Deus sub contrario

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Gv 16,29-33

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Lettura

Siamo alla conclusione dei discorsi dell’ultima cena di Gesù ai suoi discepoli. Ora Egli parla apertamente. Dinanzi alla pretesa dei discepoli, Gesù annuncia la loro dispersione e il loro abbandono. Poi li incoraggia a non lasciarsi schiacciare dalle tribolazioni, perché, dice, «io ho vinto il mondo» (Gv 16,33).

Meditazione

Gesù, con le sue parole e le sue opere, ha suscitato molto scandalo nella sua terra, soprattutto fra i benpensanti e i detentori del potere religioso. Ma lo scandalo più grande è rappresentato dalla fine della sua vita: la morte in croce. Scandalo teologico, perché la croce mette in questione il modo di concepire Dio. Lo ha ben compreso Paolo, che definisce la croce «scandalo per i giudei, stoltezza per i gentili» (1Cor 1,23). Se per il giudeo la croce è un ostacolo insormontabile perché opposta all’agire del Dio della Torah, per il greco è totale irragionevolezza. Che un Dio diventi un uomo assumendone il divenire, i bisogni e i limiti, è per il greco somma stoltezza. Ma lo è ancor più ritenere che un Dio finisca sconfitto sulla croce. Gesù sa che tutto ciò si sta realizzando nella sua vita e lo dice apertamente ai suoi discepoli. Il cristianesimo, infatti, è scandalo e paradosso perché propone come Salvatore un Dio ucciso in croce. Anzi, il patibolo della croce è diventato l’emblema stesso del cristianesimo. L’attesa dei discepoli è spezzata e con essa tutte le attese che attraverso i secoli sono state proiettate sul Cristo: Egli non è la risposta alle nostre attese, ma la sovversione delle nostre domande. Troppo spesso noi inchiodiamo Cristo sulla croce delle nostre pretese, piuttosto che inchiodare le nostre attese sulla croce del Cristo. Il volto del Dio cristiano va cercato unicamente là dove la parola che ha scandalizzato e disperso i discepoli lo ha in­dicato presente: nell’oscurità del venerdì santo e nella luce di Pasqua. Chi cerca altrove, non pensa secondo Dio, ma secondo gli uomini. Cristo è il rischio corso da Dio per noi; la fede è il rischio che noi dobbiamo accettare di correre per Dio. Gesù testimonia di essere Deus sub contrario, un Dio capovolto: non l’uomo muore per Dio ma Dio muore per l’uo­mo! Sulla croce si rivela un Dio che ama oltre il necessario. Il gesto del Padre che dona il Figlio e del Figlio che dona se stesso in quel modo non è misu­rato sul bisogno dell’uomo, ma sulla ricchezza dell’amore di Dio.

Preghiera

Signore Gesù, fa’ che oggi apra lo sguardo del mio cuore alla contemplazione di te, Crocifisso per me fino allo spreco per amore. E fammi comprendere che tu sei per me l’unica Via che mia svela la Verità della Vita, come abbandono e consegna al tuo amore. Amen.

Agire

Oggi accoglierò ogni mio e altrui dolore come se ospitassi il Signore, e mi farò prossimo con tenerezza d’amore.

Meditazione a cura di mons. Mario Russotto, vescovo di Caltanissetta, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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