L’atmosfera è elettrica in Vaticano dopo l’arresto di mons. Balda e di Francesca Chaouqui per un nuovo caso di fuga di documenti riservati. Ognuno dice la sua su questo (forse evitabile) secondo Vatileaks. Chi cercando di rassicurare sullo stato d’animo del Papa, come mons. Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, che sul suo profilo Twitter ieri sera scriveva: “Ho appena visto il Papa. Sue parole testuali: andiamo avanti con serenità e determinazione”. Chi provando a dare una lettura mirata di questa triste vicenda, come mons. Nunzio Galantino, segretario generale CEI, che a TV2000 dichiara: “Sicuramente a qualcuno sta facendo paura il processo di rinnovamento che Papa Francesco sta portando avanti, a qualcuno fa paura una Chiesa credibile”.
Le indagini della Gendarmeria intanto si stringono sui due indagati. “Non ce ne sono altri”, ha confermato padre Federico Lombardi rispondendo alle domande dei giornalisti; tantomeno sono state interrogate persone esterne al Vaticano. Smentita dal portavoce vaticano anche la notizia del sito spagnolo Religion Digital, secondo cui si starebbe indagando adesso sul marito della Chaouqui: Corrado Lanino, impiegato alla Oasi Diagram, società del gruppo Icbpi specializzata in sistemi informativi e antiriciclaggio che circa 2 anni fa ha “ammodernato” i sistemi informatici dello IOR.
“Le mie fonti, che sono più dirette di quelle di Religion Digital, non parlano di questo”, ha detto Lombardi, invitando a fare attenzione perché “una cosa è che alla luce delle risultanze degli interrogatori fatti poi si facciano delle verifiche; altra è che vengano interrogate persone come indagati… Che ci siano attività di approfondimento delle indagini anche attraverso riscontri delle dichiarazioni raccolte fa parte dell’assoluta normalità. Non è detto che ogni persona con cui si parla deve essere indagata”.
I “corvi” rimangono quindi i due ex membri della Cosea: il monsignore spagnolo – che, a detta del cardinale Giuseppe Versaldi, prefetto della congregazione per l’Educazione cattolica, su Il Messaggero, è affetto probabilmente “da sindrome da giustiziere” – e la Pr calabrese, che in alcune interviste (che tuttavia dice di non voler rilasciare perché “quello che ho da dire sull’indagine lo riferirò solo agli inquirenti”) si dichiara totalmente estranea ai fatti e adduce ogni colpa all’ecclesiastico.
La donna è stata rilasciata dai gendarmi per aver collaborato con le indagini ed è stata interrogata nella giornata di ieri. Balda rimane invece in stato di fermo, attualmente recluso nella stessa cella del suo ‘predecessore’ Paolo Gabriele, il maggiordomo di Benedetto XVI che nel 2012 trafugò carte riservate del Pontefice che finirono tutte nel libro shock del giornalista Mediaset Gianluigi Nuzzi, “Sua Santità”.
Ed è di nuovo Nuzzi, con il suo “giornalismo taumaturgico” – come osserva con ironia e brillantezza il direttore de Il Sismografo, Luis Badilla -, uno dei due protagonisti di questo scandalo vaticano. L’altro è Emiliano Fittipaldi, autore del libro “Avarizia” che uscirà domani insieme a “Via Crucis” (Chiarelettere). In entrambi i libri sono pubblicate tutte le informazioni, destinate a rimanere riservate, dei documenti Cosea passate sottobanco. In più nel volume di Nuzzi – presentato stamane a Roma – sono presenti alcune registrazioni di incontri riservati tra il Papa e alcuni prelati su questioni finanziarie.
Lo scenario che i due libri ritraggono è quello di una Chiesa che stride con la “Chiesa povera per i poveri” auspicata da Francesco sin dai primi giorni di pontificato, invischiata invece in ricchezze e malaffari, traffici illeciti, buchi neri delle pensioni e bilanci non ufficiali di Ior e Obolo di San Pietro. E ancora, investimenti esteri in petrolio, giro d’affari interno con la vendita di benzina, sigarette, vestiti e i prodotti di supermercato e farmacia, quest’ultima presa d’assalto ogni giorno da quasi 2000 clienti. Si riaccendono poi le consuete polemiche sugli appartamenti da 500metri quadri dei cardinali di Curia, sulle proprietà immobiliari del Vaticano dal valore complessivo di 4 miliardi di euro affittate a celebrità e “raccomandati” a piccoli prezzi, e ache su alcuni casi di cattiva gestione degli ospedali Idi, il “Padre Pio” di San Giovanni Rotondo e il Bambino Gesù (di cui oggi, peraltro, è stato nominato il nuovo Consiglio direttivo).
Nulla di eccessivamente sconvolgente, insomma. Come ha spiegato infatti padre Lombardi in una nota chiarificatrice di questo marasma: “Si può dire che in buona parte si tratta di informazioni già note, anche se spesso con minore ampiezza e dettaglio, ma soprattutto va notato che la documentazione pubblicata è perlopiù relativa a un notevole impegno di raccolta di dati e di informazioni messa in moto dal Santo Padre stesso per svolgere uno studio e una riflessione di riforma e miglioramento della situazione amministrativa del Vaticano e della Santa Sede”.
Eppure la miccia si è accesa. “Certamente – ha aggiunto il direttore della Sala Stampa vaticana – non sono questi libri a infierire sulle decisioni che il Papa deve prendere. In Vaticano, si conoscono i problemi e la linea su cui andare anche senza i libri di Nuzzi e Fittipaldi. Che siano questi a dettare la linea d’azione mi sembra davvero surreale”. Inoltre, il Papa “è una persona serena che sa benissimo che cosa deve fare, che sa che ci sono anche difficoltà nella vita, e sa anche come andare avanti”.
A gettare benzina sul fuoco, infine, un documento interno dell’Apsa, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, di cui il contabile era mons. Nunzio Scarano, rivelato in esclusiva dalla Reuters. L’agenzia di stampa scrive di aver visionato un rapporto che riguarda un dipartimento del Vaticano tra il 2000 e il 2011 che sarebbe stato utilizzato come “scatola per il riciclaggio” di denaro di provenienze “dubbie” dalla Banca Finnat dal finanziere Giampietro Nattino. Dall’inchiesta, denominata “Portfolio 339”, la Santa Sede potrebbe essere implicata in accuse di riciclaggio, insider trading e manipolazione del mercato. Sulla nuova ma vecchia vicenda indagano sia inquirenti del Vaticano, sia agenti italiani che svizzeri, visto che – afferma la Reuters – due milioni sarebbero stati spostati in Svizzera pochi giorni prima della nuova normativa vaticana anti-riciclaggio che impone, tra l’altro, un minuzioso controllo di ogni spostamento di denaro.
A riguardo la Sala Stampa vaticana rende noto che “l’Ufficio del Promotore di giustizia presso il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, a seguito di un rapporto dell’AIF (Autorità di Informazione finanziaria), nel mese di febbraio 2015 ha avviato le indagini relative ad operazioni di compravendita di titoli e transazioni riconducibili a Gianpietro Nattino”. Il medesimo ufficio – spiega la nota – “ha richiesto la collaborazione dell’Autorità giudiziaria italiana e svizzera mediante lettere rogatorie inoltrate per vie diplomatiche il 7 agosto 2015”.
Un’altra gatta da pelare. Ma padre Lombardi sposta l’attenzione su un altro aspetto, che invece è da apprezzare e incoraggiare: “Il coraggio e l’impegno con cui il Papa e i suoi collaboratori hanno affrontato e continuano ad affrontare la sfida di un miglioramento dell’uso
dei beni temporali al servizio di quelli spirituali”. “La strada della buona amministrazione, della correttezza e della trasparenza, continua e procede senza incertezze”, aggiunge il gesuita. “È questa evidentemente la volontà di Papa Francesco e non manca certo in Vaticano chi vi collabora con piena lealtà e con tutte le sue forze”.
Come a dire: in Vaticano c’è anche brava gente, mica solo corvi…