Riprende un nuovo ciclo di incontri al Centro Papa Luciani di Santa Giustina (Belluno) per la rassegna culturale Illustrissimi organizzata dal giornalista Michelangelo De Donà.
Martedì 24 novembre alle 20.30 in programma una serata in ricordo del cardinale Carlo Maria Martini (arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002) con la presentazione del libro Martini e noi (Edizioni Piemme), ospite il curatore Marco Vergottini, teologo.
“Quale immagine si conserverà di me? Non pretendo che si conservi un ricordo particolare. Mi basta essere stato uno dei tanti che hanno servito il Signore, la Chiesa e l’umanità”. Così rispondeva Carlo Maria Martini, sollecitato dalla domanda di un giornalista.
E in questo straordinario caleidoscopio di oltre cento ritratti non è soltanto l’immagine pubblica ed esteriore a essere evocata, quanto il ricordo più intimo e privato di coloro che hanno conosciuto e apprezzato uno degli uomini di fede più amati del cattolicesimo e più ascoltati dal mondo laico.
Le firme autorevoli, che chiosano i racconti intensi e toccanti di questa raccolta, portano alla luce un tratto del carattere, un insegnamento sapienziale, un episodio emblematico, offrendo uno schizzo inedito di uno dei più grandi protagonisti del Novecento italiano.
Questa raccolta di scritti sulla figura e le opere del cardinale Carlo Maria Martini vuol essere anzitutto un atto di memoria riconoscente alla sua persona. Curatore del volume Marco Vergottini, teologo laico, stretto collaboratore del cardinale Martini.
Vice-Presidente dell’Associazione Teologica italiana (2003-2011), Vergottini ha pubblicato studi su teologia contemporanea, Paolo VI e Vaticano II. Ha fondato www.vivailconcilio.it e oggi coordina www.eancheilpaparema.it. Ha girato il docufilm Concilio Vaticano II (2012), andato in onda su Raiuno.
All’ampio ventaglio di testimonianze – da parte di donne e uomini che hanno avuto il dono di collaborare con lui e di frequentarlo, da vicino o più da lontano – è estranea qualsiasi pretesa di compiutezza, tanto per il ristretto numero di coloro che sono stati raggiunti dall’invito a scrivere, quanto per la poliedricità degli aspetti che hanno contraddistinto la sua esistenza.
Nondimeno, a opera conclusa si avverte l’impressione di essere in presenza quasi di un mosaico compiuto, proprio a partire dalle molte tessere in cui ciascun autore ha raccontato il “suo” Martini. Fino al punto di giustificare la scelta di ripartire l’intero materiale in sei “stanze” che, pur nella autonomia della rispettiva esperienza di ambienti vitali tra loro distinti, invitano a cogliere l’unità della composizione nei suoi risvolti verbali, simbolici ed esistenziali.
Dalla lettura degli oltre cento testi traspare quella che il Cardinale una volta ebbe a definire una “fornace di emozioni”. Perché l’intento non è stato quello di tracciare una biografia agiografica del vescovo gesuita, quanto di continuare empaticamente a tener vivo il colloquio con lui e insieme di onorare la sua eredità di pensieri e parole. Sono trascorsi tre anni dalla sua morte, eppure il suo ricordo è ancora vivo nel cuore e nella mente di quanti lo hanno conosciuto, letto e ascoltato.