Pope Francis visits the Anglican martyrs' shrine of Namugongo

ANSA

La preghiera del Papa per i Martiri d'Uganda, nel segno dell'"ecumenismo del sangue"

Stamane Francesco ha visitato il Santuario anglicano e quello cattolico di Namugongo, pregando davanti alle reliquie dei 22 testimoni di fede che fecero fiorire il cristianesimo nel paese

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La giornata di Francesco a Kampala, in Uganda, seconda tappa del suo viaggio apostolico in Africa, comincia alle prime ore dell’alba e si svolge nel cuore della fede cristiana del popolo ugandese, Namugongo, il luogo in cui 45 uomini, 22 cattolici e 23 anglicani, furono brutalmente martirizzati, bruciati vivi in tappeti incendiari posti uno sopra l’altro. Erano servitori, paggi e funzionari del re di Buganda (oggi parte dell’Uganda), convertiti al cattolicesimo dai missionari d’Africa del cardinale Charles Lavigerie che vennero fatti uccidere sotto il regno di Mwanga II, tra il 15 novembre 1885 e il 27 gennaio 1887, il quale in un primo tempo li aveva accolti con benevolenza e poi chiese loro di rinnegare il cristianesimo. 

Il loro sangue – il loro “ecumenismo del sangue” -, la loro testimonianza, ha tuttavia impregnato la terra ugandese al punto da far fiorire un cristianesimo ora solido e diffuso. Un’opera di evangelizzazione che forse neanche da vivi sarebbero riusciti a compiere in modo così capillare. Il popolo è infatti profondamente devoto a questi testimoni di fede.

Si contano 10mila fedeli ogni anno a Namugongo, che ospita il Santuario cattolico, meta di un grande pellegrinaggio nazionale a cui partecipano decine di migliaia di pellegrini da tutto l’Uganda e dai paesi limitrofi. Il pellegrinaggio si svolge ogni 3 giugno, ricorrenza liturgica della morte di San Carlo Lwanga, il ministro del re che portò alla conversione i giovani cristiani e che fu ucciso sia per non aver abiurato che, come capo dei paggi, per essersi opposto ai desideri sessuali morbosi del sovrano nei confronti di questi ragazzi, alcuni giovanissimi. Il più piccolo, Kizito, aveva solo 12 anni. 

Fu il Beato Paolo VI a voler istituire un luogo di culto in loro memoria, durante l’ultimo giorno del suo viaggio in Africa del 1969. Lo stesso Montini aveva canonizzato i martiri a Roma l’8 ottobre 1964, già beatificati da Benedetto XVI nel 1908. Francesco ha dunque rinvigorito il legame tra i Pontefici e questi testimoni di fede. Anzi, per la prima volta rispetto ai suoi predecessori, il Papa argentino ha voluto rendere omaggio alla loro memoria visitando ieri sera anche il luogo in cui essi furono condannati, Munyonyo, il cui nome identifica il gesto di essere trascinati dalla schiena, quello che cioè subirono coloro quando ormai, allo stremo delle forze per le torture, non riuscivano più a camminare.

La prima tappa di stamane è stata invece il Namugongo Anglican Shrine, il Santuario anglicano che sorge a Nakiyanja, località dove, dal 20 maggio 2014, è in costruzione il Santuario definitivo. Esso è situato esattamente a 3,2 km dal Santuario Cattolico e in passato aveva già visto la presenza di Paolo VI (1969) e Giovanni Paolo II (1993).

Accolto dall’arcivescovo insieme a 40 vescovi anglicani ugandesi, Bergoglio ha scoperto una targa commemorativa nei pressi della Cappella recentemente rinnovata e si è recato nel punto in cui i martiri furono torturati ed uccisi. Lì si è poi raccolto in preghiera, profondamente colpito – quasi turbato – dal gigantesco padiglione appositamente allestito, che attraverso statue in bronzo e legno ritrae in modo realistico e cruento scene del martirio. Poi, dopo un Padre Nostro comune, in inglese, e la benedizione impartita insieme all’arcivescovo – un gesto dalla forte valenza ecumenica -, il Papa ha visitato la cappella che conserva le reliquie dei 25 ugandesi ponendovi un mazzo di fiori.

Quindi il trasferimento al Santuario cattolico, dove nel piazzale antistante ha celebrato la Messa votiva per il 50° anniversario della loro Canonizzazione. La struttura si staglia in un grande parco naturale ed evoca la forma di una capanna tradizionale dell’etnia Baganda. Essa, quasi interamente in legno, poggia però su 22 pilastri che rappresentano i 22 martiri cattolici: un chiaro simbolo di una fede scossa dalle intemperie della storia, ma salda nelle sue fondamenta grazie al sacrificio di questi Santi.

Francesco vi giunge in auto e viene accolto dal rettore e da una folta folla di fedelli. Subito si reca al grande altare, di fronte all’ingresso principale della basilica, sotto il quale si trova il luogo in cui Carlo Lwanga venne arso vivo il 3 giugno 1886, e che ora ne conserva le reliquie. Anche qui un intenso e silenzioso momento di preghiera.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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