Archbishop Paul Richard Gallagher

WIKIMEDIA COMMONS

Gallagher: “Molto difficile dialogare con i fondamentalisti”

Il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati sottolinea la “particolare responsabilità” dei leader musulmani nel denunciare chi giustifica la violenza a sfondo religioso

Share this Entry

Per affrontare il terrorismo occorre la massima unità della comunità internazionale e la mobilitazione di tutti i mezzi di sicurezza. Lo ha affermato in un’intervista al SIR, monsignor Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati.

Parlando delle stragi di Parigi, che hanno visto “commossi e sgomenti” tutti i rappresentanti della Santa Sede, il presule ha dichiarato: “Di fronte a queste atrocità, sempre intollerabili e mai giustificate, il mondo intero deve unirsi per salvaguardare la dignità della persona umana”.

Il presule ha poi commentato l’espressione di papa Francesco in merito alla “terza guerra mondiale a pezzi”, con cui si intende che “sono tante le parti coinvolte nei conflitti, sono tante le aree geografiche che soffrono le conseguenze della guerra, sono tante le culture e i Paesi che piangono i loro figli”.

Tale terza guerra mondiale ha il suo “campo di battaglia” in un “mondo globalizzato, dove perfino i conflitti locali e regionali hanno la capacità di estendersi con più forza e rapidità, provocando danni enormi a tutta la comunità mondiale”.

Un possibile “intervento all’estero”, ha proseguito monsignor Gallagher, deve cercare la legittimità attraverso il consenso della Comunità internazionale a norma del diritto internazionale”, tuttavia la risoluzione del problema non può essere affidata alla “sola risposta militare”. In ogni caso, la Comunità internazionale è legittimata a “mobilitare tutti i mezzi di sicurezza, per opporsi al terrorismo”.

Sebbene il metodo della Santa Sede sia sempre stato quello del “dialogo” e del “negoziato”, mai dello “scontro”, ha precisato Gallagher, ci si domanda come sia possibile “dialogare con chi non è sensibile al dialogo e rifiuta di conoscere l’umanità dell’altro”. Posta questa premessa, diventa “molto difficile” dialogare con chi ha “posizioni fondamentaliste”, poiché per entrarvi “in relazione”, è indispensabile “rispettare, anche minimamente, l’altro”.

In conclusione, il segretario vaticano per i rapporti con gli stati ha auspicato che i leader religiosi ebrei, cristiani e musulmani, continuino ad educare al “dialogo interreligioso e interculturale” e alla “reciproca comprensione”.

In particolare i leader musulmani, tuttavia, sono investiti di una “particolare responsabilità” nel “denunciare chiaramente la strumentalizzazione della religione per giustificare la violenza”.

Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione