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Vatileaks. La Segreteria per l'Economia replica alle accuse: "False e fuorvianti"

Il maxi Dicastero guidato dal card. Pell smonta una per una le accuse su presunte ‘spese pazze’ avanzate nei libri di Nuzzi e Fittipaldi. Intanto mons. Balda rompe il silenzio 

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Mentre comincia a dissiparsi lentamente il polverone sollevato dallo scandalo Vatileaks 2, all’orizzonte appare la prominente figura del cardinale George Pell che scende in campo per difendersi da accuse nei suoi confronti contenute in passaggi dei libri di Nuzzi e Fittipaldi. In particolare, le invettive contro il prefetto della Segreteria per l’Economia riguardano presunte ‘spese pazze’ che il cardinale avrebbe compiuto in soli sei mesi dalla sua nomina, come l’ormai famigerato sottolavello del valore di 4.600 euro. Accuse che il cardinale australiano – in una nota diffusa oggi dal portavoce del Dicastero – bolla come “false e fuorvianti”.

“I libri recentemente pubblicati – si legge nel testo – sembrano aver incluso affermazioni false e fuorvianti circa la gestione delle spese del cardinale Pell e delle spese sostenute dalla Segreteria per l’Economia per tutto il 2014”. “Per evitare ogni dubbio circa l’impegno del cardinale Pell sulla gestione e sul controllo dei costi – prosegue – la Segreteria ha completato l’anno ben al di sotto del suo bilancio 2014 ed è stato uno dei pochi enti a proporre una riduzione della spesa complessiva nella sua richiesta di budget 2015”.

Gli attacchi vengono quindi argomentati e smontati uno per uno con dovizia di cifre e particolari. Riguardo alle spese di 500 mila euro che la Segreteria per l’Economia avrebbe sostenuto nel 2014, l’organismo precisa che “nel periodo compreso tra marzo 2014 (quando è stata istituita la Segreteria) e dicembre 2014, sono stati sostenuti costi operativi, inclusi i costi iniziali per mobili e computer per far partire il nuovo Dicastero, nonché gli stipendi”. 

Quest’ultimi e relativi oneri sono stati “contabilizzati” per una cifra pari a 292.000 euro. Mentre “i costi netti di trasporto aereo da parte del personale della Segreteria, in questi 9 mesi, ammontano a meno di 4.000 euro”, informa ancora la nota, sottolineando che “sono considerevolmente inferiori a simili costi sostenuti da molti altri enti”. “2.500 euro – viene fatto ancora presente – sono stati spesi per l’acquisizione di paramenti e tovaglie d’altare per la cappella nell’ufficio della Segreteria per consentire al personale di pregare insieme e per la celebrazione della Santa Messa”. Altri 16.000 euro sono stati impiegati invece “in viaggi ed alloggi per consulenti che lavoravano su un progetto per il C9”. 

Circa l’appartamento Vaticano preso in gestione dalla Segreteria, viene spiegato che l’immobile “è stato riservato per un membro di alto livello del personale proveniente dall’estero, con contratto a termine”. Spiega il comunicato: “Si prevede che questa sistemazione continuerà ad essere utilizzata dalla Segreteria per molti anni in quanto fornisce un’opzione meno costosa per ospitare esperti internazionali con stabilimento in loco a lungo termine rispetto alle alternative di sistemazione in una delle Domus o in alberghi costosi”.

“La Segreteria – conferma infine il Dicastero economico – non è stata consultata prima dell’aggiudicazione degli appalti Apsa”, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, ovvero la “banca centrale del Vaticano”. “Alla Segreteria non è stato chiesto di fornire specifica approvazione di ogni voce di costo prima di prendere un impegno”, precisa ancora l’organismo, informando che “queste pratiche adesso sono cambiate” e che “le spese della Segreteria ora richiedono l’approvazione esplicita da parte del dirigente prima che i costi possano essere sostenuti”. 

Ultimo affondo: il fatto che l’organismo guidato da Pell abbia “completato l’anno ben al di sotto del suo bilancio 2014 ed è stato uno dei pochi enti a proporre una riduzione della spesa complessiva nella sua richiesta di budget 2015”.

Ma mentre la Segreteria per l’Economia fa chiarezza, cresce intanto la confusione nel processo di indagine sulla fuga di documenti riservati. I due ‘corvi’, monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e Francesca Chaouqui, ex membri Cosea, scaricano la colpa uno sull’altra raccontando versioni opposte. La Pr, incinta di pochi mesi e attualmente in libertà sia per la sua condizione che per la collaborazione con la Gendarmeria, nei giorni scorsi ha dichiarato a diversi organi di stampa di essere estranea alla vicenda e che la colpa fosse tutta “del monsignore che vuole tirarmi in mezzo”.

Da parte sua, Lucio Vallejo Balda, ancora in cella – su di lui gravano le responsabilità maggiori nella registrazione delle conversazioni del Papa alle riunioni della Cosea e la cessione dei documenti ai giornalisti – ha rotto il silenzio e cominciato “con spirito collaborativo” a rispondere alle domande del promotore di Giustizia, smentendo il racconto della sua protetta che lo vuole il colpevole numero uno. 

Per la 30enne lobbista calabrese i guai non finiscono qua: la donna è finita insieme al marito, l’informatico Corrado Lanino, al centro di un’indagine della magistratura italiana. Un fascicolo della procura di Terni – che, a breve, sarà trasferito a quella di Roma per competenza territoriale – ipotizza infatti per la coppia i reati di estorsione e intrusione informatica. 

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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