Prosegue con degli appuntamenti di alto spessore culturale, religioso ed economico il V Festival della Dottrina Sociale della Chiesa nella Fiera di Verona. Il saluto di Papa Francesco in un video-messaggio e gli auguri di buon lavoro del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sono la cornice “di eccellenza” di un quadro d’autore che sta ricevendo l’attenzione generale del Paese. Una grande partecipazione di pubblico ha accompagnato il dibattito sulla finanza islamica e il mondo occidentale, moderato dall’ottimo giornalista de Il Tempo, Massimiliano Lenzi.
Per l’occasione, alla presenza del segretario della CEI, mons. Nunzio Galantino, e di mons. Adriano Vincenzi, vescovo di Verona nonché ideatore e motore del Festival, mons. Giuseppe Zenti, ha portato il saluto e la sua vicinanza, ormai storica, ai partecipanti del Festival. Il pastore scaligero ha sottolineato l’importanza di mettere al centro sempre l’uomo, salvaguardando la sua dignità, attraverso il lavoro e un dialogo fraterno. La sfida della realtà necessita di un uomo nuovo, aperto al prossimo, lontano dall’indifferenza e dall’egoismo. Gesù, ha ricordato il vescovo, ci ha indicato la strada, (Mt. 25,35-36): “Io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare…”.
Sfidare la realtà, ha concluso, mons. Zenti, significa dialogare, mescolarsi, non chiudersi. Necessita partecipare ad una carovana solidale per madre terra e contro ogni forma idolatra. Le parole del vescovo hanno di fatto preparato il confronto con gli ospiti, tra cui Giuseppe Mansur Abd al-Hayy Baudo del Comitato etico COREIS per la finanza Islamica. È a quest’ultimo che il giornalista Lenzi ha chiesto se bisogna avere paura della finanza islamica. L’esponente islamico ha chiarito che il profitto per la sua religione è cosa benedetta, se non usato in modo distorto e contro la dignità altrui. Ognuno liberamente vi può accedere, senza mirare ai soli vantaggi personali, ma ringraziando Dio e ricordando come il bene personale passi da quello della propria comunità.
L’ospite islamico non si è sottratto ad alcuna domanda e ha anche spiegato, stimolato in proposito dal moderatore, come nell’Islam, al di là di confusi giudizi, l’etica e la solidarietà siano il pilastro della religione islamica. Non a caso esiste la ZaKat. Si tratta del terzo pilastro dell’Islam e viene posta fra i più importanti doveri religiosi nei confronti dei più poveri. In un certo modo indica il debito verso Dio che il musulmano deve saldare per ciò che Egli gli ha dato. È un atto benedetto perché consente la purificazione, rendendo legale tutto quello che si possiede. Esiste poi la elemosina volontaria che si ispira al messaggio universale “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.
Nell’Islam, è stato anche detto, l’aiuto verso il bisognoso supera i confini delle varie confessioni, considerate parte della pluralità voluta da Dio, per suggellare un atto di solidarietà tra gli uomini, fatti ad immagine e somiglianza del Creatore. Mansur è andato giù duro contro il capitalismo, anche se lo stesso sia presente fortemente nel panorama della finanza Islamica. Il capitalismo non rientra però nei principi rivelati di alcuna religione. Anzi c’è da affermare che il capitale e l’usura sono spesso gli strumenti più idonei a rafforzare gli egoismi e a creare gli svantaggi più ignobili. La finanza va rivista per il bene del Pianeta. Aristotele già denunciava la pericolosità dell’utilizzo eccessivo del denaro, come si trattasse di una vera e propria malattia dell’uomo.
Questo ragionamento ha indotto il giornalista del Tempo a sottolineare comunque la presenza di uomini straricchi nel mondo arabo. L’interlocutore islamico non ha avuto problemi a rispondere che la ricchezza non è da considerarsi sempre una benedizione. In essa c’è un mistero che non è da noi interpretare. Può trattarsi di tentazione; di via per il precipizio; di ostacolo alla purificazione. La base dell’Islam è la povertà non la ricchezza. Ognuno risponde per se stesso.
La presenza di un fedele islamico al Festival della DSC è da intendere come un riconoscimento degli indirizzi che puntano alla mutualità, alla socialità e che, dalla Rerum Novarum in poi, hanno sempre mirato alla salvaguardia della dignità dei lavoratori e delle fasce precarie delle popolazioni. L’Islam ha precisato Mansur non limita le capacità imprenditoriali, ma le stesse sono sante solo se incontrano la benedizione di Dio e non sono di ostacolo al benessere comune. Gli affari non possono avere una loro legge capace di disattendere ogni principio religioso. Se questo avviene si colpisce in pieno il futuro positivo dell’uomo.
L’ospite ha chiuso ricordando l’istituzione di un comitato etico posto al servizio del mondo finanziario e progettuale islamico, per evitare fenomeni degenerativi, di cui purtroppo oggi più che nel passato si pagano le conseguenze. Incisivi e diretti anche gli altri due ospiti in programma. Il primo, l’imprenditore Ibrahim Sidki Mounajed di Rome 3 Dubai, ha fatto conoscere la sua storia di successo nel mondo Arabo. Originario della Siria ha studiato a Roma e qui si è laureato, in un ambente a lui favorevole e solidale.
Ha iniziato la sua esperienza lavorativa all’Iri, decidendo in seguito, con uno staff di tecnici italiani, di puntare agli Emirati Arabi. L’essersi aggiudicato, nel 1995, una gara internazionale per la costruzione di un grattacielo nel Qatar gli ha concesso un futuro ricco di soddisfazioni. Mounajed ha espresso però la sua tristezza per la crisi presente in Siria, rammaricato per le difficoltà nel recuperare il suo antico splendore, a causa della perdita dell’identità storica del popolo e di un territorio che nessuno mai potrà più recuperare.
Ha chiesto infine ai giovani di non demordere mai sulla strada di ciò che si è deciso di portare avanti. I lavori sono stati chiusi da Silvano Martinotti, rappresentante della Camera di Commercio Italiana negli Emirati Arabi, dove l’Italia è presente con le sue eccellenze in ogni settore. Martinotti ha voluto ridimensionare la paura di chi teme una presenza massiccia dei capitali Arabi in Italia. Il problema non esiste perché già tutto quello che si poteva acquisire nel nostro Paese è stato già comprato.
In una economia globale non c’è da preoccuparsi, se non della stoltezza e dell’immoralità degli uomini. Qui è il pericolo, non altrove. Un cattolico, forte dei principi della DSC, deve essere argine per ogni fenomeno di vandalismo economico. Il messaggio finale è chiaro: Più dialogo tra l’Europa e l’Islam e fiducia nell’economia islamica nell’occidente, se al centro ci saranno l’uomo e il ben comune.