"La Santa Sede, i profughi e i prigionieri di guerra: l’opera di Papa Pacelli"

Il 29 maggio, un convegno a Roma organizzato dal Comitato Papa Pacelli Associazione Pio XII e dal Centro Astalli Servizio dei gesuiti per i rifugiati

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«La Santa Sede, i profughi e i prigionieri di guerra: l’opera di Papa Pacelli» è il titolo del convegno in programma il prossimo 29 maggio, a Roma, organizzato dal Comitato Papa Pacelli Associazione Pio XII e dal Centro Astalli Servizio dei gesuiti per i rifugiati (Jrs) in Italia. 

A presiedere i lavori – informa un comunicato – sarà un intervento del cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti. Il programma prevede anche le relazioni del francescano Giulio Cerchietti, della Congregazione per i vescovi, che si concentrerà sull’opera di Pio XII a favore dei profughi e dei prigionieri di guerra, e del gesuita Camillo Ripamonti, direttore del Jrs, che parlerà dell’impegno di Papa Francesco per i profughi. Massimiliano Valente parlerà poi dell’Ufficio informazioni vaticano per i prigionieri di guerra.

Come ricorda L’Osservatore Romano, l’organismo voluto da Pio XII nel 1939 era stato preceduto da un’analoga iniziativa della Santa Sede durante la Grande guerra, quando Pacelli — dal 1917 nunzio apostolico a Monaco — era stato protagonista di quella che fu definita una vera e propria “diplomazia dell’assistenza”.

Sulla scorta di quell’esperienza Pio XII volle alla guida del nuovo ufficio il sostituto della Segreteria di Stato, Giovanni Battista Montini. Fu dunque il futuro Paolo VI a seguire da vicino le attività crescenti dell’organismo, attivo fino al 1947, con alcune pratiche che arrivano fino al 1949.

Di quella esperienza rimane un archivio la cui apertura totale — che fu anticipata sull’Avvenire dell’8 e del 29 giugno 2004 — consente agli studiosi di consultare oltre dieci milioni di documenti che rispondono alla ricorrente domanda: che cosa faceva il Papa mentre gli uomini uccidevano altri uomini? “La risposta più eloquente e più bella — scriveva già nel 1943 Ecclesia — sarà data da questo archivio della carità». Quella del silenzio operoso fu, dunque, una scelta.

 

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ZENIT Staff

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