La dichiarazione di fedeltà al Papa, diffusa ieri sera da monsignor Luigi Negri, intende gettare acqua sul fuoco per quello che è stato presentato come l’ennesimo scandalo ecclesiale.
Secondo le ricostruzioni di un noto quotidiano italiano, l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio avrebbe pronunciato parole irriguardose durante un suo viaggio in treno, lo scorso 28 novembre. “Speriamo che con Bergoglio la Madonna faccia il miracolo come aveva fatto con l’altro”, avrebbe riferito in quell’occasione il presule, alludendo probabilmente alle circostanze mai chiarite in cui morì Giovanni Paolo I.
Dalla conversazione carpita dal quotidiano (non si tratterebbe, però, di un’intercettazione), monsignor Negri avrebbe anche rivolto critiche pesantissime verso altri due vescovi, Corrado Lorefice e Matteo Maria Zuppi, alcune settimane fa nominati dal Pontefice, come titolari rispettivamente delle arcidiocesi di Palermo e Bologna. “Dopo queste nomine, posso diventare Papa anch’io…”, avrebbe detto Negri.
“Farò vedere i sorci verdi a quello lì”, affermerebbe l’arcivescovo di Ferrara nei confronti di Zuppi. La nomina di Lorefice sarebbe stata “ancora più grave”, avendo l’arcivescovo designato di Palermo, scritto un saggio su “Lercaro e Dossetti, suoi modelli, due che hanno distrutto la Chiesa italiana”.
Le presunte conversazioni di monsignor Negri sarebbero avvenute con il suo segretario e, poi, telefonicamente, con il giornalista Renato Farina, il quale ha smentito tutto, querelando il direttore del quotidiano.
Dal canto suo, Comunione e Liberazione, in cui Negri si è formato, premettendo che nel movimento il presule “non riveste alcun ruolo di responsabilità dal 2005”, definisce le sue affermazioni “così grossolane nella forma e inaccettabili nel contenuto che sembra impossibile provengano da un arcivescovo”, oltre che “totalmente contrarie ai sentimenti di Comunione e Liberazione nei confronti di papa Francesco e degli Arcivescovi di Bologna e di Palermo”.
CL ricorda poi che il fondatore don Giussani “ha sempre insegnato che l’amore e l’obbedienza al Papa sono condizioni decisive per un battezzato, se non vuole finire prigioniero delle proprie interpretazioni e dei propri pensieri”.
In una lettera rivolta ai fedeli della diocesi di Ferrara-Comacchio, monsignor Negri ha poi ribadito: “Per me fin dagli anni della prima giovinezza, vivere il legame con il Santo Padre è stato un riferimento ineludibile e fonte di vita nuova. Senza il costante riferimento al Papa – aggiunge l’arcivescovo – non esiste per nessuno, Vescovi compresi, la possibilità di essere veramente cristiani nel mondo”.
A sua discolpa, Negri menziona il proprio “pensiero sulla Chiesa e sul Papa” espresso in “decine di comunicati, negli atti di magistero e nelle numerose opere pubblicate (cfr www.luiginegri.it)”.
Sentendo il “dovere di coscienza” di rinnovare la certezza della propria “fede in Cristo” e della propria “totale obbedienza al Papa” e “sollecitato dalle recenti gravi affermazioni” attribuitegli dalla stampa, il presule ha quindi chiesto un “incontro filiale” con il Santo Padre, perché incrementando la “comunione reciproca”, l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio si rimetta “al suo consiglio, che per me è l’unico legittimo”.
“L’incontro che spero che il Santo Padre vorrà concedermi, lo considero come il gesto di inizio del pellegrinaggio della nostra Chiesa particolare a Pietro, nell’anno straordinario della Misericordia”, prosegue monsignor Negri, che poi conclude: “Se a causa di quanto è accaduto, si fosse determinato uno scandalo, soprattutto nei più deboli, ne chiederemo perdono tutti”.
Successivamente, l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio ha annunciato di riservarsi le vie legali nei confronti del giornale, ritenendosi “gravemente leso” nella propria “dignità umana ed ecclesiastica” e confermando di non aver “mai detto” le frasi attribuitegli.