Dignità, ecologia umana e questione ambientale

Padre Joseph Tham, decano di Bioetica del Regina Apostolorum spiega ragioni e finalità del corso estivo che si svolgerà dal 30 giugno al 10 luglio 

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Dal 30 giugno al 10 luglio 2015 si svolgerà il 14º Corso Estivo Internazionale di Aggiornamento in Bioetica. Il corso è organizzato dalla Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum (APRA) insieme alla Facoltà di Bioetica dell’Università Anáhuac Norte, con la collaborazione del CESAB (Centro Ricerche Scienze Ambientali e Biotecnologie), della Cattedra UNESCO di Bioetica e Diritti Umani e dell’Istituto di Scienza e Fede dell’APRA.

Il titolo del corso è: Bioetica, questione ambientale ed ecologia umana un tema di grande attualità. Sarà la prima occasione per conoscere, discutere ed approfondire l’imminente enciclica che Papa Francesco sta per pubblicare sui temi ambientali.

Per comprendere quanto e come la Chiesa cattolica propone per affrontare e risolvere i problemi ambientali, in particolare nelle relazioni tra sviluppo economico e rispetto dei poveri e del creato, ZENIT ha intervistato Padre Joseph Tham, LC, MD, PhD, Decano della Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum University.

 

Quali sono le sfide per la dignità umana che provengono da certi movimenti ecologisti radicali?

Paradossalmente, alcuni gruppi ambientalisti che si battono contro la crudeltà che verrebbe praticata sugli animali, sostengono la distruzione di vite umane, soprattutto nella fase prenatale.

Una della cause di questa contraddizione è il materialismo scientifico, che riduce gli esseri umani al rango di meri “prodotti”. Si tratta di una visione materialistica e meccanicistica dell’umano e della natura. Chi segue questa visione immagina un universo in cui non ci sono differenze tra esseri umani e animali. Un luogo dove non c’è posto per l’anima. Questa linea di pensiero si trova anche nelle teorie evoluzionistiche di Darwin e dei suoi seguaci, i quali suggeriscono che i comportamenti umani sono solo un po’ più complessi di quello degli animali.

Richard Dawkins, un discepolo moderno di questa teoria, sostiene che alla base della evoluzione ci sia un “gene egoista”. Pertanto gli umani si comportano in maniera animalesca rispetto agli stimoli e alle risposte da dare nelle varie situazioni, condizionati da “appetiti e avversioni”.

Un’altra sfida alla dignità umana viene dalla concezione materialistica conosciuta come transumanesimo. L’idea è che al posto della probabilità casuale determinata dell’evoluzione, i transumanisti sostengono che il miglioramento degli esseri umani, può avvenire con la tecnologia moderna. Essi credono che possiamo riprogettare la razza umana, sviluppando un’intelligenza artificiale, la cibernetica, le nanotecnologie, la crioconservazione, la medicina rigenerativa, la terapia della cellule, la clonazione, la creazione di ibridi e chimere, e altre tecnologie simili.

Questa ideologia considera la natura umana in maniera “liquida” e quindi facile da cambiare. In questo contesto la tecnologia diventa lo strumento per manipolare la natura umana e non si tiene conto del grande rischio di guadagnare in tecnica, perdendo però la nostra umanità.

 

Diversi gruppi sostengono che invece di parlare di diritti umani, dovremmo parlare di più dei diritti degli animali e dell’ambiente. Lei che ne pensa?

Nella tradizione di pensiero giudaico-cristiana, gli esseri umani sono speciali fra tutte le creature, perché sono creati a immagine e somiglianza di Dio. I critici trovano questa definizione troppo antropocentrica e desiderano allargare lo status di ‘speciale’ per gli animali, le piante e la natura come portatrice di dignità e di diritti pari se non superiore quella degli umani.

Il professore di Bioetica all’Univerisità di Princeton, Peter Singer considera l’idea che gli esseri umani siano portatori di una dignità diversa da tutte le altre specie, una forma di discriminazione o di “specismo”. Secondo Singer gli esseri umani non sono, in realtà, diversi dagli animali; in particolare non sono diversi dai grandi primati. Se non sono speciali, quindi, non hanno dignità particolare.

 

 

Che ne pensa del dibattito tra ottimisti e pessimisti in ambito ecologico?

Gli ottimisti sono eccessivamente presuntosi nel concepire una prospettiva utopica in cui la tecnologia può risolvere tutti i problemi trasformando l’umanità e il suo ambiente. Tracce di questa visione le troviamo tra i transumanisti, ma anche tra pensatori cristiani come Teilhard de Chardin (1881-1955) la cui filosofia è fortemente influenzato dall’idealismo di Hegel.

I pessimisti, d’altra parte, sono spesso esagerati, vedono pericoli dappertutto e soprattutto criticano l’umanità che, secondo loro, sarebbe la prima minaccia all’ambiente.

I cosiddetti “ecologisti profondi” accusano l’uomo di saccheggiare e abusare dell’ambiente, causando inquinamento, deforestazione, cambiamenti climatici, estinzioni animali. Costoro sono soprattutto preoccupati della crescita della popolazione, per questo dicono che la terra è sovrappopolata e non ci sono risorse sufficienti per lo sviluppo sostenibile. Paventano conseguenze disastrose. In questo contesto, Alan Gregg, già vicepresidente della Rockfeller Foundation sostiene che “Il mondo ha un cancro e questo cancro è l’uomo”.

È evidente come sia gli ottimisti che i pessimisti non siano abbastanza saggi a causa del loro pregiudizio materialista. Negando l’unicità spirituale degli umani, ottimisti e pessimisti, sbagliano nel cogliere la realtà delle cose. In questo contesto, la risposta cristiana che solleva l’umano e lo mette a servizio del bene del mondo, offre una sorprendente alternativa ai moderni dilemmi.

 

Qual è il ruolo che i cristiani possono svolgere nel dibattito sulla questione ambientale?

È un peccato che alcune scuole di ambientalisti considerano il cristianesimo un nemico della natura  e dell’umano. L’idea che il cristianesimo sia viziato da un antropocentrismo egoistico non è reale. Un’attenta lettura del Libro della Genesi e recenti pronunciamenti del magistero cattolico rivelano un quadro molto più vasto. Anche se la questione ambientale era già presente nel pontificato di Paolo VI e nel Concilio Vaticano II, è stato Giovanni Paolo II, che ha sviluppato e reso popolare il concetto di”ecologia umana” argomentato negli scritti magisteriali dei successivi pontefici.

Il linguaggio dell’ecologia umana è un tentativo di riconquistare il senso delle azioni umane dignitose per quanto riguarda il rapporto con l’ambiente. La Teologia cristiana sottolinea il rapporto armonioso tra l’uomo, la natura e Dio. Dio Creatore ha donato all’umanità il mondo, qualcosa che gli umani devono curare e coltivare. Il rapporto tra l’uomo e il suo ambiente non dovrebbe essere di potere o di dominio, bensì deve essere plasmato da armonia e responsabilità. Anche un filosofo non credente come Jürgen Habermas osserva che il nostro status comune come creature è la base della nostra radicale uguaglianza. Anche Habermas è preoccupato per le pratiche di eugenetica, che possono minare il fondamento delle democrazie occidentali.

 

Che cosa sta facendo la facoltà di bioetica per affrontare la questione ambientale?

Il 14° Corso Estivo Internazionale sarà dedicato proprio al tema Bioetica, questione ambientale ed ecologia umana. La nostra Facoltà di Bioetica auspica di collaborare con un certo numero di organizzazioni internazionali e di dare il benvenuto agli studenti, giovani e meno giovani, provenienti da tutto il mondo.

Come è tipico della nostra facoltà, si affronterà la questione ambientale in maniera vasta ed articolata, con una metodologia interdisciplinare. Questo approccio ci consentirà di capire e dare una misura alle preoccupazioni che determinano i titoli dei mezzi di comunicazione di massa, come l’inquinamento, la gestione delle risorse, la
questione energetica, il cambiamento climatico, la biodiversità, le biotecnologie vegetali e il trattamento degli animali. Come abbiamo sperimentato nei nostri precedenti corsi estivi, è essenziale integrare la conoscenza scientifica avanzata con la saggezza perenne di una sana filosofia e teologia.

 

A chi è indirizzato il corso?

Il corso estivo è indirizzato a tutti. L’obiettivo è quello di poter crescere in conoscenza e saggezza per affrontare adeguatamente le questioni ambientali.  Tutte le figure professionali e civili possono trovare giovamento da un corso di questo tipo. Sono stati invitati i medici, gli operatori sanitari, coloro che sono coinvolti nel campo delle biotecnologie, insegnanti di scienze, sacerdoti e religiosi, giuristi, ecologisti, botanici, ingegneri, architetti, amministratori, esperti ambientali ed etici delle imprese, responsabili uffici di istituzioni internazionali, imprenditori, ecc.  Insomma tutte le persone interessate ad un così importante dibattito culturale, in un contesto di grande attualità, a ragione dell’enciclica che il Papa sta per pubblicare.

 

Il corso è solo per gli italiani?

No. Il corso sarà offerto in lingua italiana e inglese, con traduzione simultanea in italiano, inglese e spagnolo. Consideriamo questa esperienza internazionale particolarmente arricchente. Coloro che sono interessati a partecipare possono trovare ulteriori informazioni sul sito: http://www.uprait.org/index.php?option=com_eventlist&view=details&id=368&lang=it e possono inviare domande specifiche a info.bioetica@upra.org .

 

Qual è la relazione tra spiritualità e questione ambientale?

Esegeti biblici hanno convenuto che, nel primo capitolo della Genesi, il racconto della creazione è  composto in maniera liturgica. Si può immaginare l’uomo al centro della creazione come un sacerdote che si relaziona con il creato. Se è così il suo dovere sacerdotale consiste nel culto liturgico di Dio attraverso il tempio della natura. Questa la santificazione del tempio cosmico del mondo è sottolineato in particolare nella spiritualità ortodossa. Il Cristianesimo occidentale si è concentrato sulla parte della Genesi in cui l’uomo è considerato corona della creazione a cui è affidato il compito di dare nomi al creato, al governo e alla coltivazione in maniera responsabile. Si tratta di una missione regale a cui l’uomo deve adempiere prendendosi cura del creato.

Diversi movimenti monastici e soprattutto la spiritualità francescana hanno abbracciato questo spirito di convivenza armoniosa e gestione della natura. Recentemente, le tradizioni dei riformati hanno sottolineato la dimensione profetica di annunciare la necessità di una radicale solidarietà e giustizia nella cura dell’ambiente.

 

Cosa pensa di chi dice che l’umanità ha rovinato la bellezza e lo splendore dell’ambiente naturale?

Se è vero che gli esseri umani sono in parte responsabili di molte ferite dell’ambiente naturale, è anche vero che gli stessi possono essere la soluzione a questi problemi, ogni volta che c’è la conversione del cuore. Questo cambiamento implica il riconoscimento che l’ecologia è prima di tutto una questione etica e l’umanità non può essere condizionata dall’utilitarismo, dal consumismo e da soluzioni unicamente materialistiche. La tecnologia può aiutare molto ma solo se il suo sviluppo è parallelo alla crescita delle virtù e della forza morale.

[Intervista a cura di Michael Baggot]

 

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ZENIT Staff

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