«Non esistono solo le pur importanti rovine cadute in mano allo Stato Islamico. Ci sono anzitutto le migliaia di donne e uomini vittime dell’odio». È quanto, alla vigilia della Veglia di Pentecoste, dedicata dai Vescovi italiani alla preghiera per i fratelli perseguitati a causa della fede, ricorda Alfredo Mantovano, presidente della sezione italiana di Aiuto alla Chiesa che Soffre.
Sui media primeggia la notizia della presa di Palmira, il cui sito archeologico è patrimonio dell’Unesco. «Prima delle colonne, però, in questi quattro anni di crisi in Siria, sono state distrutte migliaia di vite ed intere comunità». Secondo i dati forniti ad Aiuto alla Chiesa che Soffre dal patriarcato melchita di Damasco, almeno duemila cristiani sarebbero rimasti uccisi dal 2011 ad oggi. La guerra ha inoltre distrutto più di cento chiese e costretto centinaia di migliaia di cristiani ad abbandonare il paese o a vivere in Siria nella condizione di rifugiati, cercando una pur minima tranquillità nelle regioni costiere o nella Valle dei Cristiani.
Mantovano rinvia anche ai dati dell’ultimo Rapporto di Aiuto alla Chiesa che Soffre sulla libertà religiosa nel mondo: i Cristiani rappresentano il gruppo religioso maggiormente discriminato e perseguitato. «Eppure sembriamo rassegnati e assuefatti di fronte all’orrore, nonostante il Santo Padre esorti a non abbandonare la preghiera per questi nostri fratelli della fede, oggi più numerosi che nei primi secoli della vita della Chiesa».
Papa Francesco ha più volte chiesto al mondo di non «assistere muto ed inerte di fronte «all’inaccettabile crimine» della persecuzione anti-cristiana. «Capita invece che la copertura mediatica, e quindi la sensibilità e la percezione della gravità della questione, restino circoscritte al momento immediatamente seguente a massacri come quello di Garissa in Kenya. Ma i cristiani nel mondo sono perseguitati ogni giorno! E quindi ogni giorno devono essere nella nostra mente e nel nostro cuore ».