Sono tanti, troppi, i segni legati alla canonizzazione delle due Beate palestinesi che il Papa eleverà domenica agli onori degli altari, da non poter pensare che si tratti di un’opera di Dio. L’evento – che vedrà la proclamazione anche di altre due Beate, una italiana e una francese – è stato presentato stamane in Sala Stampa vaticana da padre Rifat Bader, direttore del Catholic Center for Studies and Media di Amman.
Anzitutto, Suor Maria Alfonsina Danil Ghattas e Maria di Gesù Crocifisso Baouardy – religiosa, Fondatrice della Congregazione delle Suore del Rosario di Gerusalemme la prima; monaca professa dei Carmelitani Scalzi la seconda – rappresentano “una nuova luce” in un momento in cui la Terra Santa è ferita da violenze, divisioni, difficoltà politiche, lotte religiose. Esse restituiscono quindi alla terra di Gesù “il suo vero volto”, spesso distorto dalle cattive notizie, e mostrano “che la santità è possibile anche nelle situazioni più difficili”, come ha osservato il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal, all’indomani del suo arrivo a Roma, insieme ad una delegazione di oltre 2000 fedeli da Palestina, Giordania e Israele.
Poi, la cerimonia di canonizzazione si svolge a pochi giorni dalla recente intesa della Commissione bilaterale sull’Accordo globale tra Santa Sede e “Stato di Palestina”, il cui testo è ancora in attesa della firma delle rispettive autorità. È vero ciò che ha affermato padre Federico Lombardi nel briefing di stamane: i due eventi “sono indipendenti”, la data di canonizzazione è stata stabilita molto prima… Ma per i palestinesi l’emozione nel vedere le parole “Stato di Palestina” nero su bianco per la prima volta in un documento pontificio è difficile da slegare all’emozione nel vedere sulla facciata della Basilica di San Pietro i volti di due connazionali (alcuni reputano tuttavia una ‘forzatura’ che si parli di Sante palestinesi visto l’assenza all’epoca della loro vita di una ‘Palestina’ e la provenienza dalla Galilea di una e dal Libano dell’altra).
Da annoverare tra i ‘segni’ anche il fatto che entrambe le due nuove Sante si chiamano Maryam, nome comune alla religione cristiana, ebraica e musulmana. “Vuol dire che le tre religioni possono dialogare assieme senza discriminazione”, osserva mons. Twal. Un altro segnale dunque per un momento storico come quello attuale dove il dialogo interreligioso è messo a dura prova, specie con l’islam.
In proposito va ricordato che anche Santa Maria di Gesù Crocifisso soffrì a causa dell’estremismo: fu sgozzata dai musulmani per non aver abiurato e guarita poi dalla Madonna, come si legge nella sua biografia. Non è questo un segno oggi, nel bel mezzo di tragedie terroristiche e persecuzioni religiose perpetrate proprio in Medio Oriente? “Lei – ha detto infatti padre Bader – intercede oggi per ogni persona che viene uccisa per la sua fede; ci richiama con forza a rispettare le differenze di religione, di razza, e a considerare ogni uomo come creatura di Dio, creata a sua immagine e somiglianza”.
Le due Beate possono dunque essere “modello di perfezione per i cristiani come per i musulmani e gli ebrei”, ha detto il patriarca latino di Gerusalemme. Ma anche per tutti i consacrati che celebrano il loro speciale Anno indetto dal Papa. Ecco un’altra coincidenza: nei 12 mesi dedicati ai religiosi viene elevata agli onori degli altari suor Maria Alphonsine, che, con la forza della preghiera anzitutto, e poi con l’appoggio delle autorità religiose, fondò la prima Congregazione araba locale. Essa – ha spiegato padre Bader – “ha oggi una grande presenza nel mondo arabo: in Giordania, Palestina, Libano, emirati del Golfo, avvertita soprattutto nei campi dell’educazione religiosa e dell’insegnamento”.
In particolare, la Congregazione, fiorita nel secolo XIX e all’inizio del secolo XX, ha avuto un ruolo decisivo nella promozione della donna araba nei campi della cultura, dell’educazione e dell’insegnamento. “Chi studia la storia della Palestina e della Giordania, all’inizio del secolo XX, riscopre questo contributo delle Suore del Rosario nella società araba, un contributo che continua a essere offerto anche oggi, malgrado le difficoltà che si affrontano in questi giorni”, ha evidenziato il sacerdote. E ha aggiunto: “Siamo circondati dalla guerra e dalla morte, e allora Dio ci manda donne sante per guidarci, con la loro luce e intercessione e con la speranza che ci portano”.
Insomma quella di domenica non è una semplice canonizzazione ma l’inizio di “una nuova speranza per le figlie e i figli della Palestina e della Giordania e per il Medio Oriente”, oltre che “un evento spirituale molto importante per gli abitanti della Terra Santa” che ricorre per la prima volta sin dal tempo degli Apostoli e dei cristiani dei primi secoli. Tutti hanno voluto quindi parteciparvi; anche il presidente Palestinese, Mahmoud Abbas Abu Mazin, che, dopo l’incontro di oggi col presidente della Repubblica Mattarella, sarà ricevuto domattina in udienza da Papa Francesco.
Saranno inoltre presenti alla funzione arcivescovi melkiti e maroniti, presuli mediorientali e un gran numero di sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli delle varie Chiese. Chi non potrà venire a Roma – ha informato padre Lombardi – seguirà la cerimonia via satellite anche in diverse località dello Stato di Palestina, “dove i cristiani sono il 2% della società”.
Durante la Messa, la Superiora generale delle Suore del Rosario, Inés al-Ya’qoub, porterà all’altare le reliquie di Marie Alphonsine, accompagnata da Sr Praxède Sweidan e da parenti della Santa: Nawal Daniel Mizyid e Patrik Daniel. Le reliquie della “piccola araba”, Maria di Gesù Crocifisso Baouardy, saranno portate invece dalla Suora Carmelitana Anna Delmas accompagnata da Sr Ferial Qarra’a (da Betlemme), da Sr Jocelyne Vero e da Rezeq Baouardy, parente della Santa.
Le offerte saranno presentate poi da Munir Elias, ingegnere della Galilea miracolato grazie all’intercessione di Marie Alphonsine, accompagnato da sua madre, e dalla famiglia della Sicilia che ha ottenuto la guarigione del suo bambino, gravemente malato dalla nascita, con l’intercessione della Baouardy. Durante le preghiere dei fedeli, Sr Mariam Baabich, della Congregazione del Rosario, farà una preghiera in arabo per la pace e la giustizia.
Alla vigilia della canonizzazione, infine, ci sarà un incontro di preghiera nella Basilica di Santa Sabina all’Aventino a Roma, alle 17.30, che vedrà la partecipazione dei membri della delegazione della Terra Santa. Lunedì 18 maggio il Patriarca Twal presiederà poi una Messa di ringraziamento a Santa Maria Maggiore in lingua araba, con canti in arabo. Probabilmente, ha notato Bader, “si tratta della prima Messa patriarcale nella storia celebrata in arabo nella prima Basilica romana dedicata alla Theotokos”. Anche questo un segno dei tempi.