Per continuare a camminare insieme, senza lasciarsi condizionare dalle letture parziali dei media, e vivere nella concretezza quanto il Sinodo sulla famiglia ha portato alla Chiesa, il vescovo di Albano Marcello Semeraro ha dato alle stampe un fascicolo nel quale spiega alla sua comunità, con chiarezza e semplicità di termini, i frutti del confronto che i vescovi di tutto il mondo hanno avuto lo scorso mese di ottobre nella loro XIV assemblea ordinaria.
Il Sinodo sulla famiglia raccontato alla mia Chiesa (Albano Laziale, Mither Thev, 2015), è il titolo del testo del vescovo, padre sinodale e membro della speciale Commissione incaricata di redigere la Relazione finale. Un passaggio “confidenziale”, lo definisce il presule, che porta dalla Relatio finalis ad una “sorta di breve relatio pastoralis”. I 93 punti della relazione, approvata con una maggioranza qualificata dai Padri sinodali e quindi consegnata al Papa, erano già stati illustrati dal vescovo di Albano tra la fine di ottobre e la prima metà di novembre in due incontri, con il presbiterio diocesano e con gli operatori dei diversi uffici pastorali.
Ma – spiega L'Osservatore Romano – l’idea di un “cammino comune” e di un evento non chiuso in se stesso e aperto “a nuovi e più impegnativi percorsi” hanno portato il presule a raccogliere le sue sintesi in una pubblicazione destinata a una più ampia diffusione. In attesa delle decisioni di Papa Francesco, alla luce delle indicazioni dei padri sinodali, mons. Semeraro fa emergere quindi i punti chiave del lavoro e del confronto dei vescovi. Senza glissare sui temi più caldi e controversi — come, ad esempio, quello della pastorale dei divorziati risposati e dell’accesso ai sacramenti — il presule cerca di andare al cuore del documento finale per trovarvi indicazioni per la vita concreta dei fedeli.
Il vescovo di Albano evidenzia come “fra le cose più rilevanti” ci sia il passaggio, perfettamente in linea con le indicazioni del Vaticano II, “dalla morale della legge alla morale della persona”. Un passaggio che si attua attraverso una dinamica che dal discernimento porta all’accompagnamento e all’integrazione. La dottrina riguardo ai vari aspetti della vita familiare, spiega monsignor Semeraro, è ribadita in maniera pienamente tradizionale, ma la sua proposta al popolo di Dio si suggerisce che venga tarata secondo i criteri della vicinanza, della comprensione, dell’accoglienza, della misericordia. Le persone, cioè, non vanno mai lasciate sole, in qualsiasi situazione si trovino.
Lo scopo è che le famiglie vivano sempre più il Vangelo e che il popolo stesso, insieme ai suoi pastori, sia protagonista dell’evangelizzazione del mondo. Sottolineando come il documento finale del sinodo abbia messo sul tavolo, e in certi casi riaperto, questioni rilevanti sia dal punto di vista teologico che pastorale — sulle quali la Chiesa intera aspetti indicazioni specifiche dal Papa — il vescovo Semeraro avvisa però i fedeli della comunità che tutto questo non li esime dal dare il loro personale contributo. Perché “le famiglie cristiane hanno il compito loro stesse di scrivere nelle pagine della vita concreta la bellezza del Vangelo della famiglia”. Riprendendo quanto affermato dallo stesso Francesco, il presule ricorda che, nel rapporto tra Ecclesia docens ed Ecclesia discens, “anche il gregge possiede un proprio 'fiuto' per discernere le nuove strade che il Signore dischiude alla Chiesa”.