“Il dialogo è più che mai necessario. In primo luogo, perché la stragrande maggioranza dei musulmani non si riconosce in questi atti barbarici; poi, perché proseguire il dialogo, anche in un contesto di persecuzione, può diventare un segno di speranza”. È con questo invito che il cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, si è rivolto ieri ai vescovi e delegati delle Conferenze episcopali per i rapporti con i musulmani in Europa, riuniti a St. Maurice, in Svizzera, dal 13 al 15 Maggio 2015.
Negli ultimi anni, alcuni fenomeni hanno contribuito a creare un’immagine negativa dell’Islam, ha osservato il cardinale, come “l’arrivo di molti musulmani nel continente attraverso l’immigrazione clandestina; la comparsa di jihadisti nati in Europa, che diventano rapidamente ‘soldati di Allah’ e l’uso della religione musulmana di alcuni per giustificare tali pratiche che fanno si che ora, in Europa, l’Islam fa paura (troppo spesso, dire ‘religione’ significa dire ‘violenza’)”.
Il porporato si è chiesto, poi, se “l’Europa è diventata un rifugio per i movimenti fondamentalisti che forniscono istruzione di base ai giovani musulmani, promuovendo nel contempo un ripiegamento comunitario e un rifiuto del contesto ambientale?”.
Ma in questo contesto in cui molti percepiscono solo ombre, il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso della Santa Sede intravede delle luci, come “la convinzione che si afferma sempre più in Europa, vale a dire la necessità di applicare i criteri dell’ermeneutica ai testi coranici; un Ayatollah di Teheran che ha detto lo scorso novembre, che fede e ragione non sono incompatibili o la presentazione presso la Pontificia Università Gregoriana (Roma) nel mese di gennaio della traduzione in Farsi del Catechismo della Chiesa cattolica”.
Per Tauran, è chiaro che i primi attori interpellati per l’eradicazione di una certa islamofobia crescente in Europa, sono in primo luogo le comunità musulmane del continente. “Devono affrontare gli estremisti e terroristi che cercano una giustificazione religiosa per le loro azioni. In ogni caso – ha concluso – la domanda sorge spontanea: come essere un musulmano e diventare un europeo? “
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