Il matrimonio cristiano non può limitarsi a “una cerimonia che si fa in chiesa, coi fiori, l’abito, le foto”, essendo, innanzitutto, un “sacramento che avviene nella Chiesa, e che anche fa la Chiesa, dando inizio ad una nuova comunità familiare”. Lo ha detto papa Francesco durante l’Udienza Generale di oggi, proseguendo il ciclo di catechesi dedicato alla famiglia.

Il Pontefice ha citato San Paolo, secondo il quale “l’amore tra i coniugi è immagine dell’amore tra Cristo e la Chiesa” (cfr Ef 5,32) ed è carico di una “dignità impensabile” che è “inscritta nel disegno creatore di Dio” e che molte coppie cristiane hanno realizzato, pur con i loro “limiti” e “peccati”.

L’Apostolo delle genti parla anche della natura della relazione sponsale, in cui i coniugi sono “sottomessi gli uni gli altri” (Ef 5,21), ovvero reciprocamente a servizio l’uno dell’altro. Il rapporto tra marito e moglie, ha spiegato il Santo Padre, presenta una “analogia imperfetta” con il rapporto tra Cristo e la Chiesa.

Il marito, infatti, è chiamato ad amare la moglie, così come Cristo “ha amato la Chiesa e ha dato sé stesso per lei” (Ef 25), afferma San Paolo. “L’effetto di questo radicalismo della dedizione chiesta all’uomo, per l’amore e la dignità della donna, sull’esempio di Cristo, dev’essere stato enorme, nella stessa comunità cristiana”, ha commentato il Papa, dopo aver raccomandato ai mariti presenti all’udienza di “amare la propria moglie come Cristo ama la Chiesa”.

In altre parole, il cristianesimo “ristabilisce l’originaria reciprocità della dedizione e del rispetto", attraverso un processo che "è maturato lentamente nella storia, ma alla fine ha prevalso”.

Attraverso il sacramento matrimoniale, l’uomo e la donna testimoniano “il coraggio di credere alla bellezza dell’atto creatore di Dio e di vivere quell’amore che spinge ad andare sempre oltre, oltre sé stessi e anche oltre la stessa famiglia”. Alla base del libero consenso al matrimonio, vi è la “vocazione cristiana ad amare senza riserve e senza misura”.

La Chiesa è quindi profondamente coinvolta nel matrimonio cristiano: “si edifica nelle sue riuscite e patisce nei suoi fallimenti” ed ogni credente deve domandarsi con sincerità quanto egli stesso accetti il “legame indissolubile della storia di Cristo e della Chiesa con la storia del matrimonio e della famiglia umana” e quanto voglia assumersi seriamente la “responsabilità” di portare il proprio matrimonio “sulla strada dell’amore che Cristo ha per la Chiesa”.

Inoltre, nell’ambito del matrimonio, è presente una “dimensione missionaria” che implica “avere nel cuore la disponibilità a farsi tramite della benedizione di Dio e della grazia del Signore per tutti”. Per questo motivo, ha aggiunto Francesco, “quando io saluto i novelli sposi, dico: ‘Ecco i coraggiosi!’, perché ci vuole coraggio per amarsi così come Cristo ama la Chiesa”.

Alla luce della sua sacramentalità, il matrimonio pone effetti anche sulla Chiesa, la quale “si arricchisce ogni volta della bellezza di questa alleanza sponsale, come pure si impoverisce ogni volta che essa viene sfigurata”.

In definitiva, la Chiesa ha quindi “bisogno anche della coraggiosa fedeltà degli sposi alla grazia del loro sacramento”, così come l’intero popolo di Dio “ha bisogno del loro quotidiano cammino nella fede, nell’amore e nella speranza, con tutte le gioie e le fatiche che questo cammino comporta in un matrimonio e in una famiglia”, ha aggiunto il Santo Padre.

In sintesi, il matrimonio deve prendere esempio dalla “rotta dell’amore” tracciata da Cristo per la sua Chiesa: Egli “la ama sempre, la custodisce sempre, come se stesso” e “non cessa di togliere dal volto umano le macchie e le rughe di ogni genere”.

La “tenerezza di Dio” è un “mistero grande” che si irradia in ogni coppia e famiglia in modo “commovente”, donando agli uomini e alle donne il coraggio di portare questo tesoro “nei vasi di creta della nostra umanità” e trasformandoli in “una risorsa essenziale per la Chiesa, anche per tutto il mondo”, ha poi concluso il Papa.

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