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Nella sofferenza, con il Signore

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mc 5,1-20

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Lettura
Gesù si reca, così ci racconta il Vangelo di Marco, dall’altra parte del lago di Galilea, nell’odierna zona di frontiera con la Siria. Lì compie un esorcismo, cacciando numerosi spiriti da un uomo che soffre terribilmente. Gli spiriti entrano in una mandria maiali, che si precipitano nel lago. Gli abitanti del luogo, pieni di timore, chiedono a Gesù di andarsene.
Meditazione
“Dopo quello che mi è successo, io non posso più credere!”. Quante volte abbiamo sentito queste parole, o forse le abbiamo dette anche noi! Chi vive un’esperienza negativa, chi perde un familiare, un amico, la salute o anche solo il denaro, chi ha dovuto rinunciare a progetti già avviati, chi perde il lavoro, o cerca aiuto in Dio o, al contrario, lo incolpa del male che gli è capitato. I Geraseni hanno perso duemila maiali, e probabilmente questa perdita economica deve essere stata assai difficile da sopportare. Così mandano via Gesù, che effettivamente ha permesso a quegli spiriti, che da tempo torturavano un uomo, di entrare nei maiali che poi si sono gettati in mare e sono annegati. Ma questo non interessa ai Geraseni. Essi guardano alla loro perdita, smarrendo anche la capacità di vedere il contesto, e chiedono a Gesù di allontanarsi. Ci sono eventi nella nostra storia personale che sono ben peggiori della perdita di “duemila capi di bestiame”. La reazione può essere quella di incolpare il Signore, di allontanarlo dalla nostra vita, per rimanere soli con il nostro dolore. Il Signore rispetta il volere di quegli abitanti sulla parte orientale del lago, e rispetta anche il nostro volere. Il rapporto con Dio è una libera offerta, non è un obbligo. L’uomo liberato dagli spiriti siede ai piedi di Gesù. Vorrebbe stare con lui, ma Gesù lo manda a casa sua, ad annunciare la misericordia che ha ricevuto da lui. Il Signore, quindi, pur andando via, non lascia “soli” neppure quelli che lo hanno allontanato. Lascia loro un testimone della sua misericordia. Se sapranno ascoltare, anzi, se sapremo ascoltare almeno chi ha avuto la grazia di riconoscere la misericordia del Signore, potremo avere speranza. Grazie a quell’uomo, i Geraseni possono riconoscere che il loro dolore per la perdita materiale non è poi gran cosa di fronte alla liberazione operata dal Signore su quell’uomo. E forse, così, anche noi possiamo riconoscere, accettando e portando le nostre croci, che esse possono servire, associate alla Croce del Signore, alla liberazione dal male e alla nostra salvezza in Gesù.
Preghiera
Signore, quando sto male, tendo ad allontanarti. Insegnami a sopportare accanto e non lontano da te, quello che mi succede. Donami la consapevolezza che la sofferenza sopportata per amor tuo partecipa all’opera grande di liberazione dal male, che tu hai compiuto sulla Croce.
Agire
A una piccola “sofferenza” oggi dico un sì convinto e la offro al Signore.
Meditazione del giorno a cura di Alexandra von Teuffenbach, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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