Nella luce del “farsi uno” per amore del prossimo, vedo la scenetta di Teresa di Lisieux, mentre accompagna la suora vecchia, anchilosata, di difficile carattere, mai contenta di nessuna delle mille attenzioni della novizia.
Teresa, sorreggendola, ricordava le musiche e le danze del mondo che aveva appena lasciato. Ma riteneva musica preferibile e addirittura insuperabile quei rimbrotti e lamenti dell’anziana consorella a cui non smetteva di sorridere.
Ricordo il comportamento d’un amico con il figlio alcolizzato. Dapprima aveva provato lo smacco dell’inutilità di tutte le sue minacce per indurlo a smettere di bere. Finchè – assurdità dell’amore – si decise ad accompagnarlo nei bar, e, senza rimproveri, cercar di bere con lui.
Quel “farsi uno” fino ai limiti dell’ubriacatura guadagnò il figlio che smise di bere. Aveva sperimentato l’amore vero, concreto del papà.
L’uomo ritorna appena s’accorge che Gesù lo ha amato talmente da “farsi uno” con lui fino al limite del peccato.
Ciao da p. Andrea
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