Udienza giubilare

Udienza giubilare / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

Prima udienza giubilare di Francesco: "Siamo tutti Cristofori, portatori di Cristo!"

Il Papa chiede di “prendere sul serio il nostro essere cristiani” e di far dono a tutti della misericordia ricevuta. Una preghiera per Elvira, dipendente della Casa Santa Marta scomparsa dopo una lunga malattia

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“Cristoforo”. Tutti i cristiani hanno questo nome. Un nome nuovo che ricevono il giorno del Battesimo, in aggiunta a quello scelto da mamma e papà. Un nome che indica un “atteggiamento” e una “missione”, essere cioè “portatori di Cristo”, della sua “gioia”, della sua “misericordia”. Misericordia che ci viene data non come “consolazione privata”, ma per divenire “strumenti affinché anche altri possano ricevere lo stesso dono”.
È questo, in sintesi, il cuore della catechesi pronunciata stamane da Papa Francesco durante l’Udienza generale in piazza San Pietro, la prima udienza giubilare che il Pontefice terrà un sabato al mese lungo tutto questo Anno Santo in cui – dice – stiamo entrando “giorno dopo giorno nel vivo”.
“Con la sua grazia – esordisce Francesco – il Signore guida i nostri passi mentre attraversiamo la Porta Santa e ci viene incontro per rimanere sempre con noi, nonostante le nostre mancanze e le nostre contraddizioni. Non stanchiamoci mai di sentire il bisogno del suo perdono, perché quando siamo deboli la sua vicinanza ci rende forti e ci permette di vivere con maggiore gioia la nostra fede”.
La catechesi si snoda quindi su due binari: misericordia e missione, il cui stretto legame era già stato evidenziato da Giovanni Paolo II nella Dives in misericordia, in cui affermava: “La Chiesa vive una vita autentica, quando professa e proclama la misericordia e quando accosta gli uomini alle fonti della misericordia”.
“Come cristiani abbiamo la responsabilità di essere missionari del Vangelo”, sottolinea Bergoglio. “Quando riceviamo una bella notizia, o quando viviamo una bella esperienza, è naturale che sentiamo l’esigenza di parteciparla anche agli altri”, sentiamo di non riuscire a “trattenere la gioia che ci è stata donata” e vogliamo estenderla, comunicarla.
Ecco, la stessa cosa dovrebbe accadere quando incontriamo il Signore, spiega il Papa, “la gioia di questo incontro, della sua misericordia: comunicare la misericordia del Signore…”. Anzi, proprio “la gioia che proviamo nel comunicarlo anche agli altri” è “il segno concreto che abbiamo davvero incontrato Gesù”.
E questo non è “fare proselitismo”, precisa il Santo Padre; piuttosto si tratta di “fare un dono: ‘Ma, io ti do quello che mi dà gioia a me…’”. Come accadde ai primi discepoli: “dopo il primo incontro con Gesù, Andrea andò a dirlo subito a suo fratello Pietro, e la stessa cosa fece Filippo con Natanaele”.
“Incontrare Gesù equivale a incontrarsi con il suo amore”, rimarca il Pontefice. E quale gioia più grande esiste se non quella di un amore che “ci trasforma e ci rende capaci di trasmettere ad altri la forza che ci dona”? Tutti allora, in questo senso, siamo “Cristofori”, “portatori della gioia di Cristo”. “Ogni cristiano è un ‘Cristoforo’, cioè un portatore di Cristo!”, ribadisce il Papa.
Ed incita ad elargire questo dono. Perché “vivere di misericordia ci rende missionari della misericordia, ed essere missionari ci permette di crescere sempre più nella misericordia di Dio”. Dunque – ammonisce Papa Francesco – “prendiamo sul serio il nostro essere cristiani, e impegniamoci a vivere da credenti, perché solo così il Vangelo può toccare il cuore delle persone e aprirlo a ricevere la grazia dell’amore, a ricevere questa grande misericordia di Dio che accoglie tutti”.
Salutando poi i pellegrini riuniti in piazza San Pietro, il Santo Padre ha aggiunto a braccio, in italiano: “Tanti si domandano: dove abita il Papa? Abita qui dietro, a Santa Marta, una casa grande dove vivono circa 40 persone. Ci sono anche ospiti di passaggio: cardinali, vescovi, laici che vengono a Roma per incontri nei dicasteri e cose così. C’è poi un gruppo che portano avanti i lavori della casa, la pulizia, nella cucina, nella sala da pranzo”.
“Questo gruppo di uomini e donne – ha proseguito Bergoglio – fa parte della nostra famiglia, non sono dipendenti, ma sono la nostra famiglia. Per questo il Papa oggi è un po’ triste, perché ieri è mancata una di queste, la signora Elvira, deceduta dopo una lunga malattia. Vi chiedo quindi di compiere un’opera di misericordia e pregare per i defunti e consolare gli afflitti, e anche di recitare tutti insieme un’Ave Maria per la gioia eterna della signora Elvira, perché il Signore consoli suo marito e i suoi figli”.
Il Papa ha poi rivolto un saluto anche ai membri dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro: “La vostra presenza – ha detto – mi offre l’occasione di ribadire quanto sia importante salvaguardare la salute dei lavoratori; e difendere sempre la vita umana, dono di Dio, soprattutto quando è più debole e fragile”.
Il testo completo delle parole del Papa è disponibile qui.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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