Italian film director

WIKIMEDIA COMMONS - Marco Calvani

Festival di Cannes 2015: tra polemiche e recriminazioni l’Italia esce a testa alta

Riflessione a caldo sulla Premiazione della Kermesse francese che ha visto uscire i film italiani senza premi

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Si è conclusa il 24 maggio la 68ª edizione del Festival di Cannes, manifestazione cinematografica più importante del mondo. Quest’anno erano presenti in gara tre film italiani di grande valore, ma i risultati non ci sono stati favorevoli: Youth La-Giovinezza di Sorrentino, Il Racconto dei Racconti di Garrone e Mia Madre di Nanni Moretti sono infatti tornati a casa senza premi.

Nonostante le tre pellicole siano state acclamate dalla critica e dal pubblico internazionale, la giuria, presieduta dai Fratelli Cohen, non li ha considerati meritevoli a tal punto da vincere un premio. Messo da parte l’orgoglio nazionale, alla luce delle dichiarazioni dei fratelli registi si può capire meglio la natura delle scelte dei giurati: “Abbiamo tenuto conto di tutti i film allo stesso modo e su ogni film abbiamo aperto un dibattito: quello che ci interessava erano i lavori che cambiavano lo spettatore che è in noi”. A indirizzare le votazioni dunque, non sono state delle scelte a tavolino o dei rancori verso il cinema italiano, ma la ricerca dei più alti contenuti sociali ed etici. Questi valori li esprime sicuramente Dheepan di Jacques Audiard, film vincitore della Palma d’oro: la pellicola racconta la storia di tre migranti dallo Sri Lanka, che per facilitarsi l’ingresso in Francia fingono di essere una famiglia. Il regista francese si muove abilmente tra guerra, soprusi e difficoltà di integrazione, senza mai scadere nella retorica e nella banalità, regalando anzi momenti di reale pathos e commozione.  Tra originalità ed emozione si addentra invece Saul Fia, film dell’ungherese Laszlo Nemes vincitore del Grand Prix, che pone al centro l’olocausto e i suoi crimini con uno stile innovativo: la storia è infatti raccontata dal punto di vista di un membro del Sonderkommando, gruppo di prigionieri ebrei costretti ad assistere i nazisti nei loro stermini. Premio per la miglior sceneggiatura va al film americano Chronic di Michel Franco, dove viene esplorata la relazione tra un infermiere e alcuni malati terminali. A proposito di questo film il giurato e regista messicano Guillermo Del Toro, ha dichiarato: “È un lavoro che mi ha colpito perché è difficile trattare certi temi senza cadere nel melodramma”.

Si può ben capire, guardando le dichiarazioni dei Cohen e i film risultati vincitori dei 3 premi più importanti, quale sia stata la politica di Cannes di quest’anno e la conseguente non vittoria dei film italiani. L’impegno civico, l’attenzione al sociale e le tematiche universali che dominano la società di oggi hanno conquistato i cuori dei giurati, che hanno posto l’attenzione soprattutto sulla capacità di rendere questi temi senza essere ampollosi o, all’estremo opposto, mediocri.

Peccato, in quest’ottica, per Mia Madre di Nanni Moretti, che tra i film italiani è senza dubbio quello più attento alle dinamiche sociali e universali, trattando un tema eccellente e difficile come quello del lutto materno. Consolazione per il regista italiano sono il Premio della Giuria Ecumenica, per “la maestria e l’elegante indagine, piena di umorismo, sui temi luttuosi che la vita ci pone di fronte”, e le parole della giurata spagnola e attrice almodoriana Rossy de Palma: “Mi ha molto impressionato l’interpretazione di Giulia Lazzarini nel film di Moretti, peccato che non ci siano premi per questi ruoli”.

Ciò che indispettisce un po’ è l’autoreferenzialità di Cannes che ha assegnato tre premi a film francesi, in un’edizione in cui, paradossalmente, la Francia ha presentato i suoi film più modesti. Oltre alla palma d’oro infatti, ai film francesi sono andati i premi di miglior attore e miglior attrice: il primo a Vincent Lindon per la sua interpretazione in La loi du marché, film del regista Stéphane Brizé; il secondo a Emmanuelle Bercot, protagonista del film Mon Roi di Maïwenn (ex aequo con Rooney Mara per Carol).

La scelta di premiare i due attori francesi è sembrata un po’ forzata e non ha di certo aiutato a smorzare le polemiche. Si potrebbe dire anzi che ne è stata la prima causa: se si può accettare la scelta di non premiare i film italiani, risulta più costruito e difficile da digerire il numero dei premi vinti dalla Francia nel Festival di casa sua.

Polemiche e recriminazioni a parte, il cinema italiano esce a testa alta da questa Kermesse e pieno di orgoglio verso i tre registi che l’hanno rappresentato. I tre film presentati in concorso sono uno più entusiasmante dell’altro e dimostrano, ancora una volta, che la cinematografia italiana sta tornando ad imporsi nelle vetrine internazionali. Garrone, Sorrentino e Moretti sono tre personalità che hanno saputo imporsi nel panorama mondiale e rappresentano oggi un marchio di italianità e, soprattutto, di qualità. Fortunatamente, il pubblico mondiale non si basa sui premi e sui festival per decidere cosa andare a vedere in sala; la dimostrazione sono i risultati e il consenso che stanno ottenendo questi tre gioielli al box office.

La Storia del Cinema stessa ci insegna e ci ricorda che non sono i premi a fare la fortuna di un film; basti pensare al recente American Sniper di Clint Eastwood: un solo Premio Oscar vinto (e neanche il più altisonante, con tutto il rispetto per il premio al Miglior Montaggio Sonoro) e 543 milioni di dollari di incasso in tutto il mondo!

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Gianluca Badii

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