L'impegno della Chiesa per "ripensare le caratteristiche chiave della vita economica e sociale"

Si è svolta in questi giorni, in Vaticano, la conferenza internazionale promossa da Centesimus Annus. Ieri l’intervento del Segretario di Stato Parolin al Palazzo della Cancelleria

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È possibile uno sviluppo mondiale che non implichi necessariamente un consumo compulsivo? Si può sperare in un futuro dell’occupazione e dell’economia “informale”? A partire da queste due domande si è svolta la conferenza sulla dottrina sociale della Chiesa e il mondo degli affari sul tema «Ripensare le caratteristiche chiave della vita economica e sociale», promossa a Roma dalla fondazione Centesimus annus pro Pontifice.

L’incontro – spiega L’Osservatore Romano – si è aperto nel pomeriggio di lunedì 25 nell’aula nuova del Sinodo in Vaticano, e si è concentrato su un’analisi tanto delle economie ricche quanto di quelle indigenti. I convegnisti hanno poi partecipato questa mattina, 27 maggio, all’Udienza generale del Santo Padre in piazza San Pietro; ieri avevano invece assistito al Palazzo della Cancelleria alla cerimonia di conferimento del premio internazionale «Economia e società», assegnato ad autori di tesi e pubblicazioni sull’insegnamento sociale della Chiesa.

Alla cerimonia era presente il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, che ha pronunciato un intervento, alla presenza, tra gli altri, dei cardinali Reinhard Marx e Domenico Calcagno, presidenti rispettivamente del Consiglio per l’economia e dell’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica (Apsa). 

Nel suo discorso, Parolin ha ricordato che “le attività finanziarie sono realizzate con mezzi complessi e rischiano di far perdere la visione del bene comune e della dignità umana”. Citando l’Evangelii Gaudium, nella quale il Pontefice parla dell’attuale sistema economico al centro del quale c’è “l’idolatria del denaro”, il porporato ha quindi messo in luce che il concetto di “strutture di peccato” è stato “utilizzato dai Papi ed è entrato nella dottrina sociale e dunque possiamo utilizzarlo per le nostre analisi”.

“Nel rapporto tra persona e struttura – ha spiegato – la proposta cristiana insiste fortemente sulla conversione personale come strada e cammino per giungere alla riforma delle strutture. Se l’uomo è convinto della bontà di certe cose e della cattiverie di certe altre, certamente lavorerà a livello sociale e si metterà insieme ad altri, perché è importante non essere soli, ma essere insieme per cambiare certe strutture che opprimono l’uomo e non lo liberano”.

E poiché “le gravi distorsioni economiche pesano sulla salute del pianeta e influenzano negativamente la vita e la società umana”, il Segretario di Stato ha concluso rilanciando l’utilità “della dottrina sociale della Chiesa per rispondere a tali disfunzioni”.

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ZENIT Staff

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