Pope Francis attends a welcome ceremony at the State House in Nairobi with Kenya's president Uhuru Kenyatta (2 L) at the State House in Nairobi

ANSA

L’harambee keniota

Se la Chiesa in Africa sarà fedele a se stessa, potrà pacificare le divisioni etniche, politiche e culturali di un intero continente

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Papa Francesco inaugura i suoi viaggi apostolici in Africa nello “spirito di ubuntu”, cioè il codice etico africano della presa di coscienza non solo dei propri diritti, ma anche dei propri doveri nella consapevolezza di uno spazio relazionale che miri all’edificazione dell’altro uscendo da se stessi.

“La Chiesa in uscita” come programma voluto sin dagli inizi del pontificato da Francesco, trova in Africa un laboratorio di umanità e di umanizzazione fatto di compassione e altruismo.

Il Kenya, formatosi dall’incontro dell’etnia Bantu e Masai,  con l’influsso culturale degli arabi omaniti, come gli altri stati nazionali africani subì la fragilizzazione  del divide et impera colonialista.

Marcato da un elevato tasso di corruzione e ferito dalle violenza degli islamisti di Al-Shabaab, la figura del Papa è un catalizzatore di energie unificanti nel paese che accoglie con benevolenza il Vicario di Cristo dopo due decenni dall’ultimo viaggio apostolico.

Benché la religione dominante sia rappresentata dai quaccheri per oltre il 40% della popolazione, il cattolicesimo è ben apprezzato per il ruolo culturale e sociale che informa la società keniota.

La pastorale centrifuga di Francesco che non dimenticherà la periferia degli slums subumani sviluppatisi intorno a Nairobi, più che una denuncia è una sensibilizzazione e una responsabilizzazione al legame universale di scambio che unisce l’intera umanità.

Harambee è infatti il motto dello stemma repubblicano keniota che in lingua swahili vuole proprio significare lo stare insieme.

Se nella cultura africana il sogno di una coppia diventa un progetto, il sogno di tanti si realizza.

È quanto papa Francesco vuole suscitare incontrando i giovani, ma anche i pastori, i politici e tutti gli uomini di buona volontà kenioti, associando al suo dialogo le diverse componenti religiose per proseguire il percorso sinodale dell’Africa nella giustizia e nella pace che dal concetto di Chiesa famiglia di Ecclesia in Africa di Giovanni Paolo II è diventato un imperativo e un obiettivo in Africae Munus di Benedetto XVI per passare “alla fermezza nella fede e alla vittoria sulla paura” che è il tema del viaggio apostolico in Kenya

Se la Chiesa in Africa è fedele a se stessa e diventa quello che deve essere, cioè questa società umana riconciliata, questa famiglia umana riconciliata, la famiglia delle nazioni, il corpo di Cristo, può contribuire a far superare ai popoli d’Africa le divisioni di molte nature – culturali, etniche e politiche – che spesso li attraversano.

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Alfonso Maria Bruno

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