismo dei soggetti esclusi”. Altra questione da tener presente nell’azione volontaria è che,prima dello sviluppo c’è la crescita del capitale sociale, non viceversa, come adesso accade.Infine, citando Papa Francesco ha ricordato che non bisogna occupare spazi, ma aprire percorsi.
Dentro la quotidianità. “Penso che l’impegno volontario debba lavorare su due livelli” ha spiegato Francesco Marsico,responsabile area nazionale Caritas italiana.
“Il primo, legato a quello più tradizionale, presente da molti anni sui nostri territori,compiendo in questo caso, lo sforzo di avvicinarsi anche alle condizioni più estreme. Il secondo è quello al quale ci invita il nostro tempo e riguarda forme di volontariato che realizzano il loro impegno dentro la quotidianità.
Penso a tutta la dimensione delle povertà ‘normali’, alle famiglie colpite dalla crisi che vivono condizioni di disagio fino a qualche anno fa non prevedibili; persone che innanzitutto hanno bisogno di relazioni”.
Qui c’è un ampio spazio su cui agire.“In tal senso stanno iniziando delle sperimentazioni di volontariatoche potremmo definire ‘familiare’. Un volontariato che mette a disposizione luoghi, le proprie case, il proprio tempo, le proprie competenze per fare accompagnamento sociale, compagnia, non interruzione dei legami, inclusione. Forme meno visibili e strutturate, ma che sono la prospettiva per il futuro, forse meno eclatante, ma più efficace, più inclusiva, più territoriale”.
Non c’è l’io senza il noi. “Il volontariato e in genere il Terzo Settore agisce su quella dinamica centrale della vita di ogni persona che non riguarda la materialità delle questioni, ma le relazioni umane” ha detto Pietro Barbieri, portavoce nazionale Forum Terzo Settore.
“La qualità delle relazioni umane è fondamentale in ogni civiltà, in ogni secolo, non è una questione che implica un prima e un dopo”. Questioni materiali e relazioni umane vanno insieme. E’ stato sostenuto come l’emancipazione dalla condizione di povertà abbia significato l’illusione di poter cavarsela da soli. Visione del tutto in crisi in questa fase storica.
“Quell’illusione è stata la perdita dell’innocenza” ha aggiunto Barbieri. Ciò ha portato sostanzialmente “all’abbandono di un terreno di vissuto comune, spostando tutto verso l’individualismo, verso l’io non verso il noi”.
Adesso è chiaro a tutti che le due cose devono stare insieme; c’è un io e c’è un noi. “Sul quel noi,il volontario lavora moltissimo. E’ un aspetto che è sempre esistito e continuerà ad esistere.
A prescindere dalla forma giuridica è un’attività fondata sulla gratuità, sulla libertà, sull’idea che non ci debba essere un guadagno, ma che ci possa e debba essere uno spazio, un tempo e un luogo nel quale le persone s’incontrano perché condividono percorsi e processi comuni che non hanno a che vedere esclusivamente con la materialità della condizione umana”.
Un sindacato vicino alle marginalità. “L’idea d’istituire AnteasLab segna un passaggio epocale nella storia dell’associazione perché nel momento in cui deve servire ad indirizzare il gruppo dirigente sia sul piano delle competenze sia su quello delle responsabilità serve anche per implementare il livello di sensibilità sociale e valoriale che c’è” ha sottolineato Maurizio Bernava, segretario nazionale Cisl.
“L’Anteas deve essere soggetto di una fase nuova in un’epoca che significa rilancio e riorganizzazione per diventare interfaccia che eroga servizi alle famiglie, alle persone soggette a fragilità, marginalità, povertà e solitudine. L’Anteas deve diventare quest’idea poggiando sul sistema Cisl del territorio”. Questo apre una nuova prospettiva.
“C’è un sindacato che è sviluppato sul territorio per l’azione contrattuale, c’è un sindacato radicato sul territorio che attraverso le proprie strutture e i suoi volontari eroga servizi e risposte alle marginalità, fragilità, solitudini e povertà”.
 

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ZENIT Staff

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