Francesco a Sarajevo per portare la pace. Come Wojtyla…

Padre Lombardi illustra il programma della visita del Pontefice nella capitale bosniaca, il prossimo 6 giugno. Una giornata “intensa” intrisa di storia e di dialogo

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Sarà intrisa del ricordo del viaggio di Giovanni Paolo nel 1997, la giornata di Papa Francesco a Sarajevo, il prossimo 6 giugno. Il Pontefice ricalcherà anche alcune tappe di quella storica visita, come la Messa nell’enorme Stadio Kosevo – che ospitò i Giochi Olimpici dell’84 -, dove Wojtyla parlò di “pace” e di “perdono” ad una popolazione che, a stento, si stava risollevando da una guerra sanguinosa.

Un viaggio che il Papa polacco volle compiere a tutti i costi, dopo esser stato costretto a rinunciare, per ragioni di sicurezza, a quello già fissato per l’8 settembre 1994. A ricordarlo è il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, nel briefing di stamane per presentare la visita di Bergoglio.

Come il suo ‘gigante’ predecessore, anche il Papa argentino andrà a portare la pace nella capitale della Bosnia-Herzegovina, ha detto il portavoce vaticano. “La pace sia con voi” è infatti il motto della visita, che campeggia nel logo che ritrae il simbolo di pace per eccellenza: una colomba bianca con un ramo di ulivo nel becco.

La pace, come anche la guerra e la riconciliazione sono infatti temi ancora molto sentiti – ha sottolineato Lombardi – in una nazione che, oltre ad essere appesantita della sua storia, risente oggi di una difficile situazione economica e di forti tensioni sociali. Tuttavia, ha aggiunto, a Sarajevo si respira anche “un grande desiderio e di ricostruzione”, che parte proprio da un dialogo interreligioso ben assodato tra le diverse fedi che compongono la popolazione (attualmente circa 3,8 milioni di persone).

Tre in particolare le religioni preminenti, ha riferito il portavoce, ognuna legata ad una precisa etnia: 40% musulmani, i cosiddetti bosniak della Bosnia; 30% ortodossi, ovvero i serbi; e il 15% cattolici, croati. Anche in politica, la presidenza centrale – ha spiegato Lombardi – è composta da tre membri, ognuno a rappresentanza delle tre etnie (musulmani, serbi, croati), eletti per quattro anni che si alternano al governo ogni 8 mesi. Attualmente in carica è il membro serbo.

Una situazione complessa, dunque. Tuttavia, come Tirana, Sarajevo è una delle poche capitali europee che può vantare una serena convivenza tra le diverse componenti religiose. E Francesco andrà ad incoraggiare questo rapporto; per questo al suo fianco, nel seguito papale, ha voluto due cardinali “specificatamente invitati”: Jean-Louis Tauran e Kurt Koch, presidenti rispettivamente dei Pontifici Consigli per il Dialogo interreligioso e per l’Unità dei cristiani.

Padre Lombardi è passato poi ad illustrare l’intenso programma del 6 giugno. Una giornata “impegnativa”, ha detto, che comincerà alle 9 con l’arrivo del Santo Padre all’Aeroporto internazionale di Sarajevo. Da lì, si sposterà nel Palazzo presidenziale per la cerimonia di benvenuto nel cortile di ingresso, con inni e onori militari, e la liberazione di colombe, in segno di pace.  

Seguirà l’incontro privato con i tre membri della presidenza e, poi, con le autorità civili, il corpo diplomatico, i vescovi e i capi religiosi. Subito dopo il Papa celebrerà la Messa nello Stadio Kosevo (60mila posti), sui temi della pace e della giustizia, al termine della quale si recherà in Nunziatura per il pranzo privato con i sei vescovi che compongono la Conferenza Episcopale bosniaca.

Interessante notare – ha evidenziato Lombardi – che, durante i vari tragitti in città (la maggior parte in jeep scoperta, vista la vicinanza), il Papa passerà accanto ai cimiteri e alle tombe dei morti in guerra, sepolti all’epoca nei giardini e nei parchi pubblici, a causa dell’assedio di Sarajevo che impediva qualsiasi spostamento.

Nel pomeriggio, alle 16, Francesco incontrerà poi, nella ‘piccola’ Cattedrale (circa 300 posti), il clero locale, i religiosi e gli operatori pastorali. In programma, durante l’incontro, le testimonianze di un sacerdote, un frate e una suora, che si prevedono molto “forti, intense, drammatiche per la storia che racconteranno”.

Neanche due ore dopo – “speriamo di farcela…”, ha scherzato Lombardi – si terrà uno dei momenti più significativi della visita: l’incontro ecumenico nel Centro francescano. Lì sarà presente anche una rappresentanza della comunità ebraica, radicata da secoli nel tessuto sociale di Sarajevo. 45 minuti in totale, prima che il Papa si trasferisca nel Centro giovanile San Giovanni Paolo II, attivato nel 2006 dopo la guerra, e aperto ai giovani di tutte le etnie per educarli al dialogo e alla socialità.

L’incontro si terrà nella palestra della struttura, dove è collocata una targa commemorativa della visita di Giovanni Paolo II. Ad essa si aggiungerà una statua di Wojtyla che il Pontefice porterà in dono. Dopo saluti, canti, e le testimonianze di una ragazza ortodossa e un ragazzo cattolico, il Papa terrà un discorso, saluterà i malati e i fedeli rimasti all’esterno affacciandosi dal terrazzo. Quindi ritornerà in aeroporto per il rientro a Roma.

Il volo durerà circa un’ora e mezza, quindi “la conversazione con i giornalisti, se c’è, sarà piuttosto breve”, ha detto il direttore della Sala Stampa vaticana. Ha poi precisato che non c’è mai stata alcuna preoccupazione per la sicurezza e che, durante il viaggio, non bisogna aspettarsi riferimenti da parte del Papa alle apparizioni di Medjugorje. “Il Papa poi è libero di parlare di quello che crede, quando crede. Però se la domanda è: ‘Ti aspetti che ne parli?’ Io non me l’aspetto”, ha sottolineato il portavoce vaticano.

Sempre in tema di Medjugorje, ha concluso spiegando che la commissione incaricata, guidata dal cardinale Ruini, ha terminato il suo lavoro e consegnato il suo contributo alla Congregazione per la Dottrina della Fede, la quale continua a svolgere i suoi studi e le sue considerazioni. Il tema dovrebbe poi approdare alla plenaria della Congregazione, ma, ora come ora, non c’è “nessuna previsione di tempi e di modi specifici della conclusione”.

 

 

 

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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