“Ma che siamo in un film di Alberto Sordi? Te lo meriti Alberto Sordi!”. Così il grand auteur Nanni Moretti inveiva contro il cliente qualunquista di un bar in Ecce Bombo. E a meritarsi Alberto Sordi non era solo il cliente ma l’Italia intera, colpevole di non saper affrontare con serietà i problemi morali e politici che la affliggevano, e degna dunque di avere al centro della scena mediatica una “maschera” altrettanto qualunquista e ignava.
Trentotto anni dopo sono cambiati i protagonisti, ma il dibattito è rimasto uguale. Oggi nel mirino degli “autori” e dei critici cinematografici è Checco Zalone, al secolo Luca Medici, e il suo ultimo film Quo Vado?, che ha incassato oltre 50 milioni di euro in dieci giorni, diventando il film italiano più visto di sempre. Il problema risiede proprio in questo dato statistico, perché per una vecchia legge morale tutta italiana se un film incassa tanto, allora non è valido artisticamente. E ancora: al massimo è solo un cinepanettone fatto meglio; non ha una storia; è di destra, anzi no è di sinistra; è ‘renziano’; è stato fortunato; ha occupato tutte le sale cinematografiche. Le critiche, quasi tutte comparse prima della visione del film, hanno investito il comico sotto ogni aspetto. A mettere in crisi la critica intellettuale è la constatazione che un tale successo economico è stato ottenuto da un film non-serio, qualunquista appunto, per di più con un protagonista nato dalla televisione locale pugliese.
Ma proprio il comico pugliese nato dalla televisione, insieme al produttore Pietro Valsecchi, sembra essere uno dei pochi ad aver compreso il segreto che si cela dietro la macchina del cinema, un segreto che la stagione del neorealismo italiano è riuscita fortemente a celare: il cinema non è arte, ma industria.
Checco Zalone lo ha compreso, e lo dimostra la campagna pubblicitaria ideata per Quo Vado? che ha permesso, allo stesso tempo, la segretezza del film e la diffusa curiosità per esso, vedasi lo spot con i cardinali.
Senza dimenticare una delle poche apparizioni televisive del comico barese per promuovere il film, quella da Fabio Fazio: per annullare gli effetti di una certa critica non c’è niente di meglio che farne una parodia, e lui l’ha saputa decisamente fare, prendendo di mira quel salotto che ne è l’emblema.
Meriti industriali e promozionali a parte, è Luca Medici stesso ad attrarre il pubblico con la sua capacità di fotografare l’Italia senza la pretesa di dare lezioni morali, tratteggiando quei cliché e quei tic che ci caratterizzano fin dagli anni 50 e che, ancora oggi, sono tremendamente portatori di verità. Il tutto amalgamato dalla bravura nel far ridere – ma ridere di gusto – reinventando una comicità che sembrava ristagnare nei tristi e mediocri sketch proposti dagli ultimi film natalizi.
In questo, Quo Vado? è forse il film più riuscito della coppia Zalone-Nunziante, il secondo regista e sceneggiatore del film: Checco è un uomo di quarant’anni, cresciuto con due idoli insormontabili: il posto fisso e la cucina della mamma. Ed è riuscito a mantenere entrambe le condizioni essendo assunto a tempo indeterminato presso l’ufficio provinciale Caccia e Pesca e vivendo con i genitori.
Ma in Italia è tempo di riforme, e neanche Checco ne esce illeso: abolite le province, dovrà decidere se rinunciare al posto fisso o essere sbattuto in posti sperduti d’Italia con lavori precari.
L’impiegato è disposto a tutto pur di non rinunciare al quel posto per cui ha “lavorato” e sudato tanto, persino a trasferirsi in Norvegia, al Polo Nord. Conoscendo l’amore tra i ghiacci e confrontandosi con una civiltà così estranea a lui, Checco comprenderà parte del suo provincialismo e proverà a rinunciare a tutto ciò che rappresenta la sua italianità.
Con un finale in cui anche il buonismo cade vittima dell’ironia, Checco Zalone si è reso protagonista di un film in cui abbandona la comune satira politica, affrontando magistralmente quello scontro tra tradizione e modernità che sta al centro dell’italiano medio.
Se quarant’anni fa ci meritavamo Alberto Sordi, oggi Checco Zalone lo desideriamo, perché non fa film d’autore o opere di denuncia, perché sa farci ridere, raccontandoci alcune verità sul nostro paese e su chi siamo, nel solco della migliore commedia all’italiana di cui proprio Alberto Sordi era massimo esponente.
Uscito il film, c’è stata, tuttavia, un’inversione di rotta, ed anche i critici cinematografici più rigorosi ed intransigenti stanno alzando bandiera bianca di fronte a Checco Zalone, chinando la testa e riconoscendo, chi più chi meno, il valore del comico e del suo film.
Perché, in fondo, un altro piccolo segreto, troppo spesso dimenticato, è che il cinema è fatto per il pubblico e non per i critici, e in questo caso il giudizio del pubblico è incontrovertibile.
Non rimarrebbe altro che sentire Michele Apicella, protagonista di Ecce Bombo, per sapere se Luca Medici, in arte Checco Zalone, è riuscito a far cambiare idea proprio a tutti.
Checco Zalone: tra industria e comicità
Il comico pugliese sbanca al botteghino raccogliendo l’eredità della commedia all’italiana