Presentation of the book "La rivoluzione globale per un nuovo umanesimo" by Orazio Parisotto

Alessandro De Vecchi (ZENIT)

La rivoluzione globale per un nuovo umanesimo

Nel suo ultimo saggio, Orazio Parisotto elabora un manifesto per un rafforzamento e democratizzazione dell’Onu

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“Il mio non è un libro, è uno studio, una ricerca, un progetto di rivoluzione globale pacifica per avviare un nuovo umanesimo. Una specie di nuova agorà aperta a tutti”. Con queste parole Orazio Parisotto, per molti anni funzionario presso il Parlamento europeo, ha introdotto la sua ultima pubblicazione La rivoluzione globale per un nuovo umanesimo.

Un manifesto di un’idea ambiziosa di rafforzamento e democratizzazione dell’Onu per creare istituzioni internazionali in grado di governare la globalizzazione con i principi del rispetto fra culture e religioni diverse, libertà e diritti umani, economia e finanza con precisi limiti etici e tutela per l’ambiente.

Il libro, sostenuto da Unipax (organizzazione non governativa fondata dallo stesso Parisotto nel 1984 e associata al Dipartimento della Pubblica Informazione delle Nazioni Unite), è stato presentato a Roma presso l’Ufficio per l’Italia del Parlamento europeo. All’evento hanno partecipato il direttore dell’Ufficio stesso Gianpaolo Meneghini, l’attuale presidente di Unipax Cedric Boniolo, il giornalista del Sole 24 Ore Gerardo Pelosi e il vaticanista Giancarlo Cocco.

“Nel Quattrocento, l’umanesimo  – ha dichiarato Meneghini nel suo intervento – ha cambiato la visione dell’universo da teocentrica ad antropocentrica. Ha affermato l’idea di uomo come artefice del proprio destino. Ora, poiché come diceva Albert Einstein ‘la modernità ha fallito’, è necessario un nuovo umanesimo per riscoprire il pluralismo alle origini della civiltà europea e combattere le emergenze planetarie. Non c’è più tempo per fermarsi a gustare la vita che viviamo. L’Europa deve svegliarsi. Dobbiamo svegliarci perché l’Europa siamo noi”.

“Questo libro – ha commentato Boniolo – è dedicato agli operatori e alle associazioni di pace -. Quindi, come Unipax, ci è sembrato naturale supportare il progetto. Questo lavoro ha una qualità per noi fondamentale: è completamente apolitico, apartitico, aconfessionale e non fa riferimento ad alcun credo economico”.

“Siamo in un’epoca di caos – ha spiegato Parisotto –  in cui manca una vera idea su come organizzare il nostro futuro. I paesi più forti continuano a stampare moneta senza il supporto dell’economia reale e questo mette in difficoltà gli stati più deboli. Dobbiamo superare l’idea del primato della sovranità nazionale per costruire un progetto di federazione mondiale. L’Onu ha rappresentato un passo importante per la definizione di un vero diritto internazionale, ma deve essere aggiornato alle necessità del nuovo secolo, democratizzato e rafforzato perché sia in grado di far rispettare regole e diritti fondamentali a livello mondiale”.

L’idea dell’autore è partire da una serie di petizioni online, coinvolgendo sempre più associazioni in tutto il mondo con l’obbiettivo di mettere pressione ai governi e alle istituzioni internazionali. “Trasformare l’Onu – ha continuato Parisotto – in una Camera dei popoli dove tutti gli stati siano equamente rappresentati. Essa dovrebbe eleggere un Consiglio di sicurezza senza diritto di veto a cui sarebbero collegati un esercito di pace e di intervento umanitario e un’agenzia per il disarmo mondiale progressivo”.

Questa Onu rinnovata avrebbe la forza per affermare i principi di un’economia e una finanza con limiti etici ben precisi (inclusa l’applicazione di una tassa sulle transazioni finanziarie a livello globale, paradisi fiscali compresi, i cui introiti andrebbero in parte all’Onu in parte agli stati nazionali), tutela e sostenibilità ambientale, e modelli educativi interculturali e interreligiosi. “Un mondo – ha concluso l’autore – in cui tutti possano sentirsi fratelli come auspicato da Papa Francesco nel suo recente discorso al Congresso degli Stati Uniti”.

“Questo libro – ha evidenziato Pelosi – ha il merito di dare una struttura organica e sistematica a problemi di livello mondiale come l’inadeguatezza di alcuni organismi sopranazionali. Penso all’Onu, ma anche all’Unione europea che non riesce a far fronte alla crisi economica e all’emergenza dell’immigrazione. Il modello di Parisotto è una risposta quasi visionaria, ma valida e affascinante e per questo merita attenzione: trasformare il modello culturale, artistico e filosofico dell’umanesimo in paradigma politico. Viviamo in un mondo senza regole con le grandi compagnie multinazionali come Google che si comportano quasi da superpotenze politiche. Contro di loro le attuali istituzioni internazionali non riescono a fare molto. L’Onu paga ancora una situazione di signoraggio nei confronti degli Stati Uniti che però non sono più in grado di essere i guardiani del mondo. L’Unione europea è senza una vera leadership interna condivisa. Non ha più gli ideali delle sue origini né personalità come De Gasperi, Adenauer, Mitterrand e Kohl”.

Il concetto di un’Europa ancora debole e inadeguata alle attuali sfide mondiali ritorna anche nell’intervento di Giancarlo Cocco: “Parisotto si rammarica di come l’idea originale di Europa unita federalista, teorizzata nel Manifesto di Ventotene da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, sia stata dimenticata. Un vero stato federale europeo sarebbe molto più credibile sul piano internazionale. L’autore – ha continuato il vaticanista – denuncia con precisione il pericolo del dissanguamento finanziario prodotto dalla corsa mondiale agli armamenti e dalla crisi del modello economico dominante capitalista. Auspica che l’Onu possa diventare davvero un governo mondiale libero dall’influenza delle superpotenze nazionali”.

Cocco ha infine evidenziato come la necessità di un’economia con più etica e regole sia condivisa anche Papa Francesco. Ma è una strada lunga e difficile: “Per questo il Pontefice sta cercando di riformare le finanze vaticane, ma incontra molte resistenze”. E ovviamente il pensiero non può che andare al nuovo scandalo Vatileaks e alle sue implicazioni.

 

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Alessandro de Vecchi

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