Allons enfants de la Patrie… A quale tifoso di calcio abituato agli spalti delle curve dei nostri stadi non è capitato di cantare l’inno della Marsigliese per incitare i propri calciatori sostituendo le parole originali con i nomi delle nostre squadre del cuore? In questi giorni le note della Marsigliese hanno accompagnato l’inizio di tutte le partite di calcio del campionato di serie B in segno di cordoglio e solidarietà con la Francia ed i francesi per i gravissimi attentati terroristici di Parigi.
Il fuoco dei terroristi si è abbattuto venerdì sera su inerti cittadini colpevoli di partecipare ad attività sociali che fanno parte della comune cultura umana: lo sport, la musica, le relazioni sociali…. attività identificate dai terroristi come bersaglio simbolo delle società occidentali. I terrorismi, di qualsiasi natura essi siano, combattono da sempre le loro guerre identificando con precisione il loro nemico e le motivazioni del combattere.
Il nemico è spesso l’altro, il diverso per ceto sociale ed economico, per razza, per religione. E la motivazione è sempre il denaro ed il potere. L’attacco più eclatante sarebbe dovuto essere quello dello Stade de France, dove si stava giocando la partita amichevole Francia-Germania: per noi amanti del calcio, un attacco ai valori che lo sport rappresenta, oltre che un’aggressione vigliacca a persone indifese che sono rimaste uccise in diverse zone di Parigi. Sono i valori della fratellanza universale, del rispetto della diversità, della lealtà. Di questo hanno paura i terroristi, tutti i terroristi. Loro temono che un mondo di condivisione di valori universali possa ridurre il loro potere.
Ma l’argomento che vorrei trattare è la paura. Che differenza c’è tra paura, terrore ed ansia? La paura è un’emozione primaria dominata da un istinto che ha come obiettivo la sopravvivenza del soggetto ad una situazione di pericolo; irrompe ogni qualvolta si presenti un possibile rischio per la propria incolumità, é funzionale alla sopravvivenza. Il terrore é la stessa emozione di paura, ma improvvisa, imprevista e caratterizzata da una particolare intensità.
La paura aiuta ad essere più cauti, più attenti, a trovare soluzioni adattative rispetto ai rischi che si corrono; il terrore spesso paralizza, non serve all’apprendimento di strategie di confronto con le situazioni, ma spinge all’evitamento delle situazioni, é chiaramente più condizionante. L’ansia, invece, é spesso più che un’emozione un pensiero, assomiglia all’idea minacciosa della paura di avere paura. Frequentemente l’ansia spinge a pensare ossessivamente che i pericoli possano essere ovunque, anche dove non ci sono.
E quindi a cosa mira il terrorismo e come dovremmo reagire? Il terrorismo vuole che i nostri comportamenti di tutti i giorni siano condizionati, vuole che evitiamo le situazioni sociali e che abbandoniamo le nostra attività culturali, sportive, di condivisione di valori e di fratellanza. Cosa dovremmo fare? Reagire con la forza della cultura e dei valori, accompagnati dall’emozione della paura: la paura di perdere quell’identità valoriale che ci fa sentire bene, la paura di perdere la libertà di andare allo stadio a condividere emozioni con altri nostri simili, a rispettare i nostri avversari. Questa stessa paura dovrebbe spingerci a proteggere i valori dello sport contro gli altri aggressori terroristici che ci tengono lontani dagli stadi: il doping, le scommesse, le tifoserie violente, la droga, gli affaristi che svuotano lo sport del proprio significato per bramosia di denaro e potere.
Quindi con ancora più forza torniamo a vivere la nostra vita con l’impegno di proteggere tutto ciò che rappresenta la nostra identità culturale. Noi matti per lo sport, torniamo a giocare e a tifare… Allons entants de la Patrie