Consigliare i dubbiosi: fare spazio alla sorpresa della verità

Il dubbio, l’umiltà e la misericordia del consiglio nel nuovo libro del gesuita Giovanni Cucci, edito da EMI

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«Consigliare i dubbiosi è stata compresa tra le cosiddette opere di vigilanza, di quelle azioni cioè che favoriscono la consapevolezza, educano lo sguardo, invitano a uscire da sé stessi per incontrare il mondo dell’altro».
Questo il significato di questa opera di misericordia secondo Giovanni Cucci, gesuita, teologo e docente di filosofia e psicologia alla Pontificia Università Gregoriana. Ne parla nel suo libro Consigliare i dubbiosi. Fare spazio alla sorpresa della verità, nuovo testo della collana EMI «Fare misericordia», dedicata alle opere di misericordia e predisposta per l’Anno giubilare.
Padre Cucci evidenzia gli aspetti positivi del «dubbio» a partire dalle sacre Scritture, definendolo un «desiderio di vederci chiaro» che si contrappone alla pretensione della certezza assoluta: nient’altro che un sintomo di una continua indecisione e incapacità di vivere appieno la vita.
Sia chi è disposto ad aprirsi al consiglio altrui sia chi è chiamato a consigliare richiedono umiltà, e soprattutto la consapevolezza che è la nostra libertà a permetterci di compiere entrambi questi esercizi.
Come il «dono» dello Spirito aiuta il dubbioso a trovare la risposta, allo stesso modo ci si prepara al consiglio, che «consente di procedere speditamente, di valutare l’effettiva consistenza delle difficoltà e di trovare le forze inattese per compiere quanto sembrava troppo al di fuori della nostra portata».
La capacità di accogliere e prodigare consigli, in un mondo dove l’abbondanza di informazioni genera – secondo padre Cucci – una profonda inquietudine esistenziale, nasce dalla sete di fare chiarezza e di confrontarsi con l’altro senza timori, sforzandosi di andare oltre la superficie delle cose.
Un esercizio – conclude Cucci – che mette a dura prova la nostra pazienza e la nostra volontà, ma che può trasformarsi in una capacità di ascolto e di cambiamento della nostra esistenza.
 

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ZENIT Staff

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