Nepal: a un mese dal terremoto 92.900 donne incinta a rischio per salute e parto

Save the Children lancia l’allarme nel paese, dove sono in arrivo i monsoni. A rischio anche migliaia di neonati per malattia o morte neonatale

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A un mese dal terremoto che ha provocato almeno 8.500 vittime in Nepal, Save the Children, l’organizzazione dedicata dal 1919 a salvare i bambini e tutelarne i diritti, lancia l’allarme sulle migliaia di neonati che nel paese sono a grave rischio di malattia e di morte neonatale in Nepal.

Inoltre, si stima che tra la popolazione colpita dalle forti scosse di terremoto il 25 aprile e il 12 maggio, vi siano 92.900 donne incinte. Molte di loro vivono ora all’aperto perchè le loro case sono state danneggiate o distrutte, con i loro bambini, sotto teli di plastica, al freddo, e in condizioni sempre più insalubri. Tra poche settimane, poi, con l’avvento della stagione dei monsoni, le forti piogge rischiano di aumentare la diffusione delle malattie, in particolare di quelle trasmesse attraverso l’acqua come il colera.

Nelle zone maggiormente colpite dal terremoto, come Sindhupalchok, Dolakha e Gorkha, il 73% delle strutture sanitarie che forniscono assistenza alla maternità sono state danneggiate o distrutte, lasciando alle donne scarse possibilità di accesso all’assistenza sanitaria neonatale e postnatale.

“I primi giorni di vita di un bambino sono cruciali e sono quelli in cui i bambini sono più vulnerabili. Cose semplici, come non avere un equipaggiamento sterile per tagliare il cordone ombelicale, o non avere un luogo asciutto e pulito dove dormire, possono essere mortali per un neonato”, ha dichiarato la dott.ssa Louisa Baxter, coordinatore sanitario per gli interventi di emergenza di Save the Children in Nepal. “È passato un mese dal terremoto in Nepal: fare in modo che le madri abbiano un posto sicuro per partorire e dove portare i loro bambini appena nati, deve essere una priorità”.

Rupa, la madre di un bambino di tre mesi, ha avuto la sua casa nella provincia di Dolakha distrutta nel secondo terremoto. ” Dopo il terremoto, l’acqua potabile è diventata gialla e nel luogo dove dormiamo la notte il terreno è allagato”, ci ha raccontato. “Sono molto preoccupata per i bambini piccoli – noi adulti possiamo vivere fuori al freddo, senza cibo sufficiente, ma come faranno i bambini a sopravvivere?”
 
Save the Children sta lavorando nelle aree più colpite per sostenere le madri e proteggere i neonati e i bambini, e fino ad oggi ha raggiunto più di 127.531 persone con i suoi interventi che includono assistenza sanitaria attraverso cliniche mobili e cliniche semi-stanziali allestite in tenda in 7 distretti che sono privi di strutture sanitarie perché distrutte dal terremoto, oltre che la distribuzione di kit nascita per i neonati alle neo mamme e di kit per il parto sicuro.

Distribuiti anche teloni per l’allestimento di rifugi e di coperte, cibo, kit per l’igiene e set per cucinare. In programma anche il ripristino dei sistemi per la distribuzione dell’acqua e dei servizi igienici danneggiati, la costruzione di servizi igienici in campi per sfollati e la distribuzione di kit per la potabilizzazione dell’acqua.

L’associazione sta provedendo inoltre all’allestimento di classi scolastiche temporanee e Spazi a Misura di Bambino, per facilitare la ripresa delle attività per i bambini aiutandoli a recuperare un senso di normalità dopo lo shock del terremoto.

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ZENIT Staff

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