Tawadros II: "Contrastare il fanatismo con la pace cristiana"

Il patriarca ortodosso copto interviene  al Festival delle religioni, in corso a Firenze

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Contrastare i messaggi di terrore e minaccia diffusi dai terroristi con il messaggio di pace che è fondamento del cristianesimo. Questo il cuore dell’intervento del patriarca ortodosso copto Tawadros II, martedì scorso, al Festival delle religioni in corso a Firenze.

“L’intervento della comunità internazionale contro il terrorismo deve concentrarsi a rafforzare e consolidare i Governi del Medio Oriente”, ha affermato il Papa copto, “i gruppi terroristici vorrebbero trasmettere un messaggio di terrore e minaccia a tutti, in primo luogo ai cristiani: ma se ci fosse l’aiuto da parte della comunità internazionale, in particolare dell’Occidente, arriverebbe il momento di poter contrastare e mettere fine a tutti questi fenomeni”.

“Dio è amore”, ha ricordato più volte il patriarca nel suo discorso – ripreso da L’Osservatore Romano – e “per questo il cristianesimo è portatore di un pensiero di pace”. Quindi “noi uomini di fede — ha proseguito — dobbiamo assumerci delle responsabilità che si concretizzano nel promuovere un discorso moderato, moderno, a servizio dell’uomo. Bisogna lavorare per creare un ambiente illuminato e formare un modello di convivenza moderna”.

Tawadros II ha evidenziato come sia “assiduo il contatto con Papa Francesco per la diffusione di questi valori basati su una costante preghiera”. L’Egitto e l’Oriente in generale, ha osservato, “hanno molto sofferto per violenze e per un terrorismo che ha colpito sia attraverso attentati e distruzioni sia con l’imposizione di un unico pensiero, sia con discriminazioni per motivi religiosi”. 

Secondo il patriarca, alla base di questa offensiva del terrore ci sono diversi fatto: “un’educazione a senso unico”, anzitutto, poi il settarismo, quindi “la mancanza di rispetto, l’ignoranza e i pregiudizi che deformano l’immagine dell’altro”. La soluzione, appunto, sta nel favorire lo sviluppo di un discorso religioso aperto agli altri.

Una via che la Chiesa in Egitto ha iniziato a percorrere dopo la distruzione di circa cento edifici, tra chiese e scuole, nell’agosto del 2013, mettendo in pratica l’amore e la pace con tutti, “anche contro chi si erge contro di essa”. Sull’esempio di Gesù nel Vangelo, ha sottolineato Tawadros II, “diciamo ai nostri nemici: noi vi amiamo, noi vi perdoniamo. Noi siamo testimoni di tolleranza, rispetto, dialogo e accoglienza”.

Da qui l’invito a usare in modo intelligente i nuovi mezzi di comunicazione, come i social network, per avvicinare i più giovani alla religione: “È necessario stabilire un dialogo attraverso l’uso di questi mezzi”, ha affermato, aggiungendo che è altrettanto importante “guardare alla donna e alla sua sensibilità” e “ricordare che la convivenza tra i cittadini in una sola patria, alla luce di valori umani comuni, contribuisce alla costruzione di un mondo migliore”. La convivenza basata sul rispetto reciproco “contribuisce alla stabilità e al progresso”, ha concluso il Papa della Chiesa ortodossa copta, rimarcando che “la pace nasce dal cuore e dalle mani delle persone”.

Nella stessa giornata di lavori, a Firenze – informa ancora L’Osservatore Romano -, si sono registrati l’intervento del rabbino capo di Gerusalemme Aryeh Stern, e del rabbino Adin Steinsaltz, il quale si è soffermato sulla presenza di estremismi tanto religiosi quanto politici in Medio oriente. “La religione e la politica — ha detto — seguono logiche diverse. La moralità non conta per gli Stati che seguono logiche legate alla convenienza, al possesso e ai confini. Per la religione invece le leggi morali sono prioritarie”. Secondo il rabbino, esiste tuttavia un punto su cui occorre essere fermi: “Bisogna saper cogliere nell’uomo l’immagine di Dio, mentre oggi viviamo un processo di disumanizzazione”.

Il ministro degli esteri italiano, Paolo Gentiloni, si è invece soffermato sulle condizioni delle minoranze religiose, le quali sono “combattute da chi vuole imporre una visione totalitaria”. Per questo, ha affermato, bisogna dire “no all’ignavia e all’indifferenza che aggrediscono la nostra cultura”.
 

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ZENIT Staff

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