“Una luce nel buio” per migliaia di bambini orfani che hanno perso i loro genitori di Aids. È questo la visita di Papa Francesco in Kenya secondo suor Maureen Ogundeph, 32 anni, della diocesi di Homabay, appartenente alle Suore Sacramentine di Bergamo. In un’intervista a ZENIT, la religiosa racconta la realtà drammatica che molti giovani e bambini affrontano nel paese africano, tra corruzione, violenza, malattie, povertà, e anche il carisma della sua Congregazione dedito all’Adorazione eucaristica perpetua e all’educazione dei giovani a tutti i livelli.
La comunità vive nella parrocchia Emmaus di Rongo, nella Diocesi Homabay, ed è composta da sette sorelle, di cui due italiane, tre del Malawi e due del Kenya. Le suore gestiscono una scuola materna con 320 bambini, di età compresa tra 2 e 6 anni; inoltre sono impegnate nella pastorale della parrocchia, dove accompagnano donne cattoliche e ragazzi nella loro crescita spirituale, morale, emotiva e sociale. Le religiose si recano anche nelle vicine scuole elementari per dare istruzione ai bambini e far loro anche delle catechesi, visti i problemi nel seguire il catechismo in parrocchia. Di seguito l’intervista.
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Ci racconti dei bambini che lei assiste e dell’aiuto che offre loro insieme alle sue consorelle?
I piccoli sono molto semplici, alcuni molto vulnerabili. Vengono a scuola la mattina verso le 7.30/8.00. Provengono da diversi tipi di famiglie: alcuni da famiglie medio ceto, alcuni sono orfani di genitori morti di Aids o appartengono a famiglie molto povere. A scuola cerchiamo di metterli tutti allo stesso livello, per dar loro l’amore e l’attenzione che non hanno, ma anche per offrire cose materiali come pasti e per insegnar loro i valori necessari per la crescita. In un certo senso spendono più tempo con noi che con i loro genitori.
Può descrivere l’entusiasmo di questi piccoli ma anche il vostro per la visita Papa Francesco?
Siamo così eccitati…! Tutti da giorni parlano solo di Papa Francesco: presso il mercato, nei negozi, ovunque. Ogni mattina dopo la Messa, e anche durante i vespri, i cristiani si stanno impegnando a pregare per il Santo Padre e per il suo viaggio. Non vediamo l’ora di vederlo, di sentire il suo messaggio per noi. La sua venuta porta speranza e incoraggiamento a tutti. Inoltre, il Papa arriva al momento giusto, in un momento, cioè, in cui il nostro Paese si trova ad affrontare questioni come l’alta insicurezza, la corruzione, l’Hiv, la disintegrazione dei giovani e la crisi economica. Credo che proprio adesso Lui ci stia portando il messaggio di Cristo e noi siamo pronti ad accoglierlo.
Cosa pensano i bimbi del Papa?
Pensano che sia un santo, che voglia tanto bene ai bambini perché vedono continuamente immagini di lui con i piccoli e sentono i loro genitori parlarne bene. Dicono che deve essere molto gentile come nostro vescovo. E vorrebbero incontrarlo, solo che noi non li possiamo portare tutti dal Papa.
Lei incontrerà, invece, Papa Francesco? Quando?
Si, vedrò il Papa di sicuro, visto che il nostro convento si trova nel centro di Nairobi, e lì ospitiamo 23 rappresentanti del Vaticano. Si trova, peraltro, a mezzo chilometro dalla nunziatura dove risiederà il Pontefice. Spero di aver la possibilità anche di salutarlo. Se passerà dalla nostra porta, noi saremo lì in piedi ad aspettarlo. In realtà, la nostra speranza è che il Santo Padre benedirà l’Ostensorio che useremo per l’Adorazione della Santa Eucaristia nella nostra cappella. Mi piacerebbe anche avere la possibilità di partecipare alla sua Messa.
E i bambini?
So che alcuni di loro andranno con il gruppo parrocchiale o con i loro genitori e saranno quindi presenti alla messa. So che dalla nostra diocesi c’è un autobus che venerdì andrà all’incontro con Papa Francesco.
Tornando al suo lavoro. Quali sono le maggiori sfide che dovete affrontare?
Abbiamo avuto un sacco di domande da parte delle comunità intorno e anche da parte del nostro vescovo a dare una continuità alla nostra scuola materna primaria, perché in queste zone ci sono quasi solo scuole non cattoliche. I bambini vanno a scuola tutti i giorni anche nei fine settimana dalle 7 alle 17, quindi non c’è tempo per la chiesa o per la formazione. Tuttavia con quel poco che abbiamo non possiamo più di tanto ampliare, anche se abbiamo acquistato il terreno per questo progetto. In ogni caso, la sfida più grande che abbiamo di fronte è di tenere in piedi la nostra scuola materna, costruita circa 20 anni fa. La struttura ha i tetti in lamiera di ferro che sono realmente usurati, ci sono perdite e devono essere sostituiti. Un’altra sfida è quella di fornire ai bambini cibo ogni giorno. E‘ molto difficile perché il cibo è costoso e la maggior parte dei genitori non può pagare una tassa elevata. A volte ‘lottiamo’ con gli agricoltori per integrare, ma spesso è difficile far quadrare i conti.
Questa visita del Papa contribuirà in qualche modo ad affrontare queste sfide?
Certo che sì. Papa Francesco è molto ottimista e incoraggiante. La sua presenza potrà illuminarci su come andare avanti con speranza, motiverà i keniani, soprattutto i giovani, e ci incoraggerà ad affrontare le sfide nonostante le difficoltà.
Dal suo punto di vista, perché questa visita in Africa è così importante?
È importante perché vediamo Papa Francesco come nostro capo, nostro padre, nostro mentore, e perché sappiamo che ha un messaggio di luce laddove ci troviamo nel buio, un messaggio di speranza per quando stiamo per perderla, di amore dove abbiamo piantato l’odio, di unità dove abbiamo creato la divisione, di saggezza nonostante viviamo nella mediocrità. Un messaggio anche di verità, perché l’abbiamo spesso recintata con la menzogna. Spero che arrivi quindi questa luce dopo tanta oscurità, per ridarci quel gusto che abbiamo perso, per recuperare l’orgoglio nella Chiesa, la nostra casa.
C’è qualche altra speranza, auspicio o preghiera che vuole esprimere?
La speranza è già la venuta del Santo Padre. Poi, se qualche persona o qualche organizzazione impegnata per il benessere dei bambini che desideri aiutarci in un modo o nell’altro, sarebbe davvero apprezzabile! Soprattutto per i lavori della scuola o per aiutare con il programma di alimentazione o assistenza nella costruzione della nuova scuola primaria. Come preghiera chiedo davanti a Gesù nell’Eucaristia che il nostro cuore possa essere più conformato a Lui e che possiamo imparare da Lui a servire l’umanità.
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