È stato un successo, di numero e di partecipazione, il Family Day che si è svolto oggi pomeriggio al Circo Massimo. Anche oltre le aspettative degli stessi organizzatori. Lo conferma a ZENIT e ad altri colleghi della stampa Massimo Gandolfini, presidente del Comitato ‘Difendiamo i Nostri Figli’.
Una domanda tuttavia sorge spontanea: dopo questo grande evento cosa accadrà in Parlamento? “Noi staremo continuamente con gli occhi aperti – promette Gandolfini – per vedere quale sarà il percorso parlamentare che il disegno di legge farà: se ci saranno modifiche, quali decisioni adotterà il Senato e via dicendo”. Per ora non si prevede una terza mobilitazione – né la creazione di un partito politico, come paventato da alcuni -, tuttavia, assicura il medico, “in base alle scelte che ci saranno vedremo come mobilitarci e come agire”.
Di certo non è obiettivo del Comitato portare avanti una frammentazione. “Voglio essere sincero – dice – è sempre facile dare la colpa agli altri, ma questa divisione non l’abbiamo voluta noi. Se qualcuno in maniera più onesta e leale avesse riunito le forze della società civile dicendo: ‘Scriviamo una legge che garantisca dei diritti civili legati alla convivenza tra persone di pari sesso, ma che contemporaneamente non venga a confondersi con la famiglia come definita nell’art. 29 della Costituzione’ probabilmente non ci troveremmo dove ci troviamo oggi”.
“Questo disegno di legge – ricorda Gandolfini – è stato scippato dalla Commissione giustizia. Lo studio e l’analisi degli emendamenti è stata interrotta a metà. Per quale motivazione? Per quale urgenza? Per quale emergenza?”. Ecco allora “che l’unico modo che la gente ha per far sentire la sua voce è stato scendere in piazza”.
E lo ha fatto “con enormi sacrifici personali”. “Queste – afferma il leader di ‘Difendiamo i Nostri Figli’ – sono persone che si sono pagate tutto da sole: dall’autobus, al treno, al biglietto della metro, tanto è grande la loro passione. È gente ‘normale’ che non è finanziata da nessuna lobby ideologica, non è finanziata dalla Apple o dalla Coca Cola. Sia chiaro! Sulla raccolta fondi alcuni ci hanno dato 2 euro, questo vuol dire una partecipazione empatia ed emotiva enorme. La gente ha voglia di sentirsi apprezzata e rappresentata”.
Gente proveniente da diversi ambiti, fasce sociali e confessioni. “Questa piazza è prevalentemente una piazza di rappresentanza cattolica e cristiana. Tuttavia ci sono anche persone non credenti, agnostiche o di diverse religioni che trovano come collante comune la difesa del bambino e la difesa della famiglia. Due temi assolutamente trasversali”.
Rispetto alla manifestazione del 20 giugno scorso, Gandolfini si dice ancora più entusiasta. “Certo – aggiunge – le situazioni e le condizioni politiche cambiano di volta in volta, di mese in mese. Se pensiamo al 2007 (con il primo Family Day in piazza San Giovanni in Laterano contro i Dico ndr), sono trascorsi soltanto 9 anni fa, ma nel frattempo sono passati due secoli. La storia è totalmente cambiata”.
Più lapidario, invece, Mario Adinolfi, ex politico e direttore del quotidiano ‘La Croce’, che con la stampa, a margine della manifestazione, si domanda: “Come mai la politica invece di sostenere le fatiche che le famiglie italiane sono costrette ad affrontare ogni giorno, costruisce le condizioni per costringerci a prendere i ragazzini a 1200 km e portarli qua a manifestare tutti insieme?”. Qui, sottolinea, “spero sia stato evidente che c’era un popolo che manifestava contro la violazione dei diritti dei più piccoli”. “Dobbiamo difendere i bambini”, incita Adinolfi, “questa è la cosa più importante”.
“Questa piazza – soggiunge – è stata caricaturizzata, si è provato pure a dire che fosse illegittima che non dovesse esserci. Questa piazza, invece, ha voluto difendere i diritti civili, ovvero i diritti dei più deboli, quindi dei bambini”.
E quali sono questi diritti civili dei bambini? “Semplice. Il diritto ad avere una madre e un padre. Un diritto civile che è basilare, immediato, che capiscono tutti. E questa piazza è stata la testimonianza della presenza di una verità evidente. Punto”.