Straordinario il libro di Nello Scavo “I nemici di Francesco”, edito da Piemme: un’analisi precisa e dettagliata di coloro che si oppongono a Papa Francesco, dentro e fuori le mura del Vaticano. L’inchiesta è condotta con il piglio e il ritmo di un cronista giudiziario quale Nello Scavo è, spiegando le ragioni che accomunano persone e gruppi di potere che cercano in ogni modo di ostacolare la rivoluzione del Papa argentino. Scrive l’autore nell’ultima di copertina: “Bergoglio lo sa. Alcune volte ne ha parlato in privato. Altre volte lo ha lasciato intendere in pubblico. Dentro e fuori la Chiesa ci sono ostacoli, resistenze, lotte. I serpenti si annidano negli ambienti curiali come nei centri di potere internazionali. Sugli oppositori interni già si scrivono pagine di cronaca e interi tomi, ma è anche la trincea esterna al perimetro del Vaticano a essere foriera di pericoli imprevedibili”.
Il Papa che sogna una chiesa povera e per i poveri, che intende riformare e ridurre i poteri ed i privilegi della Curia Romana, che sottolinea che il vero potere è il servizio, è un Papa “scomodo”. Le sue parole sfidano chi vive nella comoda omologazione. Nello Scavo, già firma prestigiosa del quotidiano Avvenire, è sottile nel far comprendere come Francesco non si fermi alle parole ma agisca, tanto da far infuriare i poteri forti. La sua inchiesta non teme censure. Nomi e cognomi dei nemici del Papa vengono indicati precisamente, così come le ragioni dello loro ostilità. ZENIT non ha resistito alla curiosità e lo ha intervistato.
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Chi sono questi ‘nemici di Francesco’?
Mentre si guarda alle ostilità interne alla chiesa, credo invece sia necessario non trascurare la frontiera esterna, quella di gruppi di interesse e di potere che si sentono smascherati dalla parole di Bergoglio. Certo, ogni Pontefice ha rischiato la vita: Paolo VI accoltellato nelle Filippine, Giovanni Paolo II ferito da Ali Agca, Benedetto XVI aggredito da una donna mitomane. Adesso ci sono anche l’Isis e altri network del radicalismo. In ogni caso credo che, come sostengo e cerco di dimostrare nel libro, sono più forti le aggressioni ideologiche e le azioni di disturbo all’apostolato di Bergoglio, Ci sono persone e gruppi che confezionano polpette avvelenate e azioni che hanno lo scopo di gettare discredito.
Lei parla di poteri forti esterni alla Chiesa, quali sono? E perchè ci sono?
Si va dai classici 007 ai padroni dei caveaux. Le spie monitorano ovunque l’operato della Chiesa. Bergoglio non ha fatto eccezione. Sin dagli anni argentini il sevizio segreto stastunitense , la Cia regolarmente trasmetteva dispacci sulle mosse dell’allora arcivescovo di Buenos Aires, arrivando a preconizzarne l’elezione già nel conclave del 2005. Dalla lettura di quei report, e da altri redatti da una potente agenzia di intelligence privata chiamata Stratfor (nota come la “Cia ombra”), si intuisce la preoccupazione per una figura, come quella di Francesco, che può mettere in discussione i rapporti di forza nelle relazioni internazionali. Ma il papa, come ha dimostrato il capolavoro diplomatico di Cuba, ha ribadito che il suo intento non è quello di dividere, semmai quello di nuove alleanze improntate alla cooperazione tra i popoli. Nonostante il vasto consenso, gli Stati Uniti restano un simbolo delle alleanze e dei dissensi. Il primo colpo lo ha battuto nel 2013 un economista di JP Morgan, poi sono arrivati giornali economici e gruppi di pressione i quali, come scrivo nel libro, si sono dati come scopo quello di irridere Francesco per difendere i propri interessi. Poi le ali estreme del partito repubblicano e gli ultraconservatori del Tea Party non risparmiano bordate a Francesco, specie sul piano della critica economica e delle denunce per la difesa del creato. Un Papa che dice che “questa economia uccide” risulta scomodo a chi grazie proprio a questo sistema economico ha costruito ricchezze e potere a a spese dei poveri e di un pianeta da depredare.
E i nemici interni invece?
Il Papa ripete che il diavolo entra spesso attraverso il portafoglio. Potere e denaro sono certamente le “ricchezze” che “I nemici di Francesco” non vogliono perdere. Questo accomuna la fronda anti-Bergoglio interna e quella esterna al perimetro vaticano. Dissentire dal papa non è una bestemmia e al sinodo si è visto che Francesco cerca e non teme il confronto. Il tema, però, è un altro, cioè separare chi dissente perché, semplicemente, vede le cose in un altro modo, da chi invece arriva a usare perfino le Scritture e la “tradizione” della Chiesa per proteggere interessi privati. E’ più credibile, tra gli oppositori di Francesco, un missionario che vive senza risparmiare la sua stessa vita, o qualche prelato incapace di fare due passi senza l’autista?
Lei vede una relazione tra i nemici di Benedetto XVI e di Papa Francesco? Sono gli stessi?
Sul piano internazionale ci sono alcune analogie ma, a mio avviso, prevalgono le differenze. I centri del potere finanziario oggi percepiscono il papa come un ostacolo, perché ha avuto il coraggio di dire che “il re è nudo”. Nel mio libro pubblico anche alcuni documenti nei quali – grazie ad alcune sessioni di lavoro presso la Pontificia accademia delle Scienze – si fanno i nomi di alcune multinazionali accusate di ridurre in schiavitù i lavoratori. Per non dire di alcuni esponenti della lobby dei produttori di armi e di quella dei petrolieri, i quali finanziano i think tank che hanno il compito di fare le pulci a Francesco.
Chi è, secondo lei, Jorge Mario Bergoglio?
Non sono un vaticanista e perciò mi mancano i fondamentali per rispondere in modo sensato. Ma a questa domanda rispose lui stesso nella bella intervista a padre Antonio Spadaro, che gli chiedeva chi fosse Jorge Mario Bergoglio. E lui, sorprendendo tutti: «Non so quale possa essere la definizione più giusta… Io sono un peccatore. Questa è la definizione più giusta. E non è un modo di dire, un genere letterario. Sono un peccatore». E aggiunse: «Sì, posso forse dire che sono un po’ furbo, so muovermi, ma è vero che sono anche un po’ ingenuo. Sì, ma la sintesi migliore, quella che mi viene più da dentro e che sento più vera, è proprio questa: “sono un peccatore al quale il Signore ha guardato”». Infine ripetendo: «Io sono uno che è guardato dal Signore. Il mio motto Miserando atque eligendo l’ho sentito sempre come molto vero per me». Credo che questa sia la risposta a cui attenersi.
Perché il suo programma di riforma della Chiesa trova tante resistenze?
Per paura di cambiare. Per narcisismo. Per interesse. Come di chi vive in una stanza chiusa e poi prende per matto chi, entrando, faccia presente che l’aria è stantia e bisogna spalancare le finestre. Francesco non si nasconde dietro patetiche difese d’ufficio. All’omelia del mattino di venerdì 6 novembre ha detto: “Anche nella Chiesa ci sono questi che, invece di servire, di pensare agli altri, di gettare le basi, si servono della Chiesa: gli arrampicatori, gli attaccati ai soldi. E quanti sacerdoti, vescovi abbiamo visto così. È triste dirlo, no?».
Alcuni accusano Papa Francesco di essere un comunista. Perché e qual è il suo parere in proposito?
Quando bisogna liquidare i personaggi scomodi, la prima cosa da fare è cucirgli addosso il gagliardetto di una qualche appartenenza. Di papa Benedetto si diceva che fosse un ultraconservatore, ma poi dimettendosi ha compiuto il gesto più rivoluzionario. Anche di Bergoglio se ne dicono tante. Parlare dei poveri, ricorrere a Francesco d’Assisi, richiamare alle Beatitudini del Vangelo, viene sbrigativamente bollato come comunismo, marxismo, socialismo. Se le cose stanno così, allora la Chiesa, con i suoi missionari, ha riempito di comunisti l’Africa, l’Asia, il Sudam
erica e ovunque ci siano dei poveri e degli emarginati. Forse basterebbe guardare meglio da dove provengono queste ridicole accuse per capire chi sono e cosa temono davvero “i nemici di Francesco”.
Come spiega la popolarità di Bergoglio ed il suo impatto sull’opinione pubblica mondiale?
Ha sbugiardato i potenti e si è fatto voce degli ultimi. È autorevole, perché si fa precedere dai fatti. È una guida morale, riconosciuta dai credenti e dai non credenti. Non “vende” una fede, la testimonia. È un uomo che ha rischiato la vita, come è accaduto più volte in Argentina, durante la dittatura e anche da arcivescovo di Buenos Aires. E mai una volta che facesse un passo indietro. Il suo lessico non mostra alcuna allergia per le sfide e i cambiamenti del nostro tempo. Non fa sconti al messaggio cristiano, ma lo vuole sinceramente inclusivo. Perciò i suoi detrattori passeranno a piani più subdoli. Si vuole far credere che “il Papa piace, la Chiesa no”. Contemporaneamente, si tenta di dividere la comunità ecclesiale dall’interno, alludendo a faide, avidità, lotte per il potere, scontri tra vescovi. Ma lo scopo è quello di abbassare il volume a Francesco, minando al carisma personale del papa e alla sua grande opera di riforma. Chi prenderebbe sul serio un papa che predica bene in una chiesa che razzola male? Una Chiesa divisa e un papa che si vorrebbe far apparire logorato dalle diatribe interne, sono la migliore assicurazione per quei poteri globali che vogliono continuare a prosperare indisturbati. Per fortuna la realtà è un’altra. Nel mio libro ricostruisco anche gli interventi e i risultati raggiunti nel contrasto alle malversazioni e nella prevenzione dei reati di corruzione o appropriazione indebita. Ed è questa determinazione, che a certi reporter fa comodo non raccontare, una delle chiavi della popolarità universale di Papa Francesco.
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Nello Scavo è un reporter internazionale. Scrive per il quotidiano della CEI Avvenire. Ha indagato sulla criminalità organizzata e il terrorismo globale. È autore de La lista di Bergoglio (EMI, 2013), il libro inchiesta tradotto in 15 lingue, e anche di: “I sommersi e i salvati di Bergoglio” (Piemme, 2014) e, con Luigi Ciotti, “Non tacerò. Con Francesco contro l’economia di rapina e la mafia 2.0” (in collaborazione con Daniele Zappalà, Piemme, 2015).
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