Nel corso della Messa di Pentecoste, celebrata stamane nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco ha ricordato che nel Vangelo “Gesù promette ai suoi discepoli che, quando Lui sarà tornato al Padre, verrà lo Spirito Santo il quale li “guiderà a tutta la verità”. “Agli Apostoli, – ha sottolineato il Pontefice nella sua omelia – incapaci di sopportare lo scandalo della passione del loro Maestro, lo Spirito darà una nuova chiave di lettura per introdurli alla verità e alla bellezza dell’evento della salvezza”.
Grazie allo Spirito – ha proseguito – gli apostoli che erano impauriti e bloccati, chiusi nel cenacolo per evitare le ripercussioni del venerdì santo, “non si vergogneranno più di essere discepoli del Cristo, non tremeranno più davanti ai tribunali umani”, perché “la morte di Gesù non è la sua sconfitta, ma l’espressione estrema dell’Amore di Dio.” E questa realtà, di cui loro sono testimoni, diventa “la Buona Notizia da annunciare a tutti”.
Soffermandosi sul passaggio del Salmo che dice “Mandi il tuo spirito … e rinnovi la terra”, il Papa ha colto una grande lode allo Spirito Creatore che ha dato vita ad ogni cosa. “Il rispetto del creato – ha sottolineato – è un’esigenza della nostra fede: il “giardino” in cui viviamo non ci è affidato perché lo sfruttiamo, ma perché lo coltiviamo e lo custodiamo con rispetto”, aggiungendo che questo è possibile solo se Adamo a sua volta si lascia rinnovare dallo Spirito Santo, sul modello di Cristo.
Secondo il Pontefice, solo così “possiamo vivere la libertà dei figli, in armonia con tutto il creato, e in ogni creatura possiamo riconoscere un riflesso della gloria del Creatore”. Da qui l’invito ad essere aperti allo Spirito Santo, perché la chiusura è “non soltanto mancanza di libertà, ma anche peccato”.
Chiudersi allo Spirito significa infatti vivere “nell’egoismo del proprio vantaggio, nel legalismo rigido degli ipocriti, nella mancanza di memoria per ciò che Gesù ha insegnato, nel vivere la vita cristiana non come servizio ma come interesse personale”. Mentre il mondo – ha rimarcato il Santo Padre – ha bisogno del coraggio, della speranza, della fede e della perseveranza dei discepoli di Cristo. Il mondo necessita, cioè, “dei frutti, dei doni, dello Spirito Santo: amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”.
Il Vescovo di Roma ha concluso invitando tutti a invocare quindi lo Spirito Santo, affinchè, rafforzati dai suoi molteplici doni, “diventiamo capaci di lottare senza compromessi contro il peccato e la corruzione,e di dedicarci con paziente perseveranza alle opere della giustizia e della pace”.
Il testo completo dell’omelia è disponibile qui.