In una nota diffusa nelle scorse ore, il Patriarca della Chiesa ortodossa serba, Irinej, spiega che i luoghi sacri cristiani del Kosovo sono in pericolo, perché “i sostenitori del cosiddetto Stato del Kosovo vogliono l’adesione all’Unesco”, cosa che comporterebbe “la confisca di di chiese e monasteri serbi”.
Il Kosovo, regione a maggioranza albanese, si è unilateralmente dichiarato Stato indipendente nel 2008. Molti Paesi, tra cui gli Stati Uniti e la maggior parte dei membri dell’Unione europea, hanno riconosciuto questo Stato indipendente.
“Se in modo arbitrario” la Serbia verrà privata della sua eredità culturale e storica – ha detto Irinej alla tv di Stato serba – “noi dovremo fare di tutto per difenderci, con mezzi pacifici o con la forza”. Ed ha quindi aggiunto: “Speriamo di non essere costretti ad impiegare questi mezzi (riferendosi alla forza)”.
Ad ottobre il Consiglio esecutivo dell’Unesco, riunito a Parigi, con voto a maggioranza ha proposto l’adesione del Kosovo a tale organizzazione dell’Onu. La decisione definitiva sull’ingresso del Kosovo nell’Unesco – fortemente avversata dalla Serbia – verrà presa dalla Conferenza generale dell’organizzazione, in programma dal 3 al 18 novembre.
Diverse manifestazioni si sono susseguite in Serbia in queste settimane per protestare contro questa eventualità. In molti, tra i serbi, accusano Pristina di volersi impossessare così dell’immenso e inestimabile patrimonio artistico e culturale serbo presente in Kosovo. Infatti, se Pristina verrà ammessa all’Unesco, sarà incaricata di gestire tutti i luoghi sacri della regione, compresi gli antichi e splendidi edifici ortodossi.
“Questi luoghi ci appartengono; essi sono parte della nostra storia e sono la culla di tutto ciò che è grande e duraturo nella nostra cultura”, ha tuonato il Patriarca Irinej. Il quale ha ricordato che nel 2004, a seguito di scontri inter-etnici in Kosovo tra serbi ed albanesi, questi ultimi hanno “bruciato o danneggiato decine di chiese e monasteri”.