La grammatica dell’amore

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Gv 21,15-19

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Lettura

Nella conclusione del Vangelo secondo Giovanni c’è un dialogo fra Gesù e Pietro: è il dialogo dell’affidamento e della sequela. E tutto ruota attorno alla “qualità” dell’amore. Se ne comprende il senso profondo leggendolo in greco. Il nostro testo, infatti, in greco esprime il «Mi vuoi bene» con due differenti verbi: filéo, che indica l’amore di amicizia e l’affetto di reciprocità; agapào, che indica l’amore senza riserve, incondizionato, totale e gratuito. Per due volte Gesù insiste su quest’ultimo verbo, perché la Chiesa ha l’amore come principio e la libertà dell’amore come fine.

Meditazione

Gesù si rivolge a Simon Pietro davanti alla comunità dei discepoli; fra loro due rimane ancora aperta la ferita del triplice rinnegamento. Ma Gesù non apre un processo pubblico nei confronti di Pietro e non fa alcun accenno ai suoi tradimenti e alle sue vigliaccherie. Anzi, il tradimento e l’infedeltà aprono il cuore di Pietro ad una storia nuova, lo rendono capace di capire il mistero nuziale dell’amore del Signore che si offre come “perdono”. Pietro ora capisce che la sua debolezza può divenire luogo dell’amore più grande. Il dialogo si apre con l’interrogativo di Gesù: «Simone… mi ami tu? (agapas me)». Ma Pietro, che ha conosciuto la tristezza infinita dell’infedeltà e della propria debolezza, risponde: «Signore, ti voglio bene (filò se)». Gesù insiste: «Simone, mi ami tu? (agapas me)». E Pietro ripete la risposta del suo povero amicale affetto: «Signore, ti voglio bene (filò se)». Dopo aver svelato sulla Croce il suo amore estremo, Gesù espone ripetutamente e senza pudore una richiesta di amore a Pietro, come un giorno aveva chiesto acqua da bere ad una donna samaritana. Gesù chiede per sé l’amore di Pietro. È davvero sconvolgente: l’Amore chiede di essere amato… di più! Perché non ammette pochezza e se non cresce diminuisce. Gesù non chiede a Pietro un amore più grande rispetto a quello che Lui pretende dagli altri discepoli. Piuttosto, gli chiede dov’è indirizzato il suo cuore… perché è Lui che bisogna amare sopra ogni cosa, e bisogna amare Dio come Dio ama! È un vero dialogo di guarigione con la grammatica dell’amore. E mentre Simone, l’uomo vecchio, scompare, ecco nascere Pietro, l’uomo nuovo a cui Gesù fa una grande consegna di fiducia e di responsabilità accontentandosi – nel terzo e ultimo interrogativo – del “voler bene da uomo”, dell’affetto amicale di Pietro. Gesù si converte a Pietro! Ma è questa conversione di Dio che dà speranza d’amore al discepolo.

Preghiera

Signore Gesù, alla tua scuola apprendo che Amore è seme da te posto nel mio cuore, è appello da te rivolto all’anima mia, è vocazione da te inscritta nelle fibre del mio essere. Dammi di essere Amore… in tutto il cuore, in tutta l’anima, in tutto il mio essere. Amen.

Agire

Oggi amerò con tutto il cuore per vincere in me egoismo, orgoglio e paura.

Meditazione a cura di mons. Mario Russotto, vescovo di Caltanissetta, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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