Valentino Rossi

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Vittoria e sconfitta nello sport

Vincere aiuta a vincere, ma la magia dello sport è anche nella sconfitta. Gli esempi del tennista Djokovic e del motociclista Rossi

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Che la vittoria nello sport sia per lo più una questione di testa non é una scoperta. L’unicità della classe del campione è spesso un mistero che valica l’esame razionale delle sue caratteristiche fisiche e tecniche. La mentalità vincente è un mix magico di determinazione, autocontrollo, rabbia, serenità, motivazione, capacità di leggere le intenzioni dell’avversario e del compagno, tutti tratti psicologici e caratteriali che hanno correlati biologici misurabili. La vittoria determina un incremento della produzione di testosterone, ormone dell’aggressività, e porta a rapidi picchi di attività della dopamina, neurotrasmettitore del sistema cerebrale della ricompensa e della corteccia motoria.

Che vincere quindi porti il campione a sentirsi più competitivo, aggressivo e vitale e a continuare a vincere ce lo conferma oggi il tennista serbo Novak Djokovic, vincitore del torneo di Parigi-Bercy. Djokovic è il primo nella storia ad aver raggiunto 8 finali Masters in una sola stagione, il primo a conquistarne ben sei e il primo a vincere oltre 16 millioni di dollari di montepremi in una sola stagione. Djokovic è inoltre il primo tennista capace di vincere quattro edizioni del torneo parigino. Ha concesso un set in semifinale al suo avversario, dopo averne vinti 29 in fila. Contro Andy Murray in finale il serbo infila il 22esimo successo consecutivo. Ha giocato la 14esima finale consecutiva in stagione. Quello di Parigi-Bercy è il titolo numero 58 conquistato in carriera, su 83 finali disputate: il decimo in una stagione che lo ha visto trionfare anche agli Us Open, Wimbledon, Australian Open, a 6 Masters 1000 e al 500 di Pechino.

Vincere quindi aiuta a vincere… ma la magia dello sport è anche e soprattutto nella sconfitta. È banale sottolinearlo, ma in tutti gli sport il vincitore é uno, o una sola squadra, i partecipanti e gli sconfitti molti. Eppure alla fine di un match o di una gara sportiva, stravolto dalla fatica, frustrato dalla sconfitta, il perdente è pronto a riprendere gli allenamenti e ad attendere il momento della rivincita, il desiderio della realizzazione di sé, sopportando impegno e rinunce per un obiettivo sportivo, un impegno che si scontra con la durezza della sconfitta, la percezione del limite, l’evidenza della superiorità di un avversario. E la mente del perdente prepara con l’allenamento la ricerca della dopamina e del testosterone utili per la rivincita.

Così é stata la domenica della sconfitta nel mondiale MotoGP di Valentino Rossi, della sua rabbia mista ad ironia per la percezione di un’ingiustizia subita e per la sua voglia di tornare a combattere lealmente spalla a spalla con i suoi avversari, lontani dalle polemiche di queste ultime settimane dopo la controversa gara di Sepang, in Malesia. La classe di Valentino Rossi non si discute: 9 mondiali vinti, 112 gran premi vinti su 331 con 211 podi. Sorpassi al limite, guida spettacolare, staccate al limite, sfrontato fino alla spacconeria, vincente, ma anche sfortunato e con periodi di grandi sconfitte. Quella di ieri è amara perché viziata dalla partenza in ultima fila per la decisione della giustizia sportiva di punire la scorrettezza di Valentino nel gran premio di Malesia nei confronti di quel Marquez che ha ecceduto in agonismo a Sepang fino al contatto decisivo e ha accompagnato oggi pacificamente in scia il neo campione del mondo Jorge Lorenzo alla vittoria del gran premio di Valencia.

Nello sport ci sta tutto, anche il rispetto di regolamenti non sempre interpretati in maniera oggettiva e forse anche le alleanze tra avversari a danno di qualcuno. Al di fuori delle polemiche del “biscotto” mi piace ricordare di questa domenica di sconfitta di Valentino la promessa fatta ai tifosi che è una minaccia per gli avversari….. ci vediamo il prossimo anno.

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ZENIT Staff

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