L’icona della Madonna di Porto: un dipinto miracoloso

Originaria di Costantinopoli, l’immagine protesse Napoli dalla pestilenza del 1528: per questo motivo fu “adottata” anche dai calabresi

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Porto è una frazione del comune di Gimigliano (CZ). Il Santuario della Madonna di Porto (o di Costantinopoli), sorge in una ridente vallata, solcata dal fiume Corace, un tempo sede di un porto fluviale, distante solo quattro chilometri dal centro abitato di Gimigliano.

 A Porto, la festa della Madonna tanto amata dai catanzaresi (e non solo da loro), cadrà quest’anno il 26 maggio: essa infatti si svolge per tre giorni, che iniziano la domenica di Pentecoste e si concludono la sera del martedì, giorno di particolare venerazione, perché pare che la definizione dogmatica della Divina Maternità sia avvenuta proprio un martedì; inoltre perché nei primi secoli del cristianesimo in Oriente, sempre in questo giorno, avvennero eventi straordinari, legati alla figura della Madonna.

Intorno agli anni 1625-26, la Sicilia e la Calabria furono provate dalla peste e dal terremoto, che fecero numerose vittime. La devozione del popolo di Gimigliano per la propria particolare immagine della Madonna discende da Napoli, protetta dalla peste nel 1528 proprio dalla Madonna di Costantinopoli.

Le analoghe circostanze e calamità naturali verificatesi in Calabria nel 1626, spinsero i gimiglianesi a proclamare la Vergine di Costantinopoli patrona del paese, affinché li proteggesse  come aveva fatto con la città di  Napoli.

Così  essi  chiesero  ad un pittore locale di dipingere un’immagine della Madonna di Costantinopoli. Ma il quadro, appena abbozzato, si ritrovò  terminato non per mano umana: in effetti, chiunque lo guardi, non può non restare incantato dalla bellezza celestiale di quel viso.

Perciò il dipinto, custodito nella Chiesa Madre di Gimigliano, fu subito ritenuto miracoloso e oggetto di profonda venerazione. Da allora intorno a questa immagine nacque un culto particolare, con molte influenze del rituale orientale, come quella di istituire la festa in suo onore nel martedì di Pentecoste, proprio come si usava a Costantinopoli.

La prima costruzione del Santuario di Porto avvenne poi a metà Settecento, quando la Madonna apparve a Pietro Gatto e gli chiese di edificare una cappella con un dipinto simile a quello acheropita di Gimigliano. L’allora ordinario diocesano, monsignor Troyli, autorizzò il giovane a edificare la storica “Cona”, dove avvennero delle guarigioni e dove ancora oggi la Madonna di Porto dispensa grazie ai suoi figli.

Ciò è testimoniato dai numerosi ex-voto presenti, che narrano di un rapporto personale tra umanità e divinità, la quale, tolta dalla sua “astrattezza”, si occupa misericordiosamente delle miserie umane e viene in soccorso di chi la invoca.

Ecco, ad esempio, una breve testimonianza di una devota della Madonna di Porto, Anna Rotundo: “In questo mese di maggio ho voluto realizzare e far benedire nel giardino di casa mia una nicchia con l’immagine sacra della Madonna di Porto, come piccolo segno di gratitudine per le tante grazie concesse da questa Grande Madre e per  testimoniare che  viviamo non solo di terra, ma, di più, di  cielo, e che c’è una maternità divina provvidenziale che ha pietà e salva i suoi figli”.

“Perché se solitamente immaginiamo Dio come un Padre – prosegue la Rotundo – incarnato nell’uomo Gesù, venerare la Madonna significa arricchire la nostra esperienza di fede con quel volto femminile e materno di Dio, quella sua presenza misericordiosa che significa accoglienza e tenerezza per tutti i  figli che a Lei ricorrono”.

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ZENIT Staff

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