Pope Francis arrives to visit a Catholic parish in the Kangemi slum on the outskirts of Nairobi

ANSA

Voci da Bangui: i volontari di “Amici per il Centrafrica” raccontano l’attesa del Papa

Il vicepresidente Pier Paolo Grisetti: “Questa visita è un balsamo per l’anima di chi ha perso tutto”

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“C’è un entusiasmo tangibile nell’aria a Bangui in questi giorni, un’euforia che spinge tutta la popolazione a uscire di casa, come non si vedeva da tempo, a provare a dimenticare il tanto dolore sofferto e la preoccupazione che comunque resta per possibili attacchi, soprattutto notturni, a opera delle truppe ribelli che ancora continuano a insanguinare molte località”. Pier Paolo Grisetti, vicepresidente di “Amici per il Centrafrica”, è a Bangui da lunedì. Questo è il suo sesto viaggio in Repubblica Centrafricana, ha già assistito agli scontri del 2013: “Qui i giovani continuano a essere attaccati e uccisi, è in atto un vero e proprio martirio. Nonostante a Bangui, la notte, si sentano ancora dei colpi di arma da fuoco sparati in lontananza, le giornate scorrono normalmente e senza incidenti. Il clima che si respira è di grande attesa anche se le preoccupazioni sono tante. Il timore è che per la gran quantità di gente possa crearsi del panico. Elicotteri dell’Onu sorvolano la città e pattuglie sorvegliano attente le strade, in modo che tutto sia pronto per questa visita tanto desiderata che è davvero un evento senza precedenti: il Papa a Bangui, nel cuore dell’Africa, al centro della sofferenza, al centro della vita”.

La capitale si veste a festa: “Palazzi e muri vengono tinteggiati, e anche qualche strada finalmente viene messa a nuovo. La gente è allegra, piena di speranza, sembra di vivere un clima natalizio molto, molto partecipato. Ogni parrocchia ha dato il via già da tempo a una novena per l’importante visita: c’è molta preparazione spirituale e si respira in modo quasi tangibile la tanta serenità e la speranza dei credenti. Ogni ambito cittadino si sta preparando alla visita, persino gli operatori telefonici locali inviano un messaggio alla popolazione centrafricana: ‘Riconciliamoci, sta arrivando il Papa’, e le sartorie sono sovraccaricate di lavoro per riuscire a cucire per tempo gli abiti richiesti dai molti clienti, che desiderano accogliere Papa Francesco con il loro vestito migliore… Le persone si aspettano grandi cose da questa visita, che è un vero balsamo sulle ferite dell’anima dei sopravvissuti, un grande messaggio di pace e riconciliazione. Una carezza a quanti, nell’ultima guerra, hanno perso davvero tutto: familiari, casa, salute, lavoro, i pochi beni e una vita dignitosa”.

Papa Francesco ha scelto la periferia delle periferie, quando ha deciso di aprire a Bangui la Porta Santa del Giubileo della misericordia: “Si tratta di un simbolo fortissimo. Da luogo dimenticato, il Centrafrica diventa per una volta il centro del mondo, e non solo del mondo cattolico ma del mondo in generale. La pietra scartata diventa davvero testata d’angolo. Papa Francesco spalanca una porta difficile, poiché scosta la tenda del mondo sulla sofferenza, rendendola ben visibile, tendendo la mano a chi continua a non essere ascoltato e può contare solo su diritti umani di serie zeta. Francesco invita alla resa, alla riconciliazione e all’apertura del cuore proprio da qui, dove tutto è difficile, dove vivere è una scommessa quotidiana, dove la stabilità non ha dimora. Qui, dove le bombe uccidono la speranza: si fa fatica a parlare di futuro a una popolazione che in 40 anni ha visto 13 guerre. Ci piace pensare che al rientro del Papa a Roma ci sarà un nuovo inizio per il Centrafrica, per l’Africa e per tutte le popolazioni del mondo che vivono in condizioni di miseria: proviamo a lasciarci il passato alle spalle. Scriviamo una nuova pagina, ripartiamo insieme: il futuro passa dalla pace”.

 
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ZENIT Staff

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