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Costituzione della Repubblica Italiana (Wikimedia Commons)

Il ddl Cirinnà potrebbe non essere votato dal M5S?

Ieri è iniziato in Senato il dibattito sulle unioni civili. I pentastellati, bocciando le pregiudiziali di costituzionalità, hanno avallato un grave vizio procedurale. Potrebbero riscattarsi nei prossimi giorni?

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Nel settembre 2013 i deputati del Movimento 5 Stelle sembravano proprio dei buoni guardiani dei regolamenti parlamentari. Allora, in pieno dibattito sulla riforma costituzionale, i “grillini” si indignarono per la scelta dei loro colleghi di altri partiti di derogare l’articolo 138 della Costituzione, che pone regole ferree al procedimento di revisione costituzionale.
Dodici pentastellati decisero così di provare di nuovo l’ebbrezza dei tempi delle occupazioni a scuola: salirono sul tetto del palazzo di Montecitorio e srotolarono uno striscione con la scritta “La Costituzione è di tutti”.
Quel senso civico di cui tanto si ammantano, ieri è sembrato però svanire. Cambia il luogo (il Senato anziché la Camera), ma cambia anche il criterio del M5S, a seconda dei ddl, con cui discernere ciò che è giusto da ciò che non lo è.
Ieri pomeriggio il ddl Cirinnà sulle unioni civili è arrivato in aula del Senato. Come primo atto, sono state bocciate a larga maggioranza – si parla di uno scarto di circa 80 voti – le pregiudiziali di costituzionalità. Il tanto discusso testo arriva così nel dibattito parlamentare grazie a una scorciatoia, ossia senza passare prima in Commissione Giustizia per essere attentamente esaminato dal punto di vista costituzionale.
I voti del pentastellati sono dunque serviti, oltre che a far da stampella al Governo, ad affossare ciò che in diritto viene definito procedimento legislativo, disciplinato dalla Costituzione che tanto si fregiano di difendere. E non per approvare un provvedimento d’urgenza, ma una legge che crea un profondo solco di perplessità nell’opinione pubblica. Le centinaia di migliaia di manifestanti che sabato scorso hanno affollato il Circo Massimo di Roma sono lì a testimoniarlo.
Ed è proprio a nome di quella moltitudine che interviene sul tema Massimo Gandolfini, presidente del Comitato Difendiamo i Nostri Figli. Oltre a stigmatizzare la “grave violazione procedurale” con cui il ddl è giunto in Aula, il neurochirurgo bresciano aggiunge “il rifiuto del Pd riguardo alla proposta del ministro dell’Interno Angelino Alfano di stralciare la stepchild adoption per poter ridiscutere il testo”. Il portavoce delle famiglie che hanno affollato il Circo Massimo chiede allora ai parlamentari di Ncd di “prendere atto di questo atteggiamento di totale chiusura e riflettere seriamente sul loro sostegno all’esecutivo”.
Chissà se i parlamentari centristi accoglieranno l’appello che giunge dal popolo. Ciò che si sa, intanto, è che la discussione monopolizzerà ancora diversi giorni: sono oltre 100 i senatori desiderosi di esprimersi per un conteggio finale che supera le 21 ore. In mezzo a tante parole, dietro le quinte proseguiranno le pressioni e i giochi politici. Ad oggi il Governo possiede un numero di voti sufficiente per far approvare il ddl Cirinnà così com’è. Tolti i 30 dissidenti del Pd, i senatori favorevoli sarebbero almeno 170 (la maggioranza assoluta si ottiene con 161 voti).
Ma il condizionale è d’obbligo. Il buio delle urne rischia di riservare brutte sorprese ai sostenitori delle unioni civili. C’è una voce che gira all’interno del Pd e che è già arrivata alle orecchie di Renzi, impegnato in visita diplomatica in Africa: “Alcuni senatori grillini potrebbero non votare il ddl Cirinnà”.
Forse i grillini voterebbero contro per riservare uno scherzetto al tanto bistrattato Governo. Ma forse anche per altri motivi. Risale al marzo scorso un’intervista rilasciata ad Avvenire dal senatore Sergio Puglia, figura di spicco del M5S, nella quale dichiarava che con il ddl Cirinnà “rischiamo di aprire una voragine nei fondamenti dell’umano”. Puglia invocava allora “una commissione speciale che prenda in mano tutta la questione e decida in modo non ideologico”. Nel segreto dell’urna, il M5S potrebbe allora riscattarsi dopo aver assecondato una violazione procedurale?

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Federico Cenci

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