La vera pace si raggiunge con lo sviluppo, non con le spese militari o con le “missioni”. Lo ha dichiarato monsignor Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ONU di New York.
Durante il suo intervento nel corso di un dibattito dedicato ai temi dello sviluppo, della pace, della sicurezza e dei diritti umani, dopo aver espresso il suo cordoglio “per tutte le vittime degli atroci attentati terroristici a Parigi, Beirut e altrove”, monsignor Auza ha ricordato come i temi dello sviluppo, della pace, della sicurezza e dei diritti umani sono “intimamente collegati e si rafforzano a vicenda”.
Tale principio, ha detto, “deve essere tradotto in realtà, se vogliamo riuscire a preservare le generazioni presenti e future dal flagello della violenza e raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile” fissati per il 2030.
Le operazioni per il mantenimento della pace svolte dall’ONU, tra il luglio 2014 e il giugno 2015, sono costate 8 miliardi e 200 milioni di dollari: per Auza si tratta di una cifra troppo alta se si paragona a quella delle spese per lo sviluppo.
Al contrario, “i progetti di sviluppo in grado di aiutare nella prevenzione dei conflitti devono avere la precedenza”, ha sottolineato il presule.
In tal senso, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite “potrebbe contribuire a mobilitare le risorse per lo sviluppo come una componente chiave dei suoi obiettivi di pace e sicurezza”.
Secondo l’Osservatore Permanente della Santa Sede, notevole importanza “nella prevenzione dei conflitti e nella costruzione della pace” possono giocarla i movimenti di base e le organizzazioni religiose.
Questi ultimi, più che sulle “risorse materiali”, sulle “competenze scientifiche” o sul “potere politico”, possono puntare sulla loro capacità di “ispirare l’azione concreta”, spingendo i propri membri a “lavorare insieme per qualcosa di più grande di loro”.