Father Placido Cortese

Ufficio stampa Messaggero di Sant’Antonio Editrice

Placido Cortese: il "frate martire" che aiutò ebrei e prigionieri politici

Nel 71esimo anniversario della sua morte, una Messa a Padova per ricordarlo. In corso per lui la causa di beatificazione

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Sono passati 71 anni da quel 1944, anno in cui il Servo di Dio padre Placido Cortese, francescano del Santo, fu rapito e assassinato dalla Gestapo per aver aiutato decine e decine di prigionieri civili, politici ed ebrei del campo di internamento di via Chiesanuova, a Padova, e di perseguitati dai nazifascisti. Domenica 15 novembre, in basilica del Santo alle 11, la Santa Messa presieduta dal Ministro provinciale, padre Giovanni Voltan, per l’anniversario di quello che, per quanti hanno conosciuto padre Cortese, è un vero e proprio martirio, consumato come “olocausto del silenzio”. I tedeschi lo uccisero dopo brutali torture. E cancellarono il suo nome dagli archivi perché non ne restasse memoria.

L’interesse e la devozione verso padre Cortese è in costante aumento. Sono migliaia le persone che hanno pregato al suo confessionale-memoriale inaugurato un anno fa in basilica, nello stesso luogo in cui il francescano confessava e dirigeva le operazioni di soccorso ai perseguitati. Molte le testimonianze annotate dai fedeli nel suo memoriale. E recentemente anche Rai Cultura – Rai Storia ha raccontato la sua vicenda nel dvd La Repubblica Sociale Italiana della serie “1939-1945 – La II guerra mondiale”, distribuito in allegato col Corriere della Sera.

“La causa di beatificazione è in corso presso la competente Congregazione vaticana e si è in attesa della Positio, documento riassuntivo fondamentale per gli ulteriori sviluppi – racconta il vicepostulatore padre Giorgio Laggioni -. Recenti indagini hanno confermato l’assenza del ‘nome’ di padre Cortese negli Archivi federali in Germania: la sua ‘eliminazione’ è stata condotta nel più assoluto segreto perchè non doveva lasciare traccia. Questo rende difficilissima la prova del suo ‘martirio’, ma le testimonianze del bene che ha fatto sono davvero molte ed è sempre possibile che ne spuntino altre, insieme, magari, a qualche documento”.

Oltre che al Santo, il ricordo di padre Cortese resta indelebile anche in altri luoghi della città. La caserma Padova Sud di via Chiesanuova, oggi caserma Romagnoli, nel 1941 divenne un campo di concentramento per prigionieri jugoslavi, rastrellati dal regime fascista a seguito della spartizione tra Germania, Italia e Ungheria della Slovenia. Nella caserma di via Chiesanuova vennero rinchiusi anche ebrei e prigionieri politici. Padre Cortese, all’epoca direttore del Messaggero di sant’Antonio, mise in atto la cosiddetta “catena di salvezza” formata da giovani, per lo più studenti, che quotidianamente rischiavano con lui la vita per salvare quella di ebrei, internati e perseguitati. Rapito l’8 ottobre 1944 davanti al Santo, venne ucciso a Trieste dai nazifascisti. Nemmeno sotto atroci torture rivelò i nomi dei componenti della “catena di salvezza”. All’ombra del campanile della chiesa di Chiesanuova, vicino al monumento che ricorda i caduti della parrocchia, a ricordare l’opera di carità del frate c’è un cippo, meta ogni 25 Aprile del percorso della memoria, organizzato da un gruppo di cittadini del quartiere di Padova Ovest, lungo i monumenti della zona alle vittime della Resistenza.

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ZENIT Staff

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