La massiccia ondata migratoria, la secolarizzazione dilagante, la necessità di una “conversione pastorale” e la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, sono i principali temi affrontati nel messaggio consegnato da papa Francesco ai vescovi tedeschi, che oggi concludono la loro visita ad limina apostolorum in Vaticano.
Il Santo Padre sottolinea innanzitutto il “tempo eccezionale” che l’Europa sta vivendo con l’arrivo di “centinaia di migliaia di profughi”, messisi “in marcia in cerca di rifugio dalla guerra e dalla persecuzione”, che in Germania sono stati spesso accolti e soccorsi dalle “chiese cristiane” e da “molti singoli cittadini”.
Se da un lato, “nello Spirito di Cristo”, è importante “continuare ad affrontare la sfida del grande numero di bisognosi”, al tempo stesso, vanno sostenute “tutte le iniziative umanitarie per far sì che le condizioni di vita nei Paesi di origine diventino più sopportabili”, ha puntualizzato il Pontefice.
Lodando la “professionalità in ambito sociale e caritativo”, oltre che “scolastico” della chiesa tedesca, il Papa ha però auspicato che “in queste istituzioni sia curato il profilo cattolico”.
Al tempo stesso, però, Francesco ha espresso preoccupazione per il “calo molto forte della partecipazione alla Messa domenicale, nonché della vita sacramentale”, in particolare nelle regioni tedesche di “tradizione cattolica”, dove negli anni Sessanta “quasi ogni fedele partecipava tutte le domeniche alla Santa Messa”, mentre “oggi sono spesso meno del 10 per cento”.
È in atto, ha proseguito Bergoglio, una vera e propria “erosione della fede cattolica in Germania”, facilmente riscontrabile, ad esempio, dal fatto che “ai Sacramenti ci si accosta sempre di meno” ed in particolare quello “della Penitenza è spesso scomparso”.
Inoltre, sono “sempre meno” i cattolici che “ricevono la Cresima o contraggono un Matrimonio cattolico”, mentre “il numero delle vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita consacrata è nettamente diminuito”.
Di fronte a tali dati allarmanti, tuttavia, “bisogna superare la rassegnazione che paralizza”, né certamente è possibile “ricostruire dai relitti dei ‘bei tempi andati’ quello che fu ieri”.
Una strada plausibile è però quella di lasciarsi “ispirare dalla vita dei primi cristiani”, come Priscilla ed Aquila, “collaboratori fedeli di san Paolo”, i quali, “come coppia di sposi testimoniarono, con parole convincenti (cfr At 18,26), ma soprattutto con la loro vita, che la verità, fondata sull’amore di Cristo per la sua Chiesa, è veramente degna di fede”.
L’esempio di questi due santi dei primordi “ci può far riflettere, considerata la tendenza ad una crescente istituzionalizzazione”, per la quale “vengono inaugurate strutture sempre nuove, per le quali alla fine mancano i fedeli”, ha commentato il Santo Padre.
In altre parole, ha osservato, si insinua “una sorta di nuovo pelagianesimo, che ci porta a riporre la fiducia nelle strutture amministrative, nelle organizzazioni perfette”.
Anche una “eccessiva centralizzazione, anziché aiutare, complica la vita della Chiesa e la sua dinamica missionaria”, non essendo la Chiesa un “sistema chiuso che gira sempre intorno alle stesse domande e interrogativi” ma “il corpo di Gesù Cristo”, ovvero qualcosa di vivo che “si presenta agli uomini nella loro realtà, sa inquietare, sa animare”.
Il Pontefice ha dunque auspicato, anche per la Chiesa tedesca, una “conversione pastorale”, per la quale le strutture ecclesiali devono diventare “più missionarie”.
Purtroppo “le condizioni nella società di oggi non sono del tutto favorevoli”, prevalendo una “certa mondanità” che “deforma le anime, soffoca la coscienza della realtà”.
Per ribaltare questa situazione serve “l’ardore di quelli che hanno accolto il Vangelo per primi”, per “aprire nuove vie e forme di catechesi per aiutare i giovani e le famiglie ad una riscoperta autentica e gioiosa della fede comune della Chiesa”.
L’auspicio di papa Francesco è che, nel contesto della nuova evangelizzazione, il Vescovo svolga “diligentemente il suo incarico quale maestro della fede” e, “come padre premuroso”, accompagni “le Facoltà teologiche aiutando i docenti a riscoprire la grande portata ecclesiale della loro missione. La fedeltà alla Chiesa e al magistero – ha sottolineato il Santo Padre – non contraddice la libertà accademica, ma esige un umile atteggiamento di servizio ai doni di Dio”.
Tornando a parlare della confessione, il Pontefice ha auspicato che, l’imminente Giubileo Straordinario della Misericordia possa offrire l’opportunità di far riscoprire tale sacramento, nel quale “ha inizio la trasformazione di ogni singolo fedele e la riforma della Chiesa”.
Il Papa ha poi ribadito “l’intimo nesso tra Eucaristia e Sacerdozio”, che rafforza il ruolo dei presbiteri, laddove la pur “preziosa” collaborazione dei laici non può diventare un “surrogato del ministero sacerdotale” o farlo addirittura sembrare un semplice “optional”.
Un riferimento implicito ai tentativi di legalizzare l’eutanasia in Germania, è stato fatto da Francesco, ricordando che la Chiesa “non deve fare passi indietro nell’annuncio che la vita umana sia da proteggere incondizionatamente dal momento del concepimento fino alla morte naturale”.
Tale principio non ammette “compromessi”, per i quali i cattolici rischiano di diventare loro stessi “colpevoli della cultura dello scarto, purtroppo largamente diffusa”, ai danni della “vita nascitura”, degli “anziani” e dei “malati”, e per la quale “tutti noi alla fine ne porteremo le conseguenze dolorose”, ha poi concluso Bergoglio.