Lettura
In questo racconto di grande maestria, l’evangelista Marco unisce le informazioni sulla morte di Giovanni Battista con una descrizione avvincente del carattere di re Erode che, in un momento di debolezza, promette tutto alla figliastra. Questa, consultatasi con la madre, chiede la testa del profeta su un vassoio.
Meditazione
Re Erode ha un carattere instabile, è facilmente manipolabile, incline ai piaceri sensuali. Non ha forza interiore e capacità decisionale. Dalla narrazione, infatti, si nota come la figliastra, fatta di tutt’altra stoffa rispetto allo zio-patrigno, approfitti, in modo subdolo, delle debolezze del sovrano, circuendolo con le sue grazie, per poi costringerlo in una situazione dalla quale egli non riesce a uscire. Vera artefice di questa situazione è sua madre, con cui Erode convive, ma che, in realtà, è moglie del fratello di Erode. Il Battista, così, perde la vita in modo orribile. Se re Erode, desolato – il Vangelo dice che egli è molto triste –, ci raccontasse cosa ha fatto, come potremmo fraternamente aiutarlo? Cosa dirgli? Innanzitutto, probabilmente dovremmo aiutarlo a confrontarsi con la propria debolezza. Egli non è coraggioso, non ha un carattere forte ed è un indeciso. È una persona fragile, manipolabile e insicura. Di per sé – probabilmente – non sarebbe cattivo, se trovasse i giusti consiglieri e avesse a fianco la moglie giusta. Dovremmo quindi spiegargli che, sebbene non possa cambiare il suo carattere, per non trovarsi in queste situazioni, dovrebbe necessariamente evitare l’occasione: finirla con le feste di dubbio genere, interrompere il rapporto con la moglie e la figlia di suo fratello, e farsi condurre da una morale che gli dia sostegno. Per tutto questo ha bisogno di un aiuto, di qualcuno che lo sostenga, di cui fidarsi. Se ci chiedesse: “chi?”, potremmo parlargli di Gesù e dei suoi. Forse, nel parlare a Erode, ci renderemmo conto che anche noi, sebbene il nostro carattere sia magari più forte di quello del re, siamo inclini a lasciarci andare su alcuni aspetti. Pensiamo: “che c’è di male?”, oppure diciamo: “per una volta…”, o ancora “starò attento”. Ma non è difficile per il peccato farsi strada nella nostra debolezza e condurci a fare ciò che non vorremmo mai aver fatto. L’unica via è quella che abbiamo indicato a Erode: evitare le occasioni di peccato! E affidarci alla guida del Signore.
Preghiera
Sono caduto, Signore, ancora una volta. So che devo evitare le occasioni di peccato. Tu mi chiedi, nelle occasioni di peccato, di rivolgere lo sguardo subito a te, di chiedere la tua vicinanza. Ti prometto, Signore, ancora una volta: fuggirò le occasioni di peccato, che così chiaramente riconosco.
Agire
Quali sono le occasioni di peccato da cui ci dobbiamo guardare? Riflettiamo e teniamo gli occhi aperti – e lo sguardo fisso sul Signore – almeno per oggi!
Meditazione del giorno a cura di Alexandra von Teuffenbach, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it
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Sfuggire le occasioni di peccato
Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mc 6,14-29