Il Papa ai religiosi: “Il convento non è un rifugio ma un campo di battaglia”

Incontrando le persone consacrate della diocesi di Roma, Francesco esorta a non estraniarsi dal mondo – nemmeno se si è suore di clausura – ma ad andare incontro ai bisogni della gente

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Così come c’è una maternità biologica, c’è anche una maternità spirituale, alla quale universalmente ogni donna è chiamata. Lo ha detto stamattina papa Francesco alle religiose della diocesi di Roma, ricevute in Aula Paolo VI, assieme ai consacrati.

Nel corso di un’udienza articolatasi su un botta-e-risposta con i religiosi, il Santo Padre ha risposto a quattro loro domande, soffermandosi in particolare sul ruolo e sulle virtù della suora, chiamata ad essere come una madre: sorridente, amorevole, concreta ed ispirata alle Beatitudini Evangeliche (cfr. Mt 25), che rivelano i bisogni dell’umanità.

Nessun religioso, ha spiegato il Pontefice, nemmeno le suore di clausura, può estraniarsi dal mondo, perché la vocazione non è un “rifugio” ma un “campo di battaglia”: la persona consacrata dovrà quindi avere sempre le “antenne alzate” per intuire le sofferenze degli altri.

Le notizie, quindi, posso entrare dentro i conventi, purché non siano le notizie dei “media chiacchieroni” ma quelle su quanto “succede nel mondo, le notizie per esempio delle guerre, delle malattie, di quanto soffre la gente”.

Inoltre un religioso o una religiosa devono aprire le porte a tutte le persone che bussano ai loro monasteri e conventi e regalare un sorriso a tutti, pregando per i sacerdoti e i vescovi, seguendo l’esempio di Santa Teresa di Gesù Bambino. “Il sorriso delle monache sfama più che il pane quelli che vengono”, ha commentato il Santo Padre.

Nella Chiesa, ha proseguito il Papa, rispondendo alla domanda di una religiosa dell’Ordum Virginorum, la dimensione femminile e “sponsale” è molto importante, proprio perché la Chiesa è declinata al femminile e le suore sono l’icona della Chiesa e di Maria.

Una religiosa dovrà quindi essere come una madre: saper perdonare e risparmiare le critiche, perdonare i figli e non “spellarli”, altrimenti è matrigna.

Francesco ha poi accennato alla “concretezza” dell’amore cristiano, il cui parametro, in particolare per i consacrati, rimane quello delle Beatitudini evangeliche, autentico “protocollo sul quale saremo giudicati”; una suora, ha detto, “non può darsi il gusto di un amore sulle nuvole”.

Ad un missionario scalabriniano, il Santo Padre ha illustrato il concetto di festa cristiana, non come “chiasso o rumore” ma come “categoria teologica”, ovvero gioia nel ricordare, come sottolinea il Deuteronomio al capitolo 26 – quel che il Signore ha fatto per noi.

Parlando della possibile “concorrenzialità” tra parrocchie e congregazioni religiose, il Pontefice ha ricordato il compito del vescovo, il quale “non deve usare i religiosi come tappabuchi, ma i religiosi non devono usare il vescovo come fosse il padrone di una ditta che dà un lavoro”.

La quarta domanda ha riguardato il concetto di “obbedienza” per i religiosi, vista come un “mistero”, rintracciabile in Gesù che “si è incarnato per obbedienza, si è fatto uomo per obbedienza, fino alla croce e alla morte”.

La vocazione, ha proseguito il Papa, “non è un arruolamento di gente che vuol fare quella strada” ma “è il dono al cuore di una persona”, sebbene, purtroppo “non sempre è apprezzato e valorizzato nella sua identità e specificità”.

Sul ruolo del confessore e del direttore spirituale, Francesco ha insistito che le due funzioni rimangano distinte: al primo vanno riferiti i peccati, al secondo ciò “che succede nel cuore”. I direttori spirituali dovranno essere ben formati nelle “scienze umane”, purché non cadano nello “psicologismo”.

Tornando a parlare delle donne consacrate, il Santo Padre ha auspicato che queste ultime vengano sempre più “promosse” ai vertici della Chiesa”, poiché rappresentano “l’80%” dei religiosi in totale.

La cosa importante non è tanto promuovere donne a “capi dicastero” ma piuttosto aiutarle ad esprimere il “genio femminile”: nel trattare i problemi, una donna arriverà ad una conclusione diversa rispetto ad un uomo, andando “sulla stessa strada, ma più ricca, più forte, più intuitiva”.

In conclusione, papa Francesco ha reso omaggio a una suora di 97 anni, dagli “occhi limpidi” e dal “sorriso di mamma, di sorella e di nonna”, conosciuta durante l’udienza, salutandola come un esempio di “perseveranza nella vita consacrata”.

 

 

 

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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