Vicinanza e affetto dell’intera Chiesa che è in Venezia. Sono i sentimenti che il patriarca lagunare, mons. Francesco Moraglia, ha voluto esprimere ai genitori di Valeria Solesin, la 28enne dottoranda veneziana morta insieme ad altre 89 persone nel corso degli attentanti al teatro Bataclan di Parigi, venerdì scorso.
“La tragedia che, con grande dignità e compostezza, state vivendo la sentiamo nostra”, scrive il patriarca in una lettera, “Valeria, veramente, appartiene a tutti noi. La sua vicenda ha toccato profondamente tutta la comunità veneziana”. “L’assurdo e irrazionale fatto di sangue in cui la vostra amatissima figlia ha perso la vita – prosegue – ci ha colpito molto, come ci ha edificato la testimonianza di dignità e fortezza d’animo da voi data nel momento in cui una mamma e un papà vivono l’esperienza più lacerante: la perdita di una figlia”.
Il “dolore” del patriarca si unisce quindi “a quello dell’intera Chiesa di Venezia e di tutti gli uomini e donne di buona volontà che vedono in Valeria un simbolo di grande impegno civile e morale oltre che una validissima studiosa impegnata nella ricerca universitaria”. “Il ricordo della vostra amatissima figlia – si legge ancora nella missiva – ci accompagnerà sempre, per quello che Valeria ha saputo essere, sia come studiosa sia come persona attenta e disponibile ai bisogni e alle necessità del prossimo, in particolare degli ultimi, come testimonia il suo costante impegno nel volontariato”.
Il presule propone quindi ai coniugi Solesin un incontro insieme anche al fratello Dario e, porgendo le sue cristiane condoglianze, assicura “per la carissima Valeria e per tutti coloro che le vogliono bene, il costante ricordo nella preghiera”.