“Tutti voi e tutti noi sappiamo quante lacrime sono scese e scendono dai vostri occhi, ma sono le lacrime di coloro che, amando Cristo più di loro stessi, rendono positivo questo dolore e partecipano al grande dolore di Dio che ha salvato il mondo e salva il mondo ogni giorno”.
Lo ha detto domenica scorsa monsignor Luigi Negri ai Genitori in cammino, un gruppo nato nel 1995 a Ferrara da genitori che, dopo la perdita prematura dei propri figli, hanno voluto intraprendere un cammino di fede, per cercare la serenità del cuore..
Nella solennità dell’Ascensione, nella Cattedrale di Ferrara, l’arcivescovo ha rivolto loro una riflessione sulla prospettiva di speranza e di grazia apertasi dopo la perdita dei figli ma anche sulla loro importanza per la vita della chiesa attuale.
“Nessuno conosce l’ora in cui il Padre lo chiama, nessuno!”, ha sottolineato mons. Negri, perché l’ora della dipartita è qualcosa di “assolutamente misterioso e può apparire in forme inesplicabili, umanamente irragionevoli, umanamente contradditore”.
“I vostri figli – ha aggiunto – non sapevano che in un’ora del tutto normale della loro vita, improvvisamente si sarebbe aperta una profondità del tutto inattesa”, ma essi sono entrati in quella misteriosa ed incredibile fine della loro vita che è diventata per loro “l’inizio della vita vera”.
Rivolgendosi ai presenti, l’arcivescovo ha spiegato che, benchè in una situazione che sembrava incredibile e insopportabile, “voi avete saputo seguirli”, e con enormi fatiche, con gravi resistenze, con inevitabili tentazioni di scetticismo e di disperazione, avete la stretta forte della mano dei vostri figli che vi aiutava “a camminare verso l’incontro con il Signore”.
“Per molti – ha sottolineato – è stato un incontro vero, pieno, adulto, responsabile, tale da poter mobilitare la vita in modo nuovo per la fede, per la carità, per la vita della Chiesa e perché il volto del Signore fosse, attraverso di voi, testimoniato nelle circostanze della vita quotidiana, nelle fatiche, nei dolori e nelle prove”.
Così nel giorno in cui è stata celebrata l’Ascensione, mons. Negri ha parlato di gioia per questo miracolo, di diventare “l’uno per l’altro”, comunicando solidarietà attraverso una presenza effettiva, reale, umile, appassionata e inesorabile nel volere sperimentare e comunicare il bene, a tutti quelli che si incontrano.
Secondo l’arcivescovo si tratta della gioia di un miracolo, vissuto come misterioso e reale, di un dolore che si pensava avrebbe soppresso la vita e che è invece diventata una misteriosa, incredibile e realissima capacità di vedere rifiorire di nuovo la vita di uomini e di donne.
“Questa grandezza, – ha concluso – si rivela ogni giorno come un aiuto straordinario alla nostra chiesa e va al di là di quello che voi pensate e segna il cuore e la vita di tanti nostri fratelli in modo positivo e consolante”.