Un uomo “calmo e amichevole” e, al tempo stesso, “energico e preciso”. Con queste parole gli inviati di Straatnieuws, “giornale di strada” olandese realizzato dai senza fissa dimora, descrivono il loro primo impatto con il “capo spirituale di 1,2 miliardi di cattolici”.
In un’intervista rilasciata nei giorni immediatamente successivi alla conclusione del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, papa Francesco è tornato sui suoi cavalli di battaglia: dopo aver parlato della sua gioventù in Argentina, il Pontefice ha spiegato da dove nasce la sua straordinaria sensibilità verso i poveri e ha ammonito i cristiani dall’eccessivo attaccamento al denaro.
Raccontando della sua infanzia umile e dignitosa, in un “quartiere semplice di Buenos Aires, tutte case basse”, Bergoglio ha affermato di ricordare “i nomi della gente”, descrivendo la sua attività pastorale: “da prete sono andato a dare i sacramenti, il conforto ultimo a tanti, che mi chiamavano e ci andavo perché volevo loro bene”.
Com’è noto, il futuro Papa amava ed ama il calcio e l’ha anche praticato, pur ammettendo di non essere mai stato un eccelso giocatore, al punto di essere stato soprannominato “pata dura”, un’espressione gergale argentina “che vuol dire avere due gambe sinistre”, ha dichiarato al giornale olandese.
La sua attenzione ai poveri nasce nella prima infanzia, dall’incontro con la domestica di casa Bergoglio, una donna poverissima di origini siciliane. “Noi non eravamo ricchi”, ha sottolineato il Santo Padre, ma “arrivavamo alla fine del mese normalmente”, mentre alla loro domestica, spesso “mancavano le cose necessarie”.
Francesco ha quindi mostrato ai suoi intervistatori la medaglia del Sacro Cuore di Gesù, donatagli dalla sua ex domestica, rivista novantenne molti anni dopo, durante il suo ministero da arcivescovo di Buenos Aires. “Così penso a lei ogni giorno e a quanto ha sofferto per la povertà. E penso a tutti gli altri che hanno sofferto”, ha detto il Pontefice.
La vicinanza ai poveri, ha precisato, è comunque dovere di ogni cristiano, poiché “Gesù è venuto al mondo senzatetto e si è fatto povero. Poi la Chiesa – ha aggiunto – vuole abbracciare tutti e dire che è un diritto di avere un tetto sopra di te”.
Gli inviati di Straatnieuws incalzano poi il Papa: non c’è il rischio che parlare così tanto dei poveri e dei profughi “possa generare una forma di stanchezza nei mass-media e nella società in generale?”.
La “tentazione” di rifiutare “un tema che non è bello”, esiste, ammette Francesco, “ma non mi fa paura”. E ha aggiunto: “Io devo continuare di parlare delle verità e di come sono le cose”.
In merito al rischio di una strumentalizzazione ai fini politici della sua attenzione ai meno fortunati, il Santo Padre replica, sottolineando due “tentazioni” ricorrenti: 1) parlare “della povertà e dei senzatetto” e poi “condurre una vita da faraone”; 2) scendere a compromessi con i governi, ovvero stringervi accordi non “trasparenti”.
“C’è sempre la tentazione della corruzione nella vita pubblica, sia politica, sia religiosa”, ha affermato. A titolo di esempio, Bergoglio ha ricordato di un suo colloquio con un ministro argentino che aveva rassegnato le dimissioni, non accettando compromessi con la corruzione: nello specifico i fondi governativi destinati ai poveri, giungevano a destinazione solo per il loro 35% effettivo; il restante 65% rimaneva nelle mani dei politici.
Il Santo Padre ha poi ironizzato sulle accuse di ‘comunismo’, rivoltegli da taluni: “è una categoria un po’ antiquata”, ha detto ridendo.
Di seguito, la spiegazione della scelta di rimanere in pianta stabile alla Casa Santa Marta. Il Papa rifiutò di vivere nell’appartamento pontificio non perché fosse lussuoso ma perché non accettava di “essere isolato”.
Essersi stabilito a Santa Marta, ha spiegato, “mi fa bene, perché mi sento libero. Mangio nella sala da pranzo dove mangiano tutti. E quando sono in anticipo mangio con i dipendenti. Trovo gente, la saluto e questo fa che la gabbia d’oro non sia tanto una gabbia. Ma mi manca la strada”.
Richiamandosi a un desiderio da lui espresso in una precedente intervista, gli inviati di Straatnieuws hanno proposto al Papa di andare a mangiare una pizza con loro. “Mi piacerebbe – ha risposto – ma non riusciremmo a farlo”, per la ressa di gente che si accalcherebbe vicino a lui, come avvenne qualche tempo fa nell’ormai famosa uscita dall’ottico.
Francesco ha comunque ammesso di non sentire la mancanza del contatto della gente comune, potendo incontrarla durante le udienze e le visite alle parrocchie romane.
Tornando sul tema della “chiesa povera”, il Pontefice ha fatto un’importante precisazione: i “tesori della Chiesa” non sono vendibili, nemmeno per scopi umani, perché sono “tesori dell’umanità” e non di proprietà ecclesiale.
“Ma abbiamo cominciato a vendere dei regali e altre cose che mi vengono date”, ha puntualizzato il Papa, ricordando che a gestire i proventi delle vendite di beneficienza, è l’elemosiniere, monsignor Konrad Krajewski.
Anche alcune automobili del Vaticano sono state vendute o cedute per mezzo di una lotteria e il loro ricavato è stato destinato ai poveri. “I beni immobili della Chiesa – ha ricordato il Papa – sono molti ma li usiamo per mantenere le strutture della Chiesa e per mantenere tante opere che si fanno nei paesi bisognosi: ospedali, scuole”.
Interpellato su una possibile visita in Olanda, il Santo Padre ha replicato: “Le porte non sono chiuse a questa possibilità”. Ai senzatetto olandesi, Francesco ha chiesto di continuare a lottare per le tre ‘t’: trabajo (lavoro), techo (casa) e tierra (terra).
Ammettendo di non aver mai immaginato di poter diventare Papa, Bergoglio ha poi confidato un ricordo di infanzia: andando al mercato, con la mamma e la nonna, all’età di 4 anni, gli venne chiesto cosa avrebbe voluto fare da grande. “Il macellaio!”, fu la risposta del piccolo Jorge Mario.
L’essere diventato vicario di Cristo in terra, per Bergoglio è stata una inaspettata “grazia di Dio”. L’elezione al soglio pontificio non gli ha fatto “perdere la pace”, né lo fa troppo pensare alla fama. Ci sono infatti, ha osservato, personaggi famosi “che hanno fatto grandi cose” e semplici “vanitosi”, la cui fama è come “una bolla di sapone”.
Verso la conclusione dell’intervista, il Papa ha ribadito: “Io vorrei un mondo senza poveri. Noi dovremmo lottare per questo”. Tuttavia, la “cupidigia umana” è sempre troppo diffusa, pertanto “mi sembra un po’ difficile immaginare un mondo senza poveri”.
Un ultimo vibrante atto di accusa, Francesco l’ha rivolto agli abusi contro l’infanzia: vi sono, ha denunciato “bambini sfruttati per lavoro schiavo”, come pure “bambini sfruttati per abuso sessuale”.
Si fa strada, tuttavia, anche “un’altra forma di sfruttamento: uccidere bambini per togliere gli organi”. Anche questa è “cupidigia”. Probabile l’allusione del Santo Padre al recente scandalo di Planned Parenthood…