“Vengo come pellegrino di pace, e mi presento come apostolo di speranza”, aveva annunciato stamane il Papa dal suo account Twitter, pochi minuti prima di atterrare a Bangui. Parole che ha ribadito durante l’incontro – il primo ufficiale di questa terza tappa del viaggio apostolico in Africa – con il capo di Stato della Transizione, Catherine Samba-Panza, e le autorità dello Stato, la classe dirigente e il corpo diplomatico, nel Palais de Reinassance.
“Mentre la Repubblica Centroafricana – ha detto Bergoglio – s’incammina gradualmente, nonostante le difficoltà, verso la normalizzazione della sua vita socio-politica, io metto piede per la prima volta in questa terra, dopo il mio predecessore san Giovanni Paolo II”.
Elogiando poi gli sforzi compiuti dalle varie Autorità nazionali e internazionali nel guidare il paese in questa fase, Francesco ha espresso il fervido auspicio “che le diverse consultazioni nazionali che si terranno tra poche settimane possano consentire al paese di intraprendere serenamente una nuova fase della sua storia”.
In particolare sono tre le parole chiave assegnate dal Papa per illuminarne l’orizzonte del Centrafrica, che ricalcano “la speranza dei pionieri e il sogno dei padri fondatori”: Unità – Dignità – Lavoro. “Oggi più di ieri, questa trilogia esprime le aspirazioni di ciascun Centrafricano e, di conseguenza, costituisce una bussola sicura per le Autorità, che hanno il compito di condurre i destini del Paese”, ha affermato.
Unità, quale “valore-cardine per l’armonia dei popoli”. “Si tratta di vivere e di costruire a partire dalla meravigliosa diversità del mondo circostante, evitando la tentazione della paura dell’altro, di ciò che non ci è familiare, di ciò che non appartiene al nostro gruppo etnico, alle nostre scelte politiche o alla nostra confessione religiosa”, ha spiegato il Santo Padre. “L’unità richiede, al contrario, di creare e promuovere una sintesi delle ricchezze di cui ognuno è portatore. L’unità nella diversità è una sfida costante, che richiede la creatività, la generosità, l’abnegazione e il rispetto per gli altri”.
Poi, la dignità: “valore morale, sinonimo di onestà, di lealtà, di grazia e di onore”. “Ogni persona ha una dignità”, ha sottolineato Francesco, dicendo di aver “appreso con piacere che la Repubblica Centrafricana è il paese di Zo kwe zo, il paese in cui ogni persona è una persona”. Tutto allora dev’essere fatto “per tutelare la condizione e la dignità della persona umana”.
E “chi ha i mezzi per condurre una vita dignitosa, invece di essere preoccupato per i privilegi, deve cercare di aiutare i più poveri ad accedere anch’essi a condizioni di vita rispettose della dignità umana, in particolare attraverso lo sviluppo del loro potenziale umano, culturale, economico e sociale”, ha rimarcato il Pontefice. Quindi, “l’accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria, la lotta contro la malnutrizione, la lotta per garantire a tutti un’abitazione decente”. Tutte questioni che dovrebbero essere “al primo posto di uno sviluppo attento alla dignità umana”.
Infine, il lavoro. “È attraverso il lavoro che voi potete migliorare la vita delle vostre famiglie”, ha rimarcato Papa Francesco. “Lo sforzo dei genitori esprime il loro amore per i bambini. E anche voi, Centrafricani, potete migliorare questa splendida terra, sfruttando saggiamente le sue abbondanti risorse”. Il Centrafrica si trova infatti in una zona considerata “uno dei due polmoni dell’umanità, a causa della sua eccezionale ricchezza di biodiversità”.
A tal proposito, il Pontefice, riallacciandosi all’Enciclica Laudato Si’, ha richiamato l’attenzione di tutti, “cittadini, responsabili del Paese, partner internazionali e società multinazionali”, sulla loro “grave responsabilità” nello sfruttamento delle risorse ambientali, come pure “elle scelte e nei progetti di sviluppo, che in un modo o nell’altro influenzano l’intero pianeta”. “Il lavoro di costruzione di una società prospera dev’essere un’opera solidale”, ha detto, rammentando un antico proverbio del popolo locale per tramandare questa verità: “Le formiche sono piccole, ma essendo numerose portano il loro raccolto nel loro nido”.
Bergoglio parla poi alle autorità pubblica a cui ricorda l’importanza cruciale del loro comportamento e dell’amministrazione che – dice – “dovrebbero essere le prime ad incarnare con coerenza nella loro vita i valori dell’unità, della dignità e del lavoro, per essere modelli per i loro connazionali”.
Saluta quindi i vescovi, eredi e responsabili di una Chiesa che da millenni contribuisce alla evangelizzazione e alla storia socio-politica del Paese. A loro l’incoraggiamento a “contribuire sempre più alla promozione del bene comune, specialmente attraverso la ricerca della pace e della riconciliazione”, nella speranza che “le autorità centrafricane attuali e future si adopereranno costantemente per garantire alla Chiesa condizioni favorevoli al compimento della sua missione spirituale”.
Ribadendo l’auspicio che, grazie anche agli sforzi internazionali, il Centrafrica possa “progredire soprattutto nella riconciliazione, nel disarmo, nel consolidamento della pace, nell’assistenza sanitaria e nella cultura di una sana amministrazione a tutti i livelli”, il Papa conclude con una nota profetica.
“Vedo questo paese ricolmo dei benefici di Dio!”, ha affermato. Un paese “bellissimo”,”patria di un popolo profondamente religioso, con un ricco patrimonio naturale e culturale”. Di qui l’auspicio che “possa il popolo centrafricano, come anche i suoi dirigenti e tutti i suoi partner, apprezzare il vero valore di questi benefici, lavorando incessantemente per l’unità, la dignità umana e la pace fondata sulla giustizia!”.