“Molto amareggiato”, “sconfortato”, “dispiaciuto”. I collaboratori più vicini al Papa descrivono così lo stato d’animo del Santo Padre dopo il nuovo scandalo della fuga di documenti e notizie riservate della Santa Sede. Il Pontefice, già provato dalle intense tre settimane di Sinodo e dal carrozzone mediatico che lo ha accompagnato – tra outing del monsignore, finte malattie e lettere firmate non si sa da quali e quanti cardinali – ha chiesto agli inquirenti, gli avvocati Gian Piero Milano, promotore di Giustizia, e Roberto Zannotti, promotore di Giustizia aggiunto, di andare fino in fondo alla vicenda per evitare un ulteriore ‘colpo di coda’ di questo Vatileaks atto secondo.
In Vaticano la ‘caccia ai corvi’ prosegue quindi senza sosta, dopo il clamoroso arresto di ieri di mons. Lucio Angel Vallejo Balda e della pr Francesca Chaouqui – subito rilasciata per aver collaborato alle indagini – imputati di aver messo nelle mani dei giornalisti Nuzzi (Mediaset) e Fittipaldi (L’Espresso) documenti ultra privati relativi alle finanze vaticane, fornendo così il materiale utile a riempire le pagine dei loro libri di prossima uscita. Rispettivamente “Via Crucis” e “Avarizia”.
Documenti ai quali entrambi avevano libero accesso vista l’appartenenza alla COSEA, l’ex Commissione referente di Studio e indirizzo sull’organizzazione delle Strutture Economico-Amministrative della Santa Sede poi sciolta dal Pontefice, di cui Balda era segretario e la Chaoqui unico membro donna. Documenti che per dovere d’ufficio dovevano rimanere segreti. Non a caso nella nota di ieri padre Lombardi parlava di “un grave tradimento della fiducia accordata dal Papa”.
I due peraltro sono accusati di aver fornito registrazioni di colloqui tra Francesco e i suoi collaboratori sempre relativi a questioni finanziarie. Tutti questi sono finiti nei due volumi; alcune frasi sono del Pontefice sono già state anticipate, come quella: “Se non sappiamo custodire il denaro, come potremo custodire le anime?”, o l’esclamazione: “Ci sono costi fuori controllo”.
“Una storia triste che si poteva evitare” – osservano alcuni uomini di Curia – che peraltro è iniziata già nell’estate di due anni fa, come emerso anche da alcune intercettazioni. Neanche un anno dopo quindi dal ciclone del primo Vatileaks che travolse gli ultimi mesi di pontificato di Benedetto XVI.
Nella giornata di oggi la Gendermeria ha ascoltato persone informate sui fatti, in particolare laici. E anche la Chaouqui è stata nuovamente interrogata dal promotore di giustizia. La trentenne calabrese di origine marocchina, difesa dal noto avvocato Giulia Bongiorno (che ieri a LA7 dichiarava di “non vedere la sua assistita nella figura di corvo”), ha dichiarato tra l’altro di essere incinta. Suo marito è Corrado Lanino, impiegato alla Oasi Diagram, società del gruppo Icbpi specializzata nei sistemi informativi e antiriciclaggio che “con discrezione”, un paio d’anni fa, ha “ammodernato” i sistemi informatici dello IOR.
Sui social network, piattaforma da sempre prediletta per diffondere le proprie opinioni, la donna ha poi voluto gridare la propria innocenza. “Non sono un corvo, non ho tradito il Papa. Non ho mai dato un foglio a nessuno. Mai a nessuno”, ha scritto stamane sul suo account Twitter, rimandando ad un post su Facebook in cui si legge: “Emergerà presto ne ho la certezza e la totale fiducia negli inquirenti. Non c’è niente che abbia amato e difeso più della Chiesa e del Papa. Neanche la mia dignità. Avrei potuto stare a casa e non presentarmi in Vaticano ma come sempre ho anteposto tutto al Papa. Adesso le cose andranno a posto. Niente compatimenti per favore, io sono a testa alta, niente di cui vergognarmi”.
A suggellare il post, la Chaouqui pubblica sul suo profilo la foto di una stretta di mano con Papa Francesco. Entrambi sorridenti. Intervistata dal Corriere della Sera la donna ha inoltre affermato: “Sto benissimo. Com-ple-ta-men-te estranea ai fatti. È il monsignore che ha cercato di tirarmi in ballo…”. Ma non tutti la pensano così. E c’è anche chi, da un ufficio Oltretevere, ricorda: “Questa ragazza ha sempre avuto molta libertà in Vaticano. Andava e veniva da Santa Marta, portava continuamente gente alla Messa del Papa, tipo i genitori di Renzi…”.